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‘Che stupidata Saipi, spero che non gli costi la finale’

L’ex portiere Germano Vailati, che di Coppe ne ha vinte due (una da titolare), analizza la situazione in casa Lugano dopo la squalifica del 21enne

10 maggio 2022
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«Ha fatto una stupidata che rischia di ricordare per tutta la vita».

Sì, Germano Vailati sa bene cosa significa giocare una finale di Coppa Svizzera visto che l’ex portiere ticinese nel suo palmarès ne vanta due vinte rispettivamente con il Sion (nel 2006, da titolare) e con il Basilea (nel 2017, da riserva), alle quali se ne aggiungono altre tre perse, tutte con la maglia renana (di cui una da titolare). Il 41enne oggi allenatore degli estremi difensori U18 rossoblù sa quindi altrettanto bene cosa rischia di perdere Amir Saipi: espulso (per un calcio rifilato a Fassnacht) nel finale del match vinto 3-1 sabato a Cornaredo dal Lugano contro lo Young Boys, il numero uno dei bianconeri ha ricevuto due giornate di squalifica dalla Swiss Football League, che comprendono la sfida di campionato in programma domani a Ginevra contro il Servette (alla quale non potrà prendere parte nemmeno Custodio, arrivato a quota 12 cartellini gialli in stagione) ma anche, come contemplato dal regolamento in caso di espulsione diretta, proprio la finale di Coppa contro il San Gallo. L’unica speranza per il 21enne di poter essere in campo domenica al Wankdorf è ora legata al ricorso che l’Fcl presenterà, calcolando però che il club ha tre giorni di tempo per farlo (ne rimangono due) e che l’effetto sospensivo evidentemente varrà solo sino alla decisione definitiva della Sfl. E questa potrebbe arrivare anche prima di domenica.

‘Saper gestire le emozioni è fondamentale, ma chi giocherà sarà pronto’

«Spero per lui che l’effetto sospensivo gli permetta di essere in campo a Berna, sarebbe davvero un peccato se dovesse perdere una partita del genere per una situazione così – prosegue Vailati, che con la maglia del Lugano a fine anni 90 aveva esordito, appena 18enne, nell’allora Lna –. Purtroppo nel calcio di oggi con il Var non puoi più permetterti nemmeno di fare una carezza a un avversario, lo dico sempre ai miei ragazzi, non reagite alle provocazioni. A me personalmente non è mai capitato, l’unica volta che sono stato espulso è capitato ingiustamente, perché sono intervenuto per separare due giocatori appoggiando la mano sul petto ad Andrist (che poi è pure diventato mio compagno di squadra e mi ha chiesto scusa) ma lui ha simulato un colpo e l’arbitro Bertolini ci è cascato. In ogni caso saper gestire le emozioni in campo è fondamentale e può fare la differenza tra un buon giocatore e un campione».

A proposito di gestire le emozioni, anche se dovesse poter scendere in campo a Berna, di certo dopo quanto capitato domenica – oltre all’espulsione ha pure regalato il gol all’Yb con una vera e propria papera – Saipi rischierebbe di non arrivare proprio sereno alla partitissima. E lo stesso vale per il suo sostituto Sebastian Osigwe, portiere di Coppa sino ai quarti ma soppiantato dal giovane collega in semifinale – a differenza di Watkowiak a San Gallo, che dovrebbe venir preferito al numero uno Ati Zigi anche nell’ultimo atto – e schierato una sola volta in campionato (sconfitta 3-1 con il Sion) da ottobre… «Se disponibile, credo che sarebbe giusto far giocare comunque Saipi, perché nella semifinale con il Thun era stato decisivo e perché gli altri portieri hanno accumulato pochi minuti. Lo stesso Osigwe però ha già dimostrato di avere buone qualità e in una partita secca può certamente essere protagonista. Sulla gestione dei portieri nelle varie competizioni non c’è una strategia giusta, l’importante è che siano chiari la gerarchia e il piano della società. Ho avuto allenatori come Paulo Sousa che ha mi detto "sei il portiere di Coppa" e lo ha mantenuto sino alla finale, mentre ad esempio altri non lo hanno mai detto ma mi hanno fatto giocare fino a un certo punto e poi in semifinale e finale hanno schierato Sommer. Ma funziona così, con Yann poi eravamo affiatati per cui non ci sono stati problemi, l’importante come detto è che ci sia chiarezza».

‘Il Crus è l’uomo giusto al posto giusto’

A dettare le strategie in casa Lugano dallo scorso settembre è Mattia Croci-Torti, che Vailati conosce bene… «Conosco il Crus da molti anni avendo giocato insieme ai tempi del Malcantone e sono molto felice per lui. Non nascondo che la sua nomina inizialmente mi ha sorpreso, però poi riflettendoci ti rendi conto che è stata una scelta logica visto che conosceva già l’ambiente, i giocatori e tutto il resto. E i risultati confermano la bontà della decisione della società e soprattutto del lavoro di Mattia, che sta facendo la differenza grazie al suo entusiasmo e alla sua capacità di relazionarsi con le persone, ma anche con le sue capacità, perché basta guardare le partite per capire che le prepara davvero bene. Poi non è detto che inserito in un altro contesto funzioni altrettanto bene, ma in questo momento a Lugano è decisamente l’uomo giusto al posto giusto».

Una constatazione che potrebbe trovare ulteriore conferma domenica, quando le doti di motivatore di Croci-Torti potrebbero fare la differenza… «La Coppa si vince con il cuore, ma bisogna anche avere la giusta mentalità, che deve essere quella di non mollare mai, anche se ci si ritrova sotto nel punteggio. In particolare a Sion tutto ruotava attorno a questo concetto, ci siamo sempre detti che in qualche modo avremmo girato qualsiasi situazione e spesso ci siamo riusciti. Le motivazioni fanno la differenza, più ad esempio della forma con cui ci si arriva a una finale, quella conta fino a un certo punto. Certo che a tal proposito, la lega avrebbe potuto fare un po’ più di attenzione e concedere alle due contendenti gli stessi giorni di riposo, mentre il San Gallo ne avrà uno in più. Però come detto alla fine quando le motivazioni e la posta in gioco sono così grandi, la fatica e tutto il resto diventano secondarie, chi vuole il trofeo se lo va a prendere».

Le emozioni, si torna sempre lì… «Sì, è una competizione speciale. La sensazione più intensa l’ho vissuta con il Sion nel 2006 vincendo la decima Coppa della società vallesana (in altrettante finali, ndr), è stato davvero qualcosa di incredibile. Diversa ma comunque molto bella anche quella vinta con il Basilea, perché siamo stati i primi – e finora gli unici – a riuscire a battere proprio il Sion in finale, permettendomi pure di prendermi anche una sorta di rivincita sul mio ex club, che due anni prima sempre all’ultimo atto ci aveva battuto (e io ero titolare) 3-0 davanti al nostro pubblico».

A proposito di pubblico, Vailati si augura di «vedere a Berna tanti ticinesi, perché la squadra se lo merita e i tifosi possono davvero essere il 12esimo uomo. Difficilmente i sostenitori bianconeri saranno più dei sangallesi, ma da quello che sento un po’ tutto il Ticino si sta mobilitando, per cui sono sicuro che anche il Lugano sarà sostenuto a dovere. Le premesse per una giornata di festa sembrano esserci tutte, ora sta ai giocatori farla diventare realtà».

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