Euro 2020

L'Inghilterra ritrova Wembley e la Danimarca

Liquidata l'Ucraina con un secco 4-0, Kane e compagni fanno ritorno a casa per la semifinale. Dove sfideranno la selezione di Hjulmand

Un biglietto per il penultimo atto che porta la firma di capitan Kane (Keystone)
4 luglio 2021
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Inghilterra contro Danimarca. È questa la sfida che propone il menu dell'Euro 2020 per la seconda semifinale, mercoledì sera a Londra, per una sfida che nella fase finale della ribalta continentale non va più in scena dal lontano 1992. Dall'anno che cioè consacrò poi i danesi campioni. Allora si giocava ancora la fase a gironi, e finì senza vincitori né vinti e a reti inviolate. Stavolta, invece, un vincitore ci dovrà per forza di cose essere.

A questo penultimo atto l'Inghilterra, alla sua terza semifinale continentale della storia, ci arriva a spron battuto, dopo aver liquidato con un netto 4-0 senza appello l'Ucraina nella sfida di Roma. Ora tra gli uomini di Gareth Southgate e la finale di Wembley c'è solo la Danimarca, da affrontare sempre nel tempio del calcio inglese. Con la consapevolezza di avere forse finalmente trovato la quadratura del cerchio nella sfida con gli ucraini, che in avvio viene sbloccata da Harry Kane. Poi la muraglia di Southgate soffre, ma resiste alle incursioni degli avversari, quindi in avvio di ripresa le reti ancora a freddo di Maguire e Kane (prima doppietta a Euro 2020), seguite dal tap-in vincente di Henderson, chiudono ogni speranza di rimonta della squadra di Shevchenko. Sotto gli occhi del numero uno dell'Uefa, Aleksander Ceferin, presente in tribuna all'Olimpico, gli inglesi restano a reti inviolate nel torneo e a questo punto si candidano seriamente come favoriti per vincere il torneo, forti anche del vantaggio casalingo della semifinale e dell'eventuale finale. «È stata una grande serata nella storia del calcio inglese – commenta Harry Kane subito dopo il triplice fischio del quarto di finale con l'Ucraina –. I miei gol? Cerco di sfruttare le occasioni che mi capitano, sto bene e nel secondo tempo siamo tornati in campo per fare ancora meglio. Adesso dobbiamo pensare alla semifinale: abbiamo fatto tanto per arrivare qui e non vediamo l'ora di giocare ancora».

La Danimarca intanto sogna...

Quasi come nel 1992, quando salirono sul trono d'Europa, nella vicina Svezia: la Danimarca di Kasper Hjuldman irrompe nelle semifinali grazie al 2-1 rifilato alla Repubblica Ceca, approdando a vele spiegate nel concentramento finale londinese. Ma soprattutto provando ad alimentare un sogno che, dopo la sconfitta nella sfida d'esordio contro la Finlandia e lo choc per il malore di Eriksen, sembrava pura astrazione. Invece, Kjaer e compagni si sono rimessi in carreggiata e, partita dopo partita, hanno costruito un capolavoro, arrivando a un passo dal podio d'Europa. Chi avrebbe potuto prevederlo? Contro una Repubblica Ceca Schick-dipendente, i danesi hanno da subito messo le cose in chiaro, ipotecato la qualificazione per la semifinale già nel primo tempo con un uno-due micidiale che ha stordito gli avversari dell'est, troppo contratti e privi di fantasia.


Delaney esulta: il sogno danese continua (Keystone)

La sfida è assai fisica, si corre tanto, si dribbla poco e alla fine lo spettacolo ne risente. Ma, come si sa, in queste partite conta solo il risultato, ossia la spada: usare il fioretto diventa rischioso. Tutti i 22 in campo lo sanno, e anche i rispettivi commissari tecnici. La Danimarca domina il primo tempo, andando a segno due volte, ma potrebbe anche triplicare e chiudere definitivamente i conti. Già dopo 5' Thomas Delaney spezza l'equilibrio della partita, raccogliendo un angolo di Stryger Larsen e battendo il portiere con un portentoso colpo di testa. I cechi accusano il colpo e i danesi cercano subito il raddoppio, in particolare con il micidiale asse Stryger Larsen-Delaney. Il 2-0 lo firma però al 42' Kasper Dolberg, grazie soprattutto all'iniziativa sulla fascia sinistra di Maehle – davvero incontenibile – che pesca il compagno in area. La conclusione di Dolberg è precisa e finisce alle spalle di Vaclik. Nel secondo tempo la partita cambia subito, perché la Repubblica Ceca la riapre dopo soli 4', proprio con Schick, sempre lui, che con un gran destro al volo dal centro dell'area batte Schmeichel, che vede all'ultimo momento il pallone. La Danimarca, che a quel punto sembra meno intraprendente, punge, i cechi attaccano a testa bassa, ma il talento latita. Nel finale, poi, ci pensa Schmeichel, con un paio di interventi prodigiosi. I danesi esultano fra le lacrime degli avversari che vedono crollare sogni e ambizioni. Mentre quelle dei danesi, di ambizioni, a questo punto spiccano il volo: «Vogliamo attaccare, e penso che solo l'Italia abbia attaccato più di noi a questo Europeo», tuona senza mezzi termini Hjulmand, un tecnico capace di plasmare una formazione a trazione anteriore, spesso istallata dalle parti della porta avversaria. Al di là del gioco offensivo, i danesi hanno nelle loro corde un'ottima predisposizione per le azioni su palle ferme. Contro la Repubblica Ceca, la partita si è appunto sbloccata su calcio d'angolo: «È una bella consapevolezza sapere che possiamo renderci pericoloso sulle palle ferme», rincara l'autore dell'1-0 di Baku Thomas Delaney. «Il nostro sogno europeo continua, noi crediamo in babbo Hjulmand, titola oggi il quotidiano Ekstra Bladet, rifacendosi all'assonanza tra il nome del selezionatore con quella di Babbo Natale ("Julemand" appunto in danese).

 

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