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Un congedo in tono minore. ‘Che sia Spengler pure in campionato’

L’Ambrì Piotta manda agli archivi una stagione cominciata bene e finita male. ‘Troppe volte siamo andati soltanto vicini alla vittoria’

Isacco Dotti e compagni per il futuro hanno già le idee chiare
(Keystone)
5 marzo 2023
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Rapperswil – L’Ambrì ha concluso in quel di Rapperswil una stagione da 24 vittorie (11 oltre il sessantesimo) e 28 sconfitte (5 da un punto) al dodicesimo posto con sessantasei punti, sette in meno di quelli che sarebbero serviti per qualificarsi ai preplayoff, lo stesso bottino che l’anno scorso era valso il decimo posto. «Alla fine siamo arrivati vicini alla qualificazione per i preplayoff – riassume Isacco Dotti –, ci è mancato qualche dettaglio lungo tutto l’arco della stagione e che ha fatto la differenza. Possiamo pensare al derby di giovedì, ma ce ne sono state veramente tante di partite che siamo stati vicini a vincere o in cui abbiamo lasciato qualche punto e alla fine sono quelli che ci sono mancati. Adesso come adesso c’è chiaramente molta delusione, ma nei prossimi giorni, bisognerà valutare cosa è stato fatto, cosa migliorare per le prossime e focalizzarci sulle cose buone che abbiamo fatto. La prima che mi viene in mente è la Coppa Spengler, riuscire a portare l’attitudine che abbiamo avuto in cui quattro-cinque giorni su tutto l’arco della stagione dal primo al sessantesimo minuto, è uno dei grossi obiettivi per la prossima stagione».

Cosa bisogna imparare da questa stagione e cosa va salvato? «Durante il campionato abbiamo dimostrato di saperci rialzare da momenti difficili, mi viene in mente per esempio il periodo di ottobre-novembre nel quale avevamo perso otto partite di fila, ma poi eravamo tornati a esprimere un buon gioco. In quelle situazioni non dobbiamo lasciarci andare dopo una o due partite andate male e aspettare magari la pausa nazionale successiva, ma riuscire subito a rimetterci in carreggiata. È un tipo di maturità che va creata lungo diversi anni e sicuramente da tenere a mente per l’anno prossimo. Poi con calma emergeranno anche altri aspetti».

Le ultime dieci partite con sole tre vittorie, contrapposte alla crescita di Lugano e Losanna hanno poi messo la parola fine alle speranze biancoblù: «Non penso che non abbiano meritato di sorpassarci, semplicemente abbiamo perso qualche punto di troppo, la prima partita che mi viene in mente è quella in casa con il Davos, nella quale potevamo fare qualche punto in più, ma alla fine ci è mancata un attimo di lucidità, che ci è costata qualche dettaglio e qualche gol. Poi ovviamente c’è sempre un avversario che non regala nulla, è andata così».

E infatti anche sabato a Rapperswil la squadra è entrata sul ghiaccio magari anche con la voglia di fare bene, ma senza i mezzi per applicarla: «Penso che abbiamo fatto fatica all’inizio a entrare nello spirito giusto della partita e a essere pronti a soffrire. Nei primi cambi abbiamo spinto bene, ma i primi due gol ci hanno tagliato le gambe e ci abbiamo messo un po’ a ritirarci assieme. Perlomeno nel terzo tempo ci abbiamo messo un po’ di orgoglio».

Lo stesso numero 7 ha avuto un’involuzione rispetto all’inverno precedente, passando da 12 a 9 punti e il bilancio di +8 a -12. Di conseguenza è sceso pure il minutaggio, da 17’23" a partita a 13’41". «Per me è stata forse una stagione con qualche difficoltà in più rispetto a quella precedente, ma bisognerà sedersi e riguardare indietro con calma, ma sicuramente mi vengono in mente diverse situazioni in cui avrei potuto fare qualcosa in più o meglio».

