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‘Ad Ambrì facevo pesi in quattro metri quadrati’

Félicien Du Bois racconta le esperienze alla Spengler e alla Valascia, fino al suo presente: ‘Gestire i prestiti ai Rockets è sorprendentemente difficile’

Nel 2019 contro Jooris, ora presente con l’Ambrì
28 dicembre 2022
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Félicien Du Bois da giocatore ha giocato ben otto Coppe Spengler e continua a bazzicarvi tuttora. Ma che torneo è disputare sul ghiaccio? «Era veramente una festa dell’hockey – racconta il neocastellano – è un momento da godere con una bella atmosfera con il pubblico che viene da molte parti, è il miglior momento della stagione assieme ai playoff».

E riguardo a quest’edizione, quali sono le tue prime impressioni? «La partita di ieri sera è stata quella con la maggiore intensità, anche nei duelli si percepiva la rivalità tra Team Canada e Davos. Sono invece un po’ deluso dal poco agonismo visto tra Örebro ed Helsinki, i giocatori di classe c’erano, ma bisogna anche dire che i finlandesi erano arrivati da poco. È stata insomma la partita con meno emozioni. È stata bella invece la partita dell’Ambrì, sia a livello di gioco, sia di ambiente. Il bilancio dei primi due giorni è dunque positivo».

L’impressione è che il gruppo Torriani con Davos, Team Canada (che però dopo la sconfitta di ieri con i padroni di casa terminerà ultimo) e Sparta Praga, sia quello con le squadre più forti: «È il girone più forte, con le squadre che giocano più intensamente. Attenzione comunque all’Örebro che ha sì sofferto con l’Ambrì, ma che ha tanta qualità. Ho visto bene anche il Davos. È una vittoria importante per lanciare il torneo e per cancellare le tre sconfitte su tre dell’ultima edizione. Si è visto che i giocatori erano molto affamati e sono partiti col botto, anche i tifosi penso che siano tornati a casa col sorriso».

Il 39enne, dopo aver smesso i pattini nel 2021, è ora talent manager per il club grigionese, cosa rappresenta questo ruolo? «È un ruolo che si è definito con l’osservazione. Nel primo anno ho fatto altre cose, poi con la società abbiamo visto dove c’erano delle lacune nel sostegno ai giovani. Il mio ruolo è di accompagnare e sensibilizzare i ragazzi dalla U17 in avanti, per portarli il più vicino possibile al professionismo. Li aiuto a realizzare il loro obiettivo, non sul ghiaccio dove ci sono degli allenatori specialisti, ma fuori, nel coordinamento con i progetti scolastici o di apprendistato e cerco di fare capire loro che, senza dimenticare che ogni tanto è necessario divertirsi, oltre ad allenarsi in un certo modo, bisogna vivere in un certo modo».

La giornata tipo di Du Bois si dirama così tra partite e incontri: «Passo molto tempo a guardare i video delle partite dei nostri ragazzi ai Ticino Rockets, guardo le partite degli U17 e degli U20, inoltre sono in stretto contatto con Sébastien Reuille, per sapere chi mandare a Biasca, con il direttore sportivo Jan Alston e con il responsabile del movimento giovanile René Müller per discutere dei progressi dei ragazzi. Inoltre faccio molti meeting fisicamente con i ragazzi, per rispondere alle loro domande, o con le scuole per gestire le assenze o per rimettere in carreggiata chi la lascia un po’ da parte. Per fare questo passo molto tempo a comunicare per email o per telefono».

A proposito di Ticino Rockets, l’obiettivo playoff è ormai sfumato, ma che squadra hai visto finora? «Il livello dei giocatori onestamente non è male, si vede però che la coesione della squadra non è certo quella di un gruppo che si allena e gioca assieme per tutto l’anno e ciò si è visto in alcune situazioni, ma penso che a livello di impegno e intensità si sia sulla strada buona. La costruzione della squadra è piuttosto particolare, con tutti questi ragazzi che vanno e vengono, secondo i posti che i club hanno a disposizione e questo è stato per me un aspetto sorprendentemente difficile da gestire, ma penso che la situazione sia la stessa per Ambrì e Lugano».

Per oggi: ‘Attenzione alla crescita dell’Ifk Helsinki’

Intanto oggi l’Ambrì si gioca il primo posto di gruppo con l’Ifk Helsinki: «L’Ambrì deve fare l’Ambrì, ovvero portare tanta intensità e lavorare più forte dell’avversario. I giocatori finnici, come mi ha spiegato Otso Rantakari con cui ho giocato qui a Davos, sono stati sorpresi dal ritmo e hanno sofferto l’altitudine e l’ambiente. Chissà come reagiranno oggi al tifo biancoblù. Ma oggi secondo me i giocatori dell’Helsinki saranno più in forma di ieri, quando erano arrivati solo la sera precedente. C’era da aspettarsi qualche difficoltà. È comunque una squadra che mette sul ghiaccio tanta qualità, vedremo due stili di gioco abbastanza opposti».

Ad Ambrì l’ex difensore ha tra l’altro militato dal 2000 al 2008, c’è qualche ricordo particolare? «La sala pesi della Valascia che quasi non esisteva, era forse quattro metri quadrati. Fortunatamente però quando ero lì si facevano poco pesi e ci si allenava molto sul ghiaccio. Erano altri tempi, ma se ripenso a come ci allenavamo, era una cosa particolare. I ricordi sono belli».

E sempre da otto anni vivi ormai nei Grigioni, sono diventati casa tua? «Qui stiamo bene, è casa soprattutto per i miei figli, visto che uno è nato qui e l’altro ci è arrivato da piccolissimo, e vanno a scuola qui. Apprezziamo la qualità di vita che abbiamo qui, ma casa mia è sempre dove ci sono i miei genitori, ciò non vuol dire che voglia tornarci per forza. Sono aperto a tutto, non penso che ci rimarrò per sempre, ma non guardo troppo avanti nel futuro e sono disponibile a muovermi, ma ora sto bene qui».

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