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Finché il campionato va. ‘È giocare, il nostro obiettivo’

In National League cambiano soltanto la classifica e il numero minimo di giocatori in pista. Marco Werder: ‘È la logica conseguenza di un’incertezza’

Intanto, dopo l’Ambrì anche il Lugano si prepara alla fine della quarantena. ‘Obiettivo primo allenamento lunedì’ (Ti-Press)
30 dicembre 2021
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The Show must go on. Non si può fare altrimenti. Ma neppure lo si vuole. Questo, in sostanza, ciò che hanno deciso i club di National League riuniti in teleconferenza anche per discutere eventualmente della remota, per non dire impraticabile ipotesi di una tregua, visti i ritmi di crescita dei contagi. Tuttavia, schiacciato com’è tra i Giochi di Pechino (a febbraio) e i Mondiali in Finlandia (a maggio), di ulteriori date per il campionato non ce ne sono. Ma non è certo quella l’unica ragione. «Intanto diciamo che il nostro obiettivo è giocare» spiega Marco Werder, Ceo di un Lugano la cui prima squadra è attualmente in quarantena, lista da cui invece è stato depennato l’Ambrì, i cui giocatori, a scaglioni, hanno ripreso a lavorare in pista. «Noi, di conseguenza, andiamo avanti in quella direzione – continua Werder –. Poi, se le autorità ci diranno che non potremo più farlo a causa della pandemia ci toccherà adeguarci, come abbiamo fatto in passato. Ma la nostra natura è quella di un club sportivo che ha nell’hockey il suo ‘core business’, quindi mi sembra ovvio che vogliamo andare avanti».

Ciò non toglie che le incertezze non manchino, tanto che assieme agli altri club di National League avete deciso di cautelarvi, optando già sin d’ora per una classifica stilata sulla base dei punti a partita, non più dei punti totali. «È la logica conseguenza di un’incertezza, siccome non sappiamo se tutte e tredici le squadre arriveranno a portare a termine le 52 partite previste. In questo senso è una precauzione».

Ce ne sono altre possibili, pensando ad esempio ai playoff? «Se c’è una cosa che ci ha insegnato questa pandemia, è che l’unica certezza è che di certezze non ve ne sono... Facciamo un passo alla volta. Guardare tanto in là non avrebbe senso: tra club ci riuniamo regolarmente, e andremo avanti a reagire alla pandemia così come abbiamo fatto negli ultimi due anni».

Intanto avete deciso di portare da 12 giocatori+1 portiere a 15+1 il numero minimo di elementi da mandare in pista per disputare le partite. Del resto, era impensabile a livello professionistico giocare delle partite con sole due linee di difesa e due e mezzo all’attacco... «La regola del ‘12+1’ era nata prima della prima stagione in pandemia, quando non avevamo la minima idea di ciò che ci avrebbe aspettato. Ecco il perché della decisione di arrivare a un minimo di giocatori, ma effettivamente era un numero risicato all’osso».

Tuttavia, e per fortuna, tale misura non è mai stata applicata. «La verità è che ti ritrovi a fare previsioni su scenari catastrofici, sperando che mai accadano. Perlomeno, se la pandemia dovesse davvero colpirci in maniera tanto dura, il fatto di poter giocare partite con un numero di quindici, sedici giocatori permetterebbe di evitare dei forfait. È quello il ragionamento che sta alla base di tale regola. Prima, in un mondo normale con otto giocatori ammalati avresti potuto chiedere il rinvio di una partita, mentre ora vogliamo evitare che qualcuno possa magari pensare di abusare del fatto che c’è una pandemia per non giocare alcune sfide».

Attualmente, in National League ci sono cinque squadre in quarantena, e una appunto è la vostra: a quei dieci giorni in isolamento se ne aggiungeranno tuttavia altri 5, definiti dal protocollo per il ritorno alle competizioni post-Covid dalla task force medica della Lega. La scadenza, quindi, qual è? «Quella del 2 gennaio, quando la prima ‘tranche’ di giocatori potrà uscire dalla quarantena. Di conseguenza abbiamo programmato il primo allenamento per il 3: dovrebbe bastare per arrivare pronti alla prima partita, sabato 8 contro lo Zurigo».

Stando alle prime informazioni si parlava di sei casi tra giocatori e staff: nel frattempo quel numero è cresciuto? «Diciamo che i giorni passano e naturalmente qualcosa si aggiunge, però il numero cospicuo è quello. Ed è per questo che l’obiettivo è un primo allenamento il 3 gennaio».

L’essere già stati infettati una volta potrebbe non essere una garanzia, se è vero ciò che si dice di Omicron. «Per dire il vero, parlando con lo staff medico abbiamo capito che quest’aspetto di Omicron non sia ancora stato definito al 100%: servono più risultati per capire come si reagisca alle infezioni. In teoria, se hai da poco contratto il virus per qualche tempo dovresti esserne immune. Comunque, a Lugano abbiamo attivato il processo per il ‘booster’ ai giocatori, che dovrebbe garantirci un po’ più di autonomia pensando alle quarantene: a oggi infatti, pur se poi le cose cambiano rapidamente, coloro che hanno ricevuto la terza dose di vaccino non hanno obbligo d’isolamento, di conseguenza se dovessero esserci nuove infezioni nello spogliatoio perlomeno chi è stato rivaccinato potrebbe continuare a giocare».

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