
Dall’Italia alla Svizzera per coltivare un desiderio: Stephan Deluca è un ragazzo proveniente dalla Val di Fassa. Quando si pensa alla locale società di hockey, la mente torna agli anni '90. Erano i tempi in cui 2 nostre vecchie conoscenze, Petr Rosol e il compianto Dusan Pasek, davano spettacolo dominando l’intera lega. Stephan, classe 2000, non era ancora nato. Il suo viaggio verso il professionismo è appena cominciato. Da poco più di un mese l’attaccante è emigrato a Bienne al fine di progredire e realizzare il suo sogno. «L’inverno scorso il progetto di spostarmi all’estero è cominciato a frullarmi in testa, volevo fare un’esperienza di vita e ricevere una buona formazione hockeistica», racconta il quindicenne appena arrivato in bicicletta alla Tissot Arena per seguire i locali impegnati contro l’Ambrì. «Ho effettuato un provino a Zugo, l’esito è stato positivo, ma sono sorti problemi logistici. Tramite gli allenatori ho poi trovato una soluzione a Bienne dove ora gioco nei Novizi. L’idea di lasciare l‘Italia è stata mia, voglio imparare nuove lingue e ho sempre sentito parlare bene della Svizzera. La famiglia mi ha subito sostenuto nell’intraprendere questa avventura».
Una delle prime sfide è stata quella di trovare un alloggio. «Sto presso una famiglia, relativamente vicino alla pista di hockey. Con me abitano un altro giocatore di hockey e una ragazza che pratica il calcio. Ho avuto fortuna, mi trattano tutti con amore». Oltre a ciò c’è lo studio. «Frequento una scuola di commercio a Berna, ho iniziato bene, mi sono ambientato velocemente. In Italia ho studiato il tedesco. La lingua francese invece non la conosco, spero d’impararla in fretta». Il grande obiettivo per l’ala destra è però ovviamente legato all’hockey. «Il progetto è di riuscire a staccare una licenza svizzera e cercare di giocare il più in alto possibile, ma questa sfida è appena cominciata, vediamo come si svilupperà in futuro. Qui le infrastrutture sono mantenute molto meglio rispetto che in Italia. Durate le partite c’è molto calore. E poi ci si allena il doppio e dunque trascorrendo più ore sul ghiaccio c’è maggior tempo per curare i dettagli. Di conseguenza in Svizzera il livello è molto più alto rispetto all’Italia».
Naturalmente un po’ di malinconia per la sua terra d’origine esiste. « I miei cari un po’ mi mancano, casa è sempre casa. Le prime 2 settimane si sono rivelate dure. È stato un cambiamento brusco. Ho vissuto 15 anni in un paesino di 1000 abitanti dove c’è tanta tranquillità, un altro mondo rispetto a una grande città come Bienne. Ad esempio non avevo mai viaggiato in treno, ora lo uso quotidianamente. La scuola che frequento attualmente ha ben 10 piani, quella in Italia ne aveva 2 e conoscevo tutti».
Inserito stabilmente tra la varie selezioni giovanili degli azzurri, Deluca ha sinora totalizzato 7 punti (2 reti/ 5 assist) in 6 partite, un buon bottino per il teenager che si descrive così. «Do sempre il massimo e sono un leader. C’è tantissima gente con mani migliore delle mie, ma io adoro mettere tanta energia sul ghiaccio e trasmetterla alla squadra. Il mio idolo? Ammiro Joachim Ramoser, pure lui a 15 anni lasciò l’Italia e quest’anno è stato convocato al campo di allenamento dei New York Islanders. È il mio esempio». L’ultima battutina non può non essere riferita ai suoi connazionali che militano in Lna. «Kostner in Italia abita appena a 30 minuti da casa mia, quindi dalle mie parti si è parlato molto di lui e del suo percorso. Il mio coach Mike McNamara mi ha raccontato di Diego, lo conosce dai tempi di Lugano e me lo ha descritto come un grande lavoratore che dà sempre il massimo. So che Giovanni Morini ha esordito quest’anno con i bianconeri. L’ho visto giocare ai Mondiali con l’Italia, ha sfoderato ottime prestazioni». Chissà, magari tra qualche anno Stephan Deluca potrà vivere la rassegna iridata in prima persona assieme a Morini e non solamente davanti al televisore.
Papà Daniele: “il ragazzo merita questa opportunità"
Un ruolo fondamentale è naturalmente quello dei genitori. «Quando Stephan ci ha espresso il suo desiderio ho subito pensato che dovevamo fare il possibile per esaudire la sua volontà», racconta il padre Daniele. Lui e sua moglie conducono un piccolo hotel-ristorante a Pozza di Fassa. «Finanziariamente stiamo abbastanza bene, la nostra attività è annuale, ma chiaramente le nostre risorse non sono illimitate e in futuro dovremo fare qualche sacrificio, la Svizzera è cara. Lo faremo volentieri. Nostro figlio è di mentalità aperta, non ho mai immaginato che potesse restare qui vivere. E poi i suoi coach continuavano a dire che aveva le capacità di emergere. Vedendolo disputare i provini in Svizzera mi sono convinto delle sue qualità. È giusto dargli questa opportunità. Ma intendiamoci, la scuola per un 15enne è importantissima e non va messa in secondo piano». Grazie ai fidati dipendenti, babbo Daniele e mamma Michela potranno recarsi ogni tanto a Bienne. «A novembre e aprile sicuramente, mentre durante la stagione invernale sarà molto difficile: saranno delle toccate e fughe», conclude papà Deluca.
Mike McNamara: “un matrimonio ideale"
L'attuale coach del ragazzo spende parole positive. «È un giocatore onesto, lavora tanto e a tutta pista», racconta l'ex Lugano Mike McNamara. «Siamo molto contenti di averlo trovato, è stata una gran fortuna. Il nostro è un “matrimonio” ideale. Il ragazzo si trova ora in una realtà più impegnativa. In Italia solitamente c’è solo un blocco competitivo, qui in Svizzera invece ci sono 3-4 linee equlibrate e di valore. Stephan può quindi progredire maggiormente. Lo impiego in tutte le situazioni speciali, è un lottatore, un tipo robusto, gioca in maniera semplice e diretta. Ha scelto il momento giusto per fare questo cambiamento di vita, inoltre pure la scuola che frequenta è molto valida. Ho subito captato che è un elemento interessante», afferma il tecnico.
Per capire se Stephan Deluca potrà sfondare nel mondo dell'hockey dovremo pazientare qualche anno. Nel frattempo registrate comunque il suo nome sullo smartphone o segnatelo sul più tradizionale taccuino.