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L’Ambrì rimane in quota. ‘Ma fa rabbia prendere tre gol’

Ancora applausi alla Gottardo Arena, per Juvonen ma non solo: Davos battuto ai rigori (per la terza volta in altrettante uscite!), biancoblù a quota sette

Determinante sempre, specie quando serve davvero
(Ti-Press/Crinari)
21 settembre 2022
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Ambrì – Ancora applausi alla Gottardo Arena, e sono applausi convinti. Indirizzati soprattutto a Janne Juvonen, autentico salvavita venuto dal Nord, ma non soltanto a lui. È l’epilogo di un’altra serata di festa in Leventina, in un martedì che regala altri punti a un Ambrì che ora in classifica sale a quota sette dopo tre partite, mettendo sotto ai rigori anche un Davos cresciuto alla distanza, costretto però alla resa nel sempre appassionante e drammatico esercizio dei tiri di rigore. E ai gialloblù di Christian Wohlwend è già la terza volta che accade in altrettante partite, cosa davvero piuttosto incredibile: al polsino chirurgico di Tim Heed risponde la splendida finta di un altro svedese, Leon Bristed (che mani, le sue), imitato però poco dopo da un Dario Bürgler che non vuol essere da meno.

Quel gol, assieme alle parate di Juvonen nei momenti chiave, alla fine farà la differenza. Pur se il portiere finlandese più che agli interventi fatti pensa ai gol presi. «Ne ho incassati tre e fa male: è dura da accettare – dice il numero 30, eletto migliore dei suoi a fine serata –. Il premio-partita? Sì (sorride, ndr) mi hanno regalato del formaggio. Però io sto ancora cercando di trovare il miglior equilibrio tra ciò che faccio in partita e in allenamento. Ma sono sicuro che lo troverò, e a quel punto mi sentirò ancora meglio».

Eppure, a giudicare dalle prime impressioni, la seconda uscita casalinga dei ragazzi di Luca Cereda sembra avere ben poca storia, in un primo tempo in cui sono senz’altro loro a mostrare le cose migliori, nella sera del ritorno a casa di Michael Fora, pur se con una maglia diversa addosso. Diversa però è pure quella indossata dai biancoblù, che vanno sul ghiaccio con una casacca speciale per festeggiare l’ottantacinquesimo di fondazione, celebrato ufficialmente il giorno prima. Il 2-0 alla pausa sembra essere la logica conseguenza di ciò che si vede in pista, con i biancoblù che riescono a essere pericolosi con tre linee su quattro e dimostrano di trovare sempre buone soluzioni offensive. Però non durerà. Col passare il tempo gli ospiti danno l’impressione di trovare il modo per entrare nel terzo d’attacco in velocità, mentre l’Ambrì fatica a giocare sempre con la medesima intensità. Il ritrovato vantaggio di Zaccheo Dotti, con un polsino da lontano, pare rimettere a posto le cose dopo i due gol grigionesi nell’ultima parte del periodo centrale, e invece a tre minuti dal sessantesimo il solito, intramontabile Andres Ambühl trova il modo per salvare il Davos da una sconfitta ‘a zero’, mentre i suoi sono sul ghiaccio in sei per effetto di una penalità differita.

Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. Anche per Kilian Zündel, ventunenne difensore all’esordio in biancoblù. «Va tutto veloce, ma più passava il tempo, più mi sentivo a mio agio. A livello di ritmo è uno scalino sopra rispetto alle amichevoli. Ma non ero nervoso: semplicemente non vedevo l’ora che arrivasse questo momento – racconta il ragazzo di Dornbirn –. E non ho dubbi che riuscirò ad abituarmi presto: ho già vissuto una simile velocità a Salisburgo, pur se in Austria a parte nelle migliori due formazioni in ciascuna squadra ci sono solo due linee in grado di reggere certi ritmi».

L’ANNOTAZIONE

Non solo gli attaccanti hanno il vizio del gol

Sarà che non si fa altro che parlare di portieri stranieri, di conseguenza non è difficile immaginare che psicologicamente un po’ i loro colleghi svizzeri possano aver subito qualche contraccolpo. O almeno alcuni di loro. Magari come il povero Sandro Aeschlimann, che nelle fasi iniziali di Ambrì-Davos, con un incredibile slancio di generosità decide di regalare il gol dell’1-0 a un incredulo Diego Kostner, che vorrebbe toccare in porta un illuminante assist di Pestoni, e invece ‘cicca’ il tiro. Così Aeschlimann gli dà una mano: prima cerca di afferrare il puck col guantone, senza riuscirvi, e non sapendo dov’è finito quel disco per sicurezza chiude i gambali, finendo così col deviare in porta un disco destinato a finire a lato. Per la gioia di Kostner, naturalmente, oltre che di Inti Pestoni, ma pure del topscorer Dominic Zwerger che si vede persino accreditare un assist in seconda tra i più clamorosi. Mentre Jan Alston, imperturbabile direttore sportivo grigionese seduto in tribuna stampa un paio di posti più in là, pur se apparentemente non fa una piega, in quel preciso istante si starà forse chiedendo se non avrebbe fatto bene anche lui a cedere alla tentazione di piazzare in porta un qualche finlandese.

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