HOCKEY

Il Covid blocca la Nazionale, non le ambizioni di Nyffeler

Salta il primo Svizzera-Francia. Ma domani si gioca, sempre che i tamponi francesi siano negativi. Mentre il portiere del 'Rappi' vuol sfruttare la sua chance

Dopo aver sognato con il suo Rapperswil, ora vuol farlo in Nazionale (Keystone)
6 maggio 2021
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Prima niente Italia. Poi niente Francia, sempre per colpa del Covid. O meglio, per scongiurare la possibilità che qualcuno tra i giocatori francesi dopo aver affrontato gli Azzurri di Ireland domenica, prima che venisse riscontrata la positività di tre giocatori italiani, sia stato a sua volta contagiato dal Virus.

E Il risultato è che, per la seconda volta in settimana, la Nazionale di Patrick Fischer si vede costretta a cancellare una delle già poche amichevoli premondiali, la penultima su suolo elvetico programmata per domani pomeriggio a Friborgo. L'altra, l'ultima, in cartellone sabato sera sempre a Friborgo e sempre contro la Francia, dovrebbe invece poter avere luogo. «Sempre che – fanno sapere dalla Federazione – si rivelino negativi tutti i test Pcr a cui si sottoporrà la delegazione francese prima della partita». Ovvero sabato, una volta scaduta la finestra di sei giorni che delimita il possibile periodo d'incubazione.

Così, sulla via per Riga, dove fra meno di due settimane si alza il sipario sulla prima edizione dei Mondiali di hockey in regime di pandemia, la Svizzera ha un'opportunità in meno per lavorare. Ciò che, tuttavia, non basta a intaccare il buon umore dello spogliatoio rossocrociato. Soprattutto non quello di un Melvin Nyffeler che, dopo una stagione a dir poco sensazionale con il suo Rapperswil, consumatasi soltanto nella semifinale contro lo Zugo, adesso vuol coronare un altro sogno, quello di riuscire a difendere per la prima volta la gabbia rossocrociata a un campionato del mondo. «Essere parte della Nazionale, è una cosa che non fa ancora parte della mia normalità» racconta il ventiseienne portiere zurighese, il cui debutto in Nazionale risale alla Deutschland Cup del novembre 2019, e da allora in amichevole quella maglia l'ha potuta vestire altre due volte. Riuscendo sempre a rispondere presente, anche nei momenti più delicati delle partite. «Ho sempre avuto una grande forza di volontà, oltre che tanta fiducia nelle mie possibilità». Frutto del suo carattere, certo, ma anche del grande lavoro svolto in questi anni con un mental coach.

Questa sua caratteristica, Patrick Fischer avrà avuto la possibilità di notarla già nel dicembre del 2012, quando l'attuale selezionatore rossocrociato faceva l'assistente allenatore sulla panchina svizzera ai Mondiali Under20. «Si vede che 'Fischi' è un allenatore che ama il suo lavoro – aggiunge Nyffeler –. È una persona aperta e sincera con ogni giocatore e la sua personalità ha un effetto positivo estremamente positivo sull'intera squadra. Inoltre ha una grandissima voglia di riuscire, di farcela. Sa leggere bene i giocatori, capisce chi di loro è pronto a fare uno sforzo supplementare». Fischer che, in questi anni, ha saputo portare una nuova mentalità vincente, dimostrando a tutti grazie a due finali che vincere il titolo mondiale è possibile. «Del resto, chiunque non creda a tale possibilità non ha il suo posto qui».

Il Virus: 'Un mese dopo ero allo stesso punto di prima'

A condizione che almeno quella sfida la si possa giocare, Nyffeler spera di avere la sua chance domani contro i francesi. «Sarebbe un'ottima occasione per me, per riuscire ad adattarmi all'hockey internazionale. Perché qui il livello è estremamente alto, molto più che non in campionato: qui si vede che tutti stanno lottando per ritagliarsi un posto ai campionati del mondo».

Intanto, però, c'è l'incognita del Covid. E Nyffeler sa bene di cosa si parla, perché pur se quando ne è rimasto vittima lui, in autunno, pur se l'evoluzione della malattia è stata positiva, al momento di riprendersi ad allenarsi i polmoni e il cuore non ne hanno voluto sapere di cooperare. «Il fatto di aver ripreso subito a spingere al massimo, sul lungo termine mi ha fatto compiere dei passi indietro. Infatti un mese dopo la fine della malattia ero ancora alle prese con gli stessi problemi» conclude il portierino nato a Volketswil, alludendo al fatto che a quei tempi non erano ancora stati implementati i protocolli poi introdotti dalla Lega per il ritorno alla competizione dei giocatori contagiati dal Virus.

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