In ogni caso una stagione negativa può capitare e sembrano averlo riconosciuto anche i tifosi presenti alla St.Galler Kantonalbank Arena: «I nostri tifosi sono sempre incredibili, è un peccato che la troppa voglia di fare bene in casa talvolta ci spingesse a strafare e magari a forzare troppo il gioco e subire uno o due gol mentre stavamo spingendo e che ci hanno tagliato le gambe. Questo in particolare nelle ultime giornate, mentre a inizio stagione abbiamo avuto anche dei buoni momenti di forma. Avere praticamente sempre la pista piena è stato qualcosa di eccezionale, anche in giro sentivo tanta gente dire "ah stasera vengo ma ho fatto fatica a trovare biglietti" e fa molto piacere sentire la vicinanza del pubblico. E penso che questo sia proprio uno degli aspetti positivi da portare avanti».

Cereda: ‘Rimaniamo degli underdog’

Per il tecnico Luca Cereda è troppo presto per le analisi, ma non per la delusione: «Dopo il derby si trattava di preparare questa partita, ma abbiamo finito presto, quindi avremo tanto tempo per analizzare bene cosa è funzionato, cosa no e trarne le conclusioni. Uno degli obiettivi era di raggiungere i preplayoff, abbiamo detto subito che non era scontato, ma nelle nostre possibilità. Questo è lo sport ogni tanto si vince, ogni tanto si perde, è successo quest’anno ed è una gran delusione. Dopo una prima fase in cui abbiamo vinto più di quanto meritato ci siamo rilassati un attimo. Forse potrebbe essere una ragione per quei sei-sette punti che ci sono mancati per raggiungere il decimo posto».

Delusione a cui si aggiunge quella per l’ultima sconfitta: «Il primo pensiero che abbiamo avuto sabato era di regalare la vittoria ai nostri tifosi, sapevamo che c’erano cinque bus in arrivo dal Ticino, abbiamo parlato molto di etica, di professionalità e di valori e da questo punto di vista oggi non posso rimproverare nulla ai ragazzi, ma la delusione di aver mancato uno dei nostri obiettivi era grande e ciò che è stato interessante per noi è stato osservare chi ha avuto la forza di reagire, prima e durante la gara».

Ciononostante sul ghiaccio è scesa la miglior squadra possibile, senza regalare presenze ai giovani: «Volevamo vincere e fare di tutto per regalare una vittoria ai tifosi, inoltre qualche giovane è ancora impegnato nei playoff degli U20, volevamo mettere in pista la miglior squadra possibile ed è una scelta che rifarei sempre».

Tra chi può rimproverarsi qualcosa ci siete anche tu e Paolo Duca? «Tutti commettono errori, l’hockey è un gioco così veloce che è impossibile non farne e come si dice, chi non fa non falla. Anch’io, come tutti, ho fatto degli errori. Penso che la nostra forza sia vedere le cose nella stessa maniera; ci aiutiamo, supportiamo e sopportiamo a vicenda, ma quando c’è bisogno ci diamo anche un bel calcio nel sedere. Sicuramente il nostro è uno staff piccolo, non solo nel settore tecnico, ma rimaniamo l’Ambrì, in un mondo perfetto aggiungeremmo magari anche più di una persona, ma andiamo avanti anche con grande orgoglio, facendo dei piccoli passi, non solo a livello tecnico, ma anche societario».

Non sembra dunque emergere la voglia di mollare: «Io onestamente non ho pensato a nulla, solo a preparare la partita successiva, cosa che negli ultimi due giorni è stata difficile per tutti, oggi e domani faremo i colloqui di uscita con i giocatori e avremo un primo feedback da parte loro, poi avremo modo di analizzare bene tutto, a livello tecnico, di gestione, di condizione, di programmazione, poi tireremo la somme. Già dal primo anno l’obiettivo è di sopravvivere alla stagione, è per quello che abbiamo un contratto indeterminato, non ci facciamo troppi piani. In ogni caso non ho idee, contatti o pensieri».

Come detto i punti sono rimasti uguali rispetto alla scorsa stagione, ma valendo due posizioni in meno, per il futuro quali sono le prospettive? «È indubbio che i conti sono uguali, io reputo che l’Ambrì rimanga un underdog in questa lega e deve rimanere una forza, indipendentemente da chi ci sia sul ghiaccio e in panchina, il giorno in cui ciò verrà meno penso che andrà in difficoltà. Il club ha dei valori forti che devono rimanere tali ed essere un punto di partenza».

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