Il sottile confine fra disastro e perfezione

Poteva essere un altro weekend perfetto, per l'Ambrì, che nei Grigioni stava tranquillamente tenendo a testa al Davos diciotto ore dopo aver affondato il Berna alla Valascia la sera prima. Poteva, o per meglio dire doveva: infatti, fino a tre minuti dal termine i biancoblù conducevano ancora per due reti a zero, quelle segnate da Müller al 23'49'' e da Jelovac al 46'13''. In un pomeriggio fino a quel punto davvero senza storia, per una formazione di Luca Cereda che – forte di nove successi nelle ultime undici uscite – si presenta però alla Vaillant Arena con una squadra un po' diversa rispetto alla sera prima: infatti il coach biancoblù apporta un significativo ritocco al lineup, vista l'assenza dello sfortunato Pinana (vittima nuovamente di un infortunio a una spalla: domani si sottoporrà ad accertamenti medici), puntando così sull'1+3 per quanto riguarda i giocatori stranieri, ributtando cioè nella mischia Nick Plastino al posto di Matt D'Agostini.

E invece, in quella che è l'ultima uscita dell'anno, per i leventinesi improvvisamente tutto cambia. Quando, per colpa di due errori ingenui nel proprio terzo, i ticinesi permettono ai grigionesi di rientrare improvvisamente in una partita che, in verità, sembrava già decisa: prima arriva l'1-2 di Egli, al 57'07'', e poi – neppure un minuto dopo – il pareggio di Hischier (al 58'00'').

Dopo un prolungamento infruttuoso – con l'occasione più ghiotta sul bastone di Mayer (che però spara alto a tu per tu con Conz) –, spazio ai tiri di rigore, dove l'Ambrì parte benissimo, grazie al tocco tra i gambali di Kubalik. Dopo di lui, però, né Müller, né Lerg, né Novotny riusciranno più a segnare. A differenza di Timo Kessler e Marc Aeschlimann. E fa davvero male chiudere così