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Il ritorno del Canada e fanno ventotto

Il successo, alla quarta finale consecutiva, contro la Germania, regala alle Foglie d’acero il record di ori mondiali. Ma è la Lettonia a fare sensazione

I numeri uno, indiscutibilmente
(Keystone)
29 maggio 2023
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È rimasta in bilico per quaranta minuti la finale di Tampere, ma poi il Canada ha fatto… il Canada ed è riuscito a scalfire la resistenza di una generosa e quadrata Germania. Blais e Toffoli hanno infatti indirizzato la partita tra il 45’ e il 52’; un colpo troppo duro alle speranze tedesche, ravvivate eccome dall’1-0 di Peterka all’8’ e poi dal 2-1 di Fischbuch al 34’. I canadesi erano però stati bravi a non lasciarsi innervosire (forti anche della stessa esperienza vissuta in semifinale contro la Lettonia) e a ripristinare due volte rapidamente la parità, con Blais all’11’ e Crouse al 38’. Gli altri protagonisti (al di là del Laughton, autore del definitivo 5-2 a porta vuota) il portiere Montembeault, il difensore scorer Weegar e l’attaccante veterano (ma debuttante a questi livelli) Milan Lucic, autore di un encomiabile lavoro oscuro. «Ogni volta che il Canada partecipa a un torneo ci aspettiamo di portare a casa l’oro», sottolinea il 34enne dei Calgary Flames.

La mentalità vincente ha dunque fatto nuovamente la differenza, seppure con un gruppo che cambia di anno in anno e senza grandi nomi, questo è per i nordamericani il quarto titolo dal 2015, da lì in poi si contano anche tre sconfitte in finale (come quella dell’anno scorso già a Tampere, contro i padroni di casa) e un quarto posto. Una continuità e una profondità incredibili. Come nel 2021, quando i canadesi sconfissero la Finlandia all’ultimo atto, la fase a gironi è stata tutt’altro che esaltante, con le sconfitte con la Svizzera e la Norvegia (ai rigori) e il punto perso con la Slovacchia. Ma una volta entrati nella fase a eliminazione diretta, per gli avversari non c’è stato nulla da fare, nonostante il gioco espresso non sia certo stato il più spettacolare del torneo. «Qualche urto lo abbiamo subito», commenta Weegar. Questa è inoltre la ventottesima medaglia d’oro mondiale per le Foglie d’acero, con la Russia/Unione Sovietica ferma a ventisette, è il nuovo record assoluto.

Con Seider e Peterka, i tedeschi ci riproveranno

La Germania si è però rivelata essere una più che degna sfidante, sfiorando veramente di poco il primo oro mondiale. Ma l’argento, quello già conquistato alle Olimpiadi del 2018, che ai Mondiali mancava da settant’anni esatti, è un grande motivo di vanto per una selezione che sempre più pretende un posto, se non tra le big dell’hockey, perlomeno tra le outsider di lusso. L’allenatore Harold Kreis non è infatti per nulla deluso: «Ovviamente sono molto, molto fiero di questa squadra. Abbiamo vinto qualcosa, non perso qualcosa». E l’impressione è che anche nei prossimi anni – a immagine delle giovani stelle Moritz Seider e John Peterka, entrambi inseriti nell’all-star team del torneo – i tedeschi potranno nuovamente puntare in alto. Paradossalmente Kahun e compagni hanno trovato grande fiducia nelle sconfitte, avendo iniziato il torneo con tre sconfitte contro Svezia, Stati Uniti e Finlandia, tutte di misura. È lì che probabilmente hanno capito di potersela giocare contro tutti, anche se fondamentale è stato poi vincere lo scontro diretto con la Danimarca, prima di guadagnarsi l’accesso ai quarti con altre tre vittorie ai danni di Austria, Ungheria e Francia. Nei quarti i germanici hanno poi messo in mostra (ahinoi) una prova molto intelligente e matura, prima di eliminare in semifinale gli Stati Uniti, con una prova di grande tenacia, suggellata dal pareggio all’ultimo minuto di Noebels e dal gol vittoria di Tiffels al supplementare.

Il miracolo lettone

Americani – ovvero coloro che fino al weekend conclusivo avevano probabilmente offerto il miglior gioco – che poi hanno subito un finale simile nella sfida per il bronzo (affrontata per la terza volta consecutiva e persa per la seconda) contro la Lettonia, che già in semifinale aveva messo in seria difficoltà il Canada, arrivando in vantaggio alla seconda pausa. A risolvere invece la sfida contro gli Stati Uniti ci ha pensato il giovane difensore Kristians Rubins, autore sia del gol del pareggio al 55’, sia del punto della vittoria al 62’. Una rete quella al supplementare, che ha fatto esplodere la Nokia Arena di Tampere, invasa però dai tifosi lettoni. Già perché gli uomini di Vitolinsh e Nummelin hanno regalato al loro popolo un momento storico, trattandosi della prima medaglia a un Mondiale per la nazionale baltica, che ha debuttato nel 1996 nell’allora Gruppo B, venendo subito promossa, ma che ai massimi livelli mai era andata oltre ai quarti di finale. E considerando che a poco più cinque minuti dal termine dell’ultima gara dei gironi contro la Svizzera, Kenins e compagni erano virtualmente eliminati, parlare di miracolo sportivo non è per nulla avventato. «Questa medaglia significa davvero moltissimo per la Lettonia, è un sogno che si avvera», spiega l’attaccante dello Chaux-de-Fonds Toms Andersons, che potrà certamente ringraziare il portiere Arturs Silovs, meritatamente scelto quale miglior giocatore del torneo. E non è un caso che i giocatori oggi (giornata che il governo si è rapidamente premurato di rendere festiva) siano stati riaccolti in patria, come eroi, da circa 50’000 tifosi (su una popolazione di meno di due milioni d’abitanti) festanti.

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