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I Gdt si rimettono in marcia. ‘Motivati per fare il passo avanti’

A Bellinzona è tutto pronto per una nuova avventura in Prima Lega, dopo mesi senza hockey a causa del Covid. Nicola Pini: ‘Vedo un futuro un po’ più roseo’

Nuove maglie, nuovo logo e rinnovate ambizioni
17 settembre 2021
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Sette mesi senza ghiaccio sono un’eternità. Anche per chi, come i ragazzi di Nicola Pini, non vive di solo hockey. «Si vedeva che ai ragazzi mancava il mettere i pattini in pista, provare le finte col bastone, insomma quelle sensazioni da hockeista». Inevitabile epilogo di una stagione pandemica più che tribolata, che per i Gdt Bellinzona, unica compagine ticinese di Prima Lega, s’è arenata dopo sole quattro partite (di cui ben tre vinte) già alle 19.30 di sabato 3 ottobre, prima della definitiva cancellazione della stagione a dicembre. «Gli allenamenti li avevamo interrotti il 12 dicembre, e quasi otto mesi senza scendere in pista sono tanti – spiega il tecnico dei biancorossi –. Per questo motivo abbiamo deciso di programmare qualche allenamento sul ghiaccio del Centro sportivo già a inizio luglio, prima di cominciare con la preparazione vera e propria ad agosto. E posso garantire che la voglia di rituffarsi nel campionato è davvero tanta. Per i giocatori, certo, ma anche per noi dello staff e per i dirigenti».

Archiviato l’aperitivo di Coppa Svizzera mercoledì, contro il Dübendorf (finito 6-3 per gli zurighesi), rimasuglio di un trofeo a cui da quest’anno non partecipano più le formazioni professionistiche, domani sera contro l’Herisau per i Gdt sarà di nuovo tempo di rituffarsi nel clima del campionato, quello di Prima Lega. Con una rosa apparentemente un po’ più ampia che in passato. «Abbiamo perso Roman Hrabec, che ha deciso di smettere con l’hockey, ma da Ambrì è arrivato Elia Mazzolini, mentre siamo riusciti a recuperare un paio di ragazzi di ritorno da oltr’alpe, ovvero a Joël Morotti e Andres Pinana che erano già da noi un paio d’anni fa. Tuttavia diciamo che da noi il problema non è mai stato tanto quello della qualità, piuttosto quello della profondità della rosa».

A proposito di numeri: fra due stagioni nella massima serie ci saranno 14 squadre, allargamento che è uno dei principali effetti della pandemia sul nostro mondo dell’hockey: è possibile che, a cascata, finisca per aver influenze sulla quantità dei giocatori a disposizione nelle categorie inferiori? «Non credo. In ogni caso, almeno a sentire chi ne sa più di me, quella doppia promozione non avrà conseguenze in National League, io però aggiungerei che non ci saranno problemi neppure in Swiss League. Semmai, dal mio punto di vista quella spinta verso l’alto ci motiva ancor più nel voler provare a nostra volta a fare un passo in avanti, per andare veramente a bussare alla porta della MySportsLeague (la terza categoria nazionale, tra la Prima Lega e la B, ndr)».

Sullo sfondo, naturalmente, rimane la questione Covid. Anche se oggi le premesse sembrano ben diverse rispetto a un 2020 contraddistinto più da quarantene che da partite. «Diciamo che adesso, con l’obbligatorietà del vaccino, o comunque dei tamponi, vedo il futuro un po’ più roseo. Mentre l’anno scorso è stato un disastro, perché bastava un giocatore positivo per chiudere tutto: oggi, invece, almeno per le partite tutti i giocatori debbono presentare un certificato, e credo proprio che i rischi diminuiranno, pensando anche allo svolgimento del campionato».

Le vostre ambizioni? «Direi che partiamo nuovamente con quella di vestire i panni dei protagonisti, anche perché negli anni abbiamo sempre dimostrato di essere tra le prime quattro forze del nostro girone. Tuttavia, sappiamo bene che altre squadre sono cresciute, anche quelle per così dire di fascia bassa come Lucerna ed Herisau, che si sono rinforzate parecchio, quindi credo che non ci sarà più una netta spaccatura a metà classifica, piuttosto immagino che ci saranno sette, otto squadre di buon livello. Anche se immagino che per noi l’avvio sarà un po’ macchinoso, anche perché come in ogni preseason fatichiamo a pianificare un numero adeguato di partite amichevoli».

Si può dire che ai Gdt la Prima Lega oggi come oggi vada un po’ stretta? «Un po’ sì, perché sono tre, quattro stagioni che pensiamo all’opportunità di salire di un gradino, ben sapendo però che un’eventuale promozione in MySportsLeague ha dalla sua lo svantaggio dei costi, siccome parliamo pur sempre di un campionato nazionale, ciò che impone trasferte ai quattro angoli della Svizzera. D’altra parte, il livello in MySportsLeague sarebbe molto più interessante per noi. Non da ultimo pensando alla collaborazione che abbiamo con i Ticino Rockets».

Tuttavia sembra non esserci un orizzonte temporale legato a quell’ambizione. «Diciamo che noi ci pensiamo ormai da quand’è stata creata, nel 2017. A differenza, ad esempio, di club come Frauenfeld e Wetzikon che non volevano salire, ma che nel frattempo hanno cambiato parere. La grossa differenza, a differenza nostra, è che le squadre basate nelle vicinanze di una città come Zurigo possono attingere a un enorme bacino di giocatori, pensando soltanto ai molti ragazzi già semiprofessionisti e che anno dopo anno non riescono a trovare spazio in Swiss League, nel Grasshopper oppure nel Winterthur».

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