Hockey

Fasel e le stelle Nhl ai Giochi cinesi. 'Vicini a un'intesa'

Da Riga, l'ormai quasi ex presidente della Federhockey dà prova di ottimismo pensando a Pechino. 'Non dite che è fatta, ma nei princìpi più o meno ci siamo'

Dopo 27 anni trascorsi alla guida della Iihf, il 71enne immaginava senz'altro congedo migliore di un addio in mezzo a un pubblico cartone (Keystone)
6 giugno 2021
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Cala il sipario su Riga. Stavolta, però, cala pure su René Fasel, storico presidente della Federhockey internazionale il cui ultimo mandato alla testa dell'IIhf sta per giungere agli sgoccioli. «Questa per me è stata davvero una stagione molto, molto impegnativa, specialmente dopo che avevo annunciato che sarebbe stata l'ultima» dice nella consueta conferenza stampa in chiusura di Mondiale il 71enne ex arbitro friborghese, dentista di professione, in carica dal lontanissimo 1994 quando prese il posto del tedesco Günther Sabetzki. «In questo lasso di tempo ci siamo visti costretti a dover un totale di ben 28 tornei (spiega Fasel, riferendosi naturalmente alla pandemia), ma l'esperienza positiva e soprattutto le competenze maturate nelle 'bolle' dei Mondiali U20 di Edmonton, a fine anno, e a quelli Under 18 in Texas, le abbiamo portate qui a RIga. Naturalmente devo anche ringraziare le delegazioni di ciascuna squadra, che hanno collaborato seguendo scrupolosamente le direttive in vigore».

Fasel nel febbraio 2022 non ci sarà più, anche perché a settembre il Congresso dell'Iihf eleggerà il suo successore, ma naturalmente già ora tutti si chiedono cosa succederà ai Giochi invernali di Pechino, dopo che in occasione di quelli di Corea, tre anni fa, la Nhl aveva rinunciato a interrompere il campionato, privando così il torneo olimpico delle superstar. «Da un mese e mezzo ormai stiamo lavorando a stretto contatto con i dirigenti della National Hockey League e della Nhlpa (l'associazione che riunisce i giocatori Nhl, ndr) ma pure con il Comitato olimpico internazionale e gli organizzatori dei Giochi in Cina: pur non avendo una vera e propria scadenza ci sentiamo sotto pressione, perché i club nordamericani, così come quelli europei, vogliono sapere il più in fretta possibile come stanno le cose, prima che vengano definitivamente allestiti i calendari».

In altre parole, non c'è tempo da perdere. «Credo che una decisione verrà presa la prossima settimana, forse già nei prossimi giorni  – spiega – e direi che siamo molto vicini a trovare un'intesa, ma non l'abbiamo ancora raggiunta. Nei princìpi direi che più o meno ci siamo, ma dobbiamo ancora chinarci sui dettagli: quindi presto spero di poter dare una risposta positiva a questa domanda. Ma fate attenzione a dire che è fatta, perché non lo è, tuttavia stiamo davvero lavorando duramente perché il nostro desiderio è quello di far sì che i giocatori Nhl a Pechino ci siano. Per come la vedo io, il torneo hockeistico olimpico rappresenta il meglio del meglio, e deve continuare a restare così».

Quanto alla domanda sul suo successore, Fasel risponde così. «Da sabato sapete che Franz Reindl (presidente della Federhockey tedesca, ndr) ha annuciato che si candiderà, e lo stesso farà l'ex portiere Peter Briza. Ma magari ci saranno altre candidature, visto che c'è tempo sino a fine giugno per concorrere. Personalmente, però, mi piacerebbe se alla testa dell'Iihf ci fosse ancora qualcuno che conosca l'hockey, perché a volte ci sono delle decisioni difficili da prendere. Briza ha vinto il bronzo con l'allora Cecoslovacchia ai Giochi di Albertville 1992, mentre lo stesso Franz era salito sul podio alle Olimpiadi di Innsbruck, nel 1966. Quindi parliamo di due persone che arrivano dal ghiaccio, e questa per me è una grande soddisfazione».

Il record lettone: dopo il no a Minsk, 110 giorni per organizzare il Mondiale

Intanto, tornando al Mondiale, in oltre due settimane di partite nella cosiddetta bolla non c'è stato un solo caso di positività al Covid. «Sono stati sedici giorni un regime durissimo, ma alla fine siamo riusciti a tenere lontano il Covid da questo Mondiale: infatti non è stato registrato un solo caso, grazie all'enorme lavoro fatto (oltre tredicimila i test di depistaggio effettuati, ndr)  per garantire la sicurezza ma anche la soddisfazioni di tutti i giocatori e i membri degli staff – dice Aigars Kalvitis, il presidente della Federazione hockeistica lettone –. Per noi è stato davvero un grande onore poter ospitare questi Mondiali» aggiunge, riferendosi senz'altro pure allo sforzo supplementare che la sua federazione ha dovuto compiere, dopo che l'altra città co-organizzatrice del Mondiale, Minsk, era stata messo fuori gioco dalla Federhockey mondiale nel mese di gennaio, su pressione dei suoi principali sponsor ma non solo, per le ormai note tensioni in Bielorussia che vanno avanti da mesi, dalla contestata rielezione del suo presidente Alexander Lukashenko nell'agosto di un anno fa. «Siamo riusciti a raggiungere tutti i nostri obiettivi, offrendo a tutti standard elevati, dalla qualità del ghiaccio a quella dell'ospitalità e dei servizi – conclude Kalvitis –, nonostante in fondo avessimo davvero poco tempo per organizzare questo torneo. Credo sia la prima volta nella storia che qualcuno ci riesca all'incirca in centodieci giorni».

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