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Bertaggia guarda avanti. ‘Ne usciremo, ne sono convinto’

Un solo gol, per la quarta volta di fila, e zero punti. ‘Deve farci riflettere: non possiamo pretendere che il nostro portiere faccia solo shutout...’

E non può sempre essere Fazzini a tirare il carro... (Keystone)
6 novembre 2021
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Stavolta si chiude tra i fischi. E non potrebbe essere diversamente, siccome quella con lo Zurigo per gli uomini di Chris McSorley è nientemeno che la sesta sconfitta delle ultime sette uscite. Con la classifica che adesso comincia seriamente a fare paura, al termine di una partita che però pareva essere destinata ad avere tutt’altro svolgimento. Almeno a giudicare dal buon primo tempo di un Lugano determinato, ispirato persino, che riesce ad arginare le iniziative di un avversario quasi sorpreso. Anche se, per dirla tutta, guardando soltanto al primo minuto pare di assistere a un film già visto, con quel disco gestito in malo modo da Matteo Nodari, già involontariamente all’origine del primo gol dello Zugo, martedì alla BossardArena dopo soli 56 secondi, che stavolta dopo neppure cinquanta secondi smanaccia addosso a Malgin un puck che l’incredulo Quenneville infilerà poi da due passi.

Quel pessimo inizio, però, come detto, non avrà alcun impatto sulla partita del Lugano. Non immediato, almeno, visto che i bianconeri si rimboccano subito le maniche e cominciano a costruire, a lanciarsi all’inseguimento degli avversari e dei dischi. E così nascono le occasioni, e arrivano le reti. Una, almeno: la firma il solito Fazzini, che in powerplay trova un nuovo polsino chirurgico, al 12’53’’. Lo stesso topscorer bianconero un paio di minuti dopo colpirà un palo di quelli clamorosi, ancora in superiorità numerica, con Flüeler ormai fuori causa. È quello il Lugano che merita, in cui a furor di popolo si rivede in pista anche Mikkel Boedker, in una linea completata da Herburger e da un Hudacek curiosamente piazzato al centro in avvio che almeno all’inizio sembra promettere bene, e invece alla fine non riuscirà mai davvero a emergere. In un Lugano che dopo aver ingolosito tutti con il passare dei minuti sembra se non proprio spegnersi, almeno calare d’intensità. Specialmente nel terzo tempo, in cui uno spento Arcobello e i suoi compagni dovrebbero spingere a tutta per provare a tornare in partita, dopo un secondo tempo contraddistinto da sbavature, imprecisioni oppure semplici amnesie (semplici si fa per dire) che cominciano però a diventare endemiche, e che stavolta costano due gol, più un rigore miracolosamente sventato da Fadani, che nell’occasione non fa certo rimpiangere il canadese Irving e sbatte la porta in faccia a uno come John Quenneville, che non è proprio l’ultimo arrivato.

Quel tanto atteso, disperato tentativo di rimonta però alla fine non c’è. Anche perché più l’orologio avanza, più l’impressione è che manchino non soltanto gli argomenti, ma pure le energie. Tralasciando l’arcinoto problema degli infortuni, soprattutto quelli passati, scorrendo l’agenda ci si accorge che in settanta giorni tondi tondi, dal 27 agosto in poi tra campionato e Champions questo Lugano ha giocato una partita ogni due giorni e mezzo. Quanto pesa effettivamente tutto ciò lo si scoprirà solo dopo la pausa, intanto però il bilancio resta sempre quello di tre sole vittorie nelle ultime 11 uscite...

‘È proprio in questi momenti che non si deve mollare’

Musi lunghi e tirati nello spogliatoio del Lugano: la sconfitta con lo Zurigo qualche segno lo ha lasciato. «Nel primo tempo abbiamo giocato molto bene, potevamo anche andare in vantaggio, poi ci sono stati certi episodi, qualche penalità di troppo, gli special team che non hanno funzionato e alla fine ci hanno condannato – dice Alessio Bertaggia, una delle bandiere di questo Lugano –. È un momento difficile. Così a caldo è anche problematico fare una valutazione giusta: non siamo contenti, chiaro, ci aspettavamo tutt’altra partita invece è arrivata ancora un’altra sconfitta. Ma proprio in questi momenti non possiamo assolutamente mollare, dobbiamo stare uniti: riusciremo a uscire da questa m..., ne sono convinto».

Da non dimenticare, a parte le sconfitte, anche che nelle ultime quattro partite avete segnato solamente 4 reti, e non può assolutamente bastare. «Sicuramente: con un gol a partita vorrebbe dire che il nostro portiere dovrebbe fare shutout tutte le volte, ed è un particolare che ci deve fare riflettere molto. L’unica soluzione a tutti questi nostri problemi è continuare a lavorare a testa bassa: sono sicuro che anche per noi la ruota inizierà a girare nel verso giusto». Possibilmente già stasera a Berna, ultima sfida prima della pausa per la Nazionale, siccome anche gli Orsi non stanno attraversando un periodo eccezionale. «Sarebbe ideale fare il colpaccio, un successo che ci farebbe benissimo. Dobbiamo voltare subito pagina...».

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