Atletica

Forniva il doping agli atleti: finirà in carcere

Un fisioterapista condannato a 3 mesi di prigione per aver ‘aiutato’ alcune star, tra cui la sprinter Okagbare. È la prima vittima della legge Rodchenkov

Blessing Okagbare
(Keystone)
21 febbraio 2024
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Un fisioterapista texano è stato condannato oggi a tre mesi di carcere dopo essersi dichiarato colpevole di aver fornito prodotti dopanti agli atleti che presero parte alle Olimpiadi di Tokyo del 2021. Tra questi atleti, rivelano le autorità statunitensi, c'era anche la velocista nigeriana Blessing Okagbare. Eric Lira, che si definisce «chinesiologo e naturopata» è la prima persona a essere stata accusata in base alla legge Rodchenkov del 2020, che consente agli Stati Uniti di perseguire chiunque sia coinvolto in un sistema di doping internazionale, indipendentemente dalla propria nazionalità, e che prende il nome da Grigory Rodchenkov, l'informatore che svelò al mondo lo scandalo del doping generalizzato in Russia, all'inizio del 2010. «Eric Lira è stato condannato a tre mesi di carcere per il suo ruolo nella fornitura di prodotti dopanti vietati agli atleti in vista delle Olimpiadi estive del 2020 a Tokyo (poi rinviate al 2021 a causa della pandemia, ndr.)», si legge in una nota diffusa dal procuratore distrettuale di New York, Damian Williams. «La sentenza odierna contiene un messaggio chiaro, cioè che la violazione della legge Rodchenkov comporta gravi conseguenze, che vanno fino alla detenzione», ha dichiarato il procuratore distrettuale. «Un messaggio che di questi tempi assume particolare importanza, con l'avvicinarsi delle Olimpiadi di Parigi», ha aggiunto Williams.

Durante il processo, Eric Lira aveva ammesso di aver fornito prodotti dopanti a Blessing Okagbare nel periodo precedente le Olimpiadi di Tokyo, e in Giappone la sprinter nigeriana era stata esclusa poco prima di prendere parte alle semifinali dopo essere stata trovata positiva a un ormone della crescita in un controllo effettuato al di fuori delle competizioni una decina di giorni prima. Risultata in seguito positiva anche all'Epo, la trentaduenne atleta africana era stata esclusa per dieci anni da ogni competizione per aver fatto uso di sostanze proibite e per essersi rifiutata di cooperare nel corso dell'inchiesta.

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