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Il Lugano dalla prospettiva dello Zio. ‘Più volume di gioco’

Krister Cantoni e i bianconeri pronti a una nuova estenuante battaglia dopo quella di sabato. ‘Uno sforzo fisico enorme, vorrei vedere dei calciatori’.

‘Se tornerei in pista? Certamente. Ma questo è un altro pianeta’
(Ti-Press)
20 marzo 2023
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Nei corridoi della Cornèr Arena lo chiamalo scherzosamente ’lo Zio’. Krister Cantoni, quarantanovenne ex attaccante che durante la sua carriera si trasformò in difensore, e che ha alle spalle più di quattrocento partite in maglia bianconera (e oltre duecentocinquanta con quella dell’Ambrì), da qualche mese è un’importante spalla per Luca Gianinazzi, che l’ha voluto al suo fianco nello staff completato dallo sperimentato finlandese Matti Alatalo. A sentirlo parlare, Cantoni questi playoff se li sta davvero godendo. «È tutto molto interessante, sto vivendo questi playoff da un’altra prospettiva – dice l’assistente di Gianinazzi, che prima di accettare quel ruolo era stato l’headcoach di diverse formazioni bianconere, dagli U15 fino agli U20 –. In qualità di assistente ci sono chiaramente altri fattori da controllare. Sono arrivato sulla panchina della prima squadra in maniera davvero veloce, ma non era comunque una cosa nuovissima per me: infatti, quando Serge Pelletier era arrivato a Lugano, insieme con Flavien Conne già gli avevo dato una mano. Quindi è una cosa che avevo gia vissuto, e adesso mi sto godendo ogni minuto di quest’avventura».

Non è nuova neppure la collaborazione con Gianinazzi, visto che i due avevano già collaborato alla Cornèr Arena. «Ma a quel tempo situazione era un po’ diversa, perché io allenavo la U17 e lui invece era il mio assistente (ride ndr). Anche nella U20 avevamo già lavorato fianco a fianco e lì, scherzosamente, gli avevo detto che se un giorno fosse diventato coach della prima squadra io volentieri mi sarei messo a disposizione per lavorare al suo fianco… Così, infatti, è stato».

‘Ci aspettavamo che fosse così’

Lo staff tecnico bianconero, e i suoi giocatori, è reduce da un paio di giorni piuttosto sconvolgenti, in una serie molto tirata Lugano e Ginevra Servette, soprattutto nelle due ultime partite, pensando soprattutto che quella di sabato sera è terminata a mezzanotte e mezza inoltrata, dopo 114 minuti di gioco. «Penso che ci troviamo immersi in un quarto di finale come ce l’aspettavamo – aggiunge ‘lo Zio’ –. È una serie davvero molto intensa, contro un Ginevra che è una squadra molto forte, e l’ha dimostrato durante tutta la stagione. Tuttavia, fin qui non c’è stata molta differenza tra noi e loro: il Servette ha avuto la superiorità nel possesso del disco, e ha creato parecchio, noi però ci siamo difesi con ordine. Sappiamo però bene che, parte nostra, questo non basta: bisogna alzare il volume di gioco, e l’assenza di uno come Granlund ha pesato da questo punto di vista, indubbiamente, anche perché lui è davvero un giocatore dalle grandi qualità, questo non si discute. Di positivo c’è che in questo momento, e lo si è visto, tutti hanno percentualmente dato quel qualcosa in più per sopperire alla sua mancanza. Quel che è certo è che, accada quel che accada, non dobbiamo metterci a pensare a chi c’è o a chi non c’è: ognuno deve solo concentrarsi su ciò che sta facendo, cambio dopo cambio».

Sabato, alle Vernets, l’esercizio dei supplementari dev’essere stato qualcosa di terribile per i protagonisti sul ghiaccio. «Per chi sta fuori magari la cosa può risultare attraente, ma poi se vai ad analizzare il tempo trascorso sul ghiaccio vedi che praticamente hai giocato due partite in una. È uno sforzo fisico enorme, una cosa impossibile. Vorrei vedere i giocatori di calcio fare una cosa del genere. Alla fine tutti aspettavano che succedesse qualcosa, invece il ritmo è calato vistosamente».

Nel lunedì che precede una nuova battaglia, sul ghiaccio della Cornèr Arena si rivede in pista Markus Granlund, che dopo l’assenza per malattia dovrebbe ritrovare il suo posto sul ghiaccio, al pari di un Kris Bennett che ieri ha beneficiato di un po’ di riposo (e anche Mikko Koskinen ha lavorato a ritmi ridotti. Allenamenti differenziati invece per gli altri due assenti, ovvero un Mark Arcobello che è andato sul ghiaccio (pur se non con la squadra) e un Brett Connolly che torna tutto sudato dopo una seduta di pesi in palestra. Pensando a Cantoni, la domanda che ci si può fare è se lui avrebbe voglia di rimettere i pattini e tornare anche lui in pista. «Sicuramente, su questo davvero non c’è dubbio – conclude l’assistente di Gianinazzi –. Anche se rispetto a quando giocavo io, oggigiorno è tutto diverso. I giocatori sono più veloci. Non solo fisicamente, anche tatticamente è un altro pianeta».

IL COACH

‘Le nostre penalità c’erano tutte, però...’

Sono passati ormai due giorni da quell’interminabile gara 3, ma i ricordi, naturalmente, non sono ancora sbiaditi. «Soprattutto è stata una partita che ha lasciato delle scorie – spiega Luca Gianinazzi –. La cosa più importante è stata riuscire a recuperare, sul piano fisico ma anche su quello mentale. Dopo la delusione, scontata, analizzando la situazione abbiamo visto che la via intrapresa può portarci al successo: siamo convinti e determinati in ciò che stiamo facendo, senza contare che sabato sera abbiamo anche imparato qualcosa. Io ho grande fiducia in tutti i giocatori che vanno sul ghiaccio, perché tutte le quattro linee stanno lavorando bene».

Poi c’è la questione delle polemiche sollevate da alcune decisioni arbitrali alle Vernets. «Penso che le penalità fischiate contro di noi ci stavano tutte – aggiunge il giovane tecnico bianconero –. Il discorso vero, semmai, è relativo a ciò che si chiama e cosa invece no: è questo a far discutere. Però, lo ribadisco, certe cose non possiamo controllarle: io non ho il fischietto in panchina, nessuno di noi può decidere, è per questo che ci sono gli arbitri. Ci sono serate in cui sei contento, altre invece no. Ma lamentarsi non serve».

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