Calcio

Il Lugano tra numeri e logica (del 'près')

Quello di quest’anno è il peggior inizio di stagione dei bianconeri dal ritorno in Super League. E la pazienza di Renzetti è (quasi) finita...

1 ottobre 2019
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Quello targato Fabio Celestini che tanto sta faticando in questo inizio di stagione – sì, lo stesso capace di conquistare il terzo posto in Super League pochi mesi fa – è davvero il peggior Lugano dal ritorno del club in Super League nel 2015? I numeri in questo senso sono impietosi e dicono di sì, perché nessuno nelle prime nove partite aveva raccolto tanto (o meglio poco) quanto fatto da capitan Sabbatini e compagni nel primo turno di questo campionato: 6 punti, frutto di una sola vittoria (4-0 all’esordio a Zurigo) seguita dalla miseria di tre pareggi (con Thun, Lucerna e Servette) e cinque sconfitte di fronte a Young Boys, Sion, San Gallo, Basilea e Neuchâtel Xamax, con una differenza reti che parla di 8 gol segnati e 10 subiti (-2). E ad aggravare ulteriormente il bilancio, più che l’accettabile ko in Danimarca nel primo impegno in Europa League, c’è la dolorosa eliminazione al secondo turno di Coppa Svizzera per mano del Losanna (3-0).
Un dato quest’ultimo che assieme al punto in più conquistato differenzia il bottino di questo Lugano dal secondo peggiore a livello numerico, quello di Zdenek Zeman (7). Nella prima stagione dopo il ritorno nella massima serie, il boemo aveva infatti ottenuto due vittorie e un pari nelle prime nove uscite in campionato (addirittura -12 il rapporto reti realizzate/incassate), ma era riuscito (seppur faticando e vincendo solo ai supplementari a Bellinzona) a rimanere in corsa in Coppa, trofeo poi sfumato solo in finale con lo Zurigo.
Aggiungiamo un altro punto (8) e troviamo Pier Tami, che in un’annata 2017/2018 nella quale come Celestini aveva dovuto districarsi anche in Europa League, aveva guidato i suoi ragazzi a ottenere due vittorie, altrettanti pareggi e cinque sconfitte (-5).
Tre punti in più (10) era invece stato il bottino di Guillermo Abascal (-3 la differenza reti) nell’inizio del campionato seguente, mentre il migliore allenatore in assoluto tanto per punti raccolti (ben 14) quanto per il rapporto tra gol segnati (14) e subiti (13), è Andrea Manzo, condottiero bianconero nei primi mesi della stagione 2016/2017.
Numeri che, per quanto indicativi, non dicono comunque tutto e in particolare non a Lugano, dove spesso più che la logica a incidere sulle decisioni è l’umore di chi tali decisioni è tenuto a prenderle, il presidente Angelo Renzetti. Così capita che Zeman, il peggiore come detto di coloro che hanno preceduto Celestini, sia stato l’unico ad arrivare a fine campionato, mentre a Tami (esonerato il 9 aprile) sia stato concesso ben più tempo rispetto a Manzo (19 dicembre) e Abascal (1° ottobre).
E dopo l’ultimo clamoroso rovescio casalingo con lo Xamax, alla domanda – invero un po’ tendenziosa – di un giornalista su come mai non avesse ancora esonerato Celestini, il numero uno bianconero ha faticato a replicare, uscendosene con un «forse mi sono lasciato incantare, dovrò rifletterci» preceduto da lunghi secondi di silenzio.
Un silenzio rotto lunedì, dopo appunto una notte di riflessione e confermando in sostanza quanto già detto dopo la deludente prova di una settimana fa con il Lucerna (1-1): cambiare, per ora, non ha senso. Non alla vigilia del secondo impegno in Europa (giovedì a San Gallo contro la Dinamo Kiev) e a meno di una settimana della trasferta di Sion.
Poi, però, lo stesso calendario che ha finora salvato Celestini (assieme al contratto fino a giugno 2020, mentre trovare un’alternativa in realtà non è mai stato un vero problema, tanto che anche affidare temporaneamente la panchina ai vice Conte e Croci-Torti è un’opzione), offrirà al “près” con le due settimane di pausa per gli impegni delle nazionali (il Lugano tornerà in campo domenica 20 ottobre ospitando lo Zurigo) un assist per operare l’eventuale avvicendamento. Per evitarlo, al tecnico vodese servirà quello che lo stesso Renzetti ha definito un miracolo, probabilmente due prove convincenti e almeno un successo tra giovedì e domenica. Altrimenti la fiducia, oltretutto già “forzata”, sarà davvero esaurita.

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