basket

Massagno a Neuchâtel per riattaccare la spina

In gara 3 delle semifinali la Sam ha il potenziale necessario per riportare il vantaggio casalingo dalla sua parte. A patto però di giocare di squadra

«Riprendiamoci il fattore campo», è il primo messaggio di coach Gubitosa in vista dell’insidiosa trasferta di sabato a Neuchâtel per gara 3 delle semifinali dei playoff. «Se, giocando male, abbiamo avuto anche la possibilità di girare la partita negli ultimi due minuti, significa che abbiamo un maggior potenziale rispetto al Neuchâtel. Ma non serve averlo se non lo metti in campo».

Parole corrette e che testimoniano di una gara due assolutamente insufficiente da vari punti di vista: in primis la difesa, in particolare contro Fofana e Colon, ai quali è stato permesso di tutto e di più, passati da gara 1 a gara 2 da 21 punti a 43 punti. Poi la cattiva scelta delle soluzioni offensive, soprattutto per le forzature e i tiri fuori ritmo, il 5/21 da 3 lo dimostra: tiri fuori logica, vale a dire con nessun rimbalzo, quando James e Nikolic avevano il dominio dell’area, a testimonianza dei 32 punti realizzati e con Giddens in panca per più di tre quarti di gara e 1 rimbalzo.

Insomma, lo abbiamo scritto anche in settimana, una Spinelli con la spina staccata. Infine, ma è una spina in più, le continue lamentele con gli arbitri che producono solo tecnici, due martedì sera, e nervosismo. Per un arbitraggio, va pure sottolineato, che ha adottato una linea molto restrittiva in fatto di gioco sporco ma che gli arbitri hanno saputo mantenere sino alla fine, dando alla contesa un equilibrio di valutazioni molto lineare e con pochi errori. Del resto non è la prima volta che mettiamo in evidenza questi aspetti e ne conviene anche Gubitosa: «Martedì c’è stato un nervosismo che non sono riuscito a limare né prima della gara né durante i time out: ho cercato di dare tranquillità e le giuste energie positive, ma troppi sono stati presi da frenesia ed egoismo. Noi dobbiamo vincere giocando assieme, altrimenti annulliamo le qualità tecniche dei singoli. È sempre difficile cambiare certe "inerzie" mentali, inutile nasconderlo».

Diciamo allora che tutto parte… dall’inizio e cioè dalla consapevolezza dei propri mezzi e dal valore dell’insieme. Abbiamo visto che, a cominciare da Taylor, il gioco era troppo "fermo" e il coinvolgimento del quintetto in campo molto ristretto: ne conseguiva che la difesa avversaria aveva tutto il tempo di adeguarsi, di recuperare sui blocchi e di anticipare mosse scontate. Tutte cose che una circolazione veloce della palla e i movimenti sincroni non concedono all’avversario. Se la Sam saprà far tesoro di tutti gli errori commessi, il fattore campo tornerà in Ticino. Zitti e remare assieme.

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