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‘Alle Vernets cercando il poker contro il Servette’

Per il biancoblù Zaccheo Dotti, ‘ci sono squadre contro, per una serie di circostanze, tutto risulta un po' meno complicato’

Un duello con Malgin (Ti-Press)
8 marzo 2021
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Ci sono avversari e avversari. Lo dicono le statistiche di una stagione che ha visto l'Ambrì Piotta ad esempio battere tre volte su tre il Ginevra Servette – contro il quale domani sera i biancoblù cercheranno appunto l'en-plein –, ma che è invece riuscito a venire a capo del Rapperswil solo al quarto tentativo. E che contro il Lugano, sinora, lamenta un bilancio di quattro sconfitte in altrettante sfide di stagione regolare, che diventano sei se si tien conto anche delle due amichevoli di fine estate... Si può dunque parlare di ‘bestie nere’? «No, non parlerei propriamente di bestie nere – premette Zaccheo Dotti –. E, comunque, non credo queste quattro sconfitte in altrettante sfide di campionato contro il Lugano siano frutto di una sorta di complesso psicologico. È però vero che un derby ti dà quell'emozione in più, che può essere trasformata in energia positiva, ma che può anche sia giocarti contro, mettendoti addosso un carico di pressione eccessivo».

Da una squadra contro la quale il 26enne di Mairengo e compagni sono sempre usciti battuti a una che, invece, sinora hanno sempre sconfitto: domani alle Vernets ci andate per cercare il poker... «Capita che contro determinate squadre, vuoi l'impostazione, il tipo di gioco praticato o anche solo per la predisposizione mentale, tutto possa risultare un po' meno complicato. Se guardo ai precedenti stagionali sì, effettivamente sinora il Ginevra si è rivelato uno degli antagonisti ideali per il nostro stile. Chiaramente il pensiero dell'esito delle precedenti sfide ci darà ulteriore fiducia per affrontare la partita; speriamo che questa tendenza trovi conferma anche nell'ultimo confronto stagionale...».  

Il difensore numero 27 dei biancoblù torna poi sul quarto derby stagionale: «Una partita che non abbiamo iniziato come avremmo voluto; è stata un'entrata in materia un po' sotto tono. Col passare dei minuti le cose sono migliorate, ma, in particolare nel secondo e nel terzo tempo, non siamo riusciti a portare in pista la medesima intensità dei nostri avversari e imporre il tipo di gioco che ci contraddistingue. Malgrado ciò, siamo comunque rimasti in partita fino alla fine; peccato solo per il loro terzo gol, incassato quando per giunta eravamo in superiorità numerica: quello ci ha probabilmente tagliato definitivamente le gambe».

‘In National League può succedere di tutto e in molto meno tempo’

Scontato che il compito primario di un difensore non sia quello di fare gol, il fatto di non essere ancora riuscito ad andare a bersaglio in 35 partite ti pesa? «In tutta franchezza non è una cosa che mi fa perdere il sonno; preferisco restare concentrato nel fare ciò che mi si chiede prima di ogni altra cosa, ossia garantire una certa solidità dietro.  Ovviamente, se dovesse arrivare il mio turno non potrei che esserne contento, anche perché sarebbe il mio primo gol in National League». Già, perché sulla ribalta del massimo campionato, il 26enne ci è arrivato in coda a due stagioni e spiccioli nel campionato cadetto con la maglia dell'Ajoie. E come è andata la tua transizione dalla Swiss alla National League? «È un processo lungo e impegnativo, ma sta andando bene. Man mano che si avanza nella stagione, aumenta anche la fiducia nei miei mezzi. Rispetto a inizio campionato, ora mi sento anche più a mio agio in pista, mi faccio sorprendere meno dalle giocate dell'avversario. È comunque innegabile che mi ci sia voluta qualche partita per trovare il ritmo giusto: rispetto alla Swiss League, in National League c'è parecchia più intensità di gioco, ragion per cui un difensore deve essere molto più attivo e reattivo. Qui può succedere di tutto e in molto meno tempo...». Con i tuoi ex compagni dell'Ajoie hai ancora contatti? «Sì, qualcuno di loro lo sento ancora regolarmente. In particolare, ovviamente, Giacomo Casserini. Sono contento per lui e per la mia ex squadra, che anche quest'anno sta facendo ottime cose: il secondo posto a fine regular season, con gli stessi punti del Kloten è il miglior modo per lanciare i playoff...». Già, i playoff: ti manca quell'atmosfera particolare del post-season respirata a Porrentruy? «Beh, i playoff sono indubbiamente qualcosa di speciale, di magico. Senti che inizia una sorta di altro campionato, che rivoluziona tutte le tue abitudini e i tuoi pensieri. È il clou della stagione, dove le emozioni si amplificano. È chiaro che manchi quel genere di atmosfera, ma d'altro canto non è detto che non ne possa vivere un po' anche in questa di stagione...».

Statistiche alla mano, la tua media di ghiaccio a partita è di 12 minuti e 19 secondi: corrisponde quanto ti aspettavi a inizio stagione? «Non sono cifre grandissime se paragonate a parecchi miei compagni, ma di positivo c'è che è comunque una media lievitata in queste ultime settimane, segno che il coach ha fiducia in me. Quindi sì, sono soddisfatto di quanto spazio mi viene dato sul ghiaccio. Ora non mi resta che insistere in questa direzione». Insistere, tanto sul ghiaccio quanto negli studi, visto che quando non è su qualche pista, gran parte del suo tempo lo trascorre sui libri di scuola: «Effettivamente sì, visto che sto studiando per il master in ingegneria meccanica alla Supsi».

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