OLIMPIADI

Coralli in pericolo, a rischio le prove olimpiche di surf

In Polinesia monta la polemica dopo i danni arrecati alla barriera davanti a Teahupoo, dove dovrebbe sorgere la torre di 14 metri per i giudici dei Giochi

Spettacolo sì, ma a che prezzo?
(Keystone)
3 dicembre 2023
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Moetai Brotherson, il presidente della Polinesia francese, mette in dubbio l'eventualità che le gare di surf dei Giochi del prossimo anno a Parigi possano svolgersi nel sito previsto a Tahiti, la spiaggia di Teahupoo, dicendosi preoccupato per la sicurezza e i danni ai coralli causati dalla prevista costruzione dell'infrastruttura su cui collocare i giudici che dovranno valutare le evoluzioni dei surfisti. Questo dopo che venerdì scorso una chiatta da costruzione destinata a fare da prova per l'installazione della torre ha sgretolato in più punti la barriera corallina, fatto che è stato filmato, e quindi documentato, da gruppi ambientalisti. «Oggi stiamo rompendo i coralli e domani potremmo mettere in pericolo la vita delle persone se usiamo questa attrezzatura», ha detto Brotherson all'emittente locale Tntv. «Se alla fine non ci sarà una soluzione, dovremo mettere in discussione la sopravvivenza delle gare di surf a Teahupoo», ha aggiunto.

Nel frattempo, Brotherson ha annullato l'inizio dei lavori di costruzione, aggiungendo che «non potranno assolutamente venir riutilizzate le vecchie fondamenta e, secondo me, neppure la vecchia torre», proprio mentre stava riprendendo forza l'ipotesi che per i giudici possa venir messa a disposizione una vecchia torre di legno, che già si trova in loco. Brotherson ha aggiunto che non sarebbe nemmeno possibile spostare la competizione su un'altra spiaggia di Tahiti, poiché quello di Teahupoo era il sito originariamente depositato presso le autorità olimpiche come parte della candidatura francese. Mentre invece costerebbe svariati milioni di euro spostare gli eventi di surf in una sede nella Francia continentale.

Tuttavia, Barbara Martins-Nio, la direttrice del sito olimpico di Tahiti, si dice fiduciosa che possa «esistere una soluzione tecnica. Una nuova torre e nuove fondamenta sono l'unica via». Riconoscendo però che «è effettivamente difficile accedere al sito, e se non ci riusciremo dovremo chiederci tutti insieme cosa succederà dopo».

Sono già oltre 168mila le firme raccolte dalla petizione online contro la progettata torre in alluminio destinata ai giudici, e che dovrebbe raggiungere un'altezza di 14 metri, mentre centinaia di persone hanno protestato presso lo stesso sito di Teahupoo. «Non ha alcun senso aver bisogno di una torre così gigante per un evento di un paio di giorni», ha scritto online la leggenda americana del surf Kelly Slater, invitando invece a «finanziare le infrastrutture locali».

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