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Del Ponte si opera ‘per evitare questo infortunio in futuro’

La ticinese è vittima di una frattura da stress. Coach Meuwly detta i tempi di recupero: ‘Allenamento a pieno regime da metà marzo, gare in estate’

‘Lo scorso anno Ajla ha dimostrato carattere’
29 novembre 2022
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Ajla Del Ponte deve nuovamente fermarsi, per la seconda volta in questo sfortunato 2022. Questa volta la ventiseienne sprinter valmaggese ha subito una tripla frattura da stress alla tibia, che la costringerà a sottoporsi a un’operazione. Per chiarire le implicazioni di questo stop abbiamo interpellato l’allenatore di Del Ponte, Laurent Meuwly: «È un infortunio serio, per questo si opererà, così non diminuirà i tempi di recupero, ma abbasserà il rischio di recidiva, l’obiettivo è di assicurare l’osso ed essere sicuri che non ci saranno passi a ritroso da qui a tre mesi, che l’osso sia stabile e che questo infortunio non si ripresenti più in futuro».

Rispetto all’infortunio alla coscia subito in febbraio cosa cambia? «Il morale è più alto che non dopo l’infortunio di febbraio, sta dimostrando pazienza e sta lavorando bene durante l’allenamento alternativo. Ora sa cosa succederà, quanto tempo ci vorrà e ha più sicurezza che dopo potrà riprendere ad allenarsi al 100% senza troppi rischi di ricaduta. L’infortunio di febbraio era più fastidioso poiché ha coinvolto molto, sollecitato negli sprint, mentre questo non è un infortunio che la ferma completamente, stiamo sempre cercando quel limite di velocità al quale può andare, i tempi per tornare al meglio sono noti, per cui è tutto un po’ più facile, non c’è troppa delusione e frustrazione».

La fase di riabilitazione come si svilupperà? «Dal giorno successivo all’operazione potrà mettere nuovamente tutto il peso sulla gamba, potrà dunque già fare molte cose in allenamento; affinché possa allenarsi a pieno regime, come se l’infortunio non fosse avvenuto, calcoliamo dodici settimane. Se tutto va bene potrà dunque allenarsi a tutta a partire da metà marzo, a quel punto potrà preparare la stagione, speriamo che possa tornare alle competizioni nella seconda metà dell’estate, nel corso di luglio. Ci saranno i Campionati del Mondo e la staffetta, ma l’obiettivo di questa operazione è anche di avere più di un anno intero di allenamento normale in vista dei Giochi olimpici di Parigi».

I primi segnali a maggio

Quand’è che Ajla ha capito che c’era qualcosa che non andava? «Ha iniziato a percepire il disturbo in certe situazioni già nello scorso mese di maggio, ma altri giorni non sentiva nulla. Avendo ancora l’altro infortunio da smaltire non ce n’eravamo occupati allora. Alla ripresa degli allenamenti i dolori sono tornati nel giro di una settimana e lì ho detto che non era normale avere questo dolore dopo due mesi senza allenarsi ed è lì che abbiamo scoperto la lesione».

La scorsa stagione è stata la più difficile dal punto di vista dei risultati per Ajla, quali insegnamenti può trarre per il futuro? «Ha mostrato comunque molto carattere in una situazione difficile, si è qualificata per i Campionati del mondo, è stata in grado di superare il trial di Langenthal resosi necessario per qualificarsi agli Europei, ma anche di rinunciare a gareggiare individualmente agli Europei, in quanto non aveva le possibilità fisiche di raggiungere l’obiettivo di una finale. Ha imparato molto sulla resilienza mentale e sul fatto che la carriera di una sportiva d’élite non è soltanto battere record, ma ogni tanto è anche attraversare dei momenti più difficili».

Per la nuova stagione si possono già stilare degli obiettivi? «Al momento è difficile stabilire obiettivi per la prossima stagione, se non quello di tornare ad allenarsi al 100% a marzo e poi di tornare alle competizioni in estate. Al momento ciò conta più della prestazione stessa, poiché il grande obiettivo sono le Olimpiadi di Parigi».

Il programma di allenamento invece attualmente cosa prevede? «Fino all’operazione, ma la strategia sarà la stessa anche dopo, si tratta di caricare il corpo progressivamente, trovando dei modi per alleggerirlo, che sia in piscina, in bici o su uno speciale tapis roulant sul quale si può togliere fino al 70% del peso corporeo, al fine di continuare a far lavorare l’osso con del peso, senza caricarlo del peso del corpo intero, ma aumentando gradualmente».

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