Calcio

Lo Xamax ha fatto Binggeli

Il presidente dei neocastellani ha azzeccato la scelta di Henchoz e la squadra è vicina alla salvezza. Ma da luglio arriverà Joël Magnin...

Kamber tende la mano a Lavanchy /Ti-Press/Golay)
11 maggio 2019
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“Non è finita finché non è finita”. Ultimo a Natale, con 4 punti da recuperare sul Grasshopper, 6 sul Lugano, 8 sul Sion e 15 sul Thun allora terzo in classifica, il Neuchâtel Xamax sta rivoltando la Super League come un calzino: nel 2019 ha ottenuto 23 punti in 14 partite (1,6 di media), ha ridotto il distacco a un punto su Sion e Zurigo (8°) e a 5 sul Lugano (3°), e ha la salvezza diretta a portata di mano. Il tutto, sotto la guida di un tecnico, Stéphane Henchoz, arrivato il 5 febbraio in sostituzione di Michel Decastel e che dal 23 marzo già sa di dover cedere la panchina a fine stagione a Joël Magnin. Una situazione quanto meno singolare... «Nel mese di novembre sia Decastel, sia Henchoz mi avevano comunicato che in caso di retrocessione non sarebbero rimasti – afferma il presidente neocastellano Christian Binggeli –. A quel punto un presidente ha il dovere di iniziare a guardarsi attorno. Inoltre, ritenevo che fossimo giunti alla fine di un ciclo e volevo portare qualche novità, dare una nuova linea al club. Ammetto però di aver commesso un errore. Avrei dovuto mettere le carte in tavola sin dal primo giorno e dire a Henchoz che pure in caso di salvezza non sarebbe stato lui il prossimo allenatore. Dopo le sue prime tre o quattro partite ho percepito un’aria nuova all’interno della squadra e a quel punto ho dovuto affrontare il problema: non volevo che Henchoz venisse a conoscenza della decisione soltanto a campionato concluso. Sono super contento del lavoro svolto da Stéphane, ma per lo Xamax abbiamo un progetto e vogliamo lavorare in maniera un po’ diversa rispetto a quelli che sono i suoi crismi». Progetti che prevedono un ringiovanimento della rosa... «Il nostro desiderio è di mantenere una buona colonna vertebrale, con giocatori quali Djuric, Doudin o Nuzzolo. Sarà però importante sfoltire la rosa, in quanto quest’anno siamo in 28 e ritengo che 22 giocatori siano sufficienti. Mi piacerebbe mettere in piedi un buon dipartimento di scouting, in modo da andare a prendere giocatori provenienti dalla Challenge o dalla Promotion per integrarli pian piano. Insomma, l’immagine che ho davanti agli occhi è quella del lavoro svolto negli ultimi anni dal Thun». A Natale la stagione dello Xamax sembrava segnata. Poi, l’arrivo di Henchoz ha mutato le carte... «Onestamente, ammetto che alla pausa il nostro unico obiettivo era rappresentato dallo spareggio: volevamo recuperare 4 punti al Gc e mantenere viva la speranza di proseguire l’avventura in Super League. Henchoz ha portato aria nuova, ha dato spazio a ragazzi sin lì poco utilizzati, lavora in modo diverso, ha portato spirito combattivo e, soprattutto, quella solidità difensiva che fino a quel momento era stata il nostro tallone d’Achille. A questo punto ci ritroviamo a un punto da Sion e Zurigo, sospinti da una dinamica positiva. Il calcio, però, è materia talmente fragile che se dovessimo perdere una o due partite sprofonderemmo di nuovo nell’abisso. Per questo preferisco non far proclami e lavorare con umiltà». Se non ci fosse stato lo spareggio, lo Xamax sarebbe già salvo. Eppure, il presidente Binggeli aveva votato a favore della sua reintroduzione... «Ritengo che fosse importante per il calcio svizzero avere il coraggio di cambiare qualcosa. E i fatti dimostrano come la scelta sia stata giusta: non abbiamo mai avuto un campionato di Super League così combattuto: certo, Yb e Basilea sono fuori dal lotto, ma tutte le altre possono ancora rimanere intrappolate nello spareggio. Inoltre, la possibilità di giocarsi la promozione anche da secondo di Challenge League garantisce al torneo cadetto un interesse maggiore. Certo, con il senno di poi penso che forse sarebbe stato meglio non appoggiare la proposta, ma se tutti i presidenti pensassero solamente al bene del loro club, senza una visione più ampia capace di far maturare tutto il movimento, il calcio svizzero non progredirebbe. A volte occorre avere il coraggio di stravolgere le cose».

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