Swimrun

Sabina Rapelli, tra terra e acqua mirando a una medaglia

La ticinese, in coppia con Alexis Charrier, il 6 settembre parteciperà al suo terzo World Championship Ötillö in Svezia. Obiettivo: il podio.

Sabina Rapelli e Alexis Charrier
31 luglio 2021
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Lo sguardo è già rivolto al 6 settembre, quando nell’arcipelago di Stoccolma si disputerà quello che è considerato il campionato mondiale di swimrun: 65 chilometri a corsa e dieci a nuoto da isola a isola, “ö till ö” in svedese (da qui il nome della competizione che, disputata per la prima volta nel 2006, aveva di fatto dato il via a questa disciplina). «L’obiettivo è una medaglia, ma il livello è altissimo e in una gara così lunga può succedere di tutto». Sabina Rapelli sa di cosa parla, perché quella sfida l’ha già affrontata due volte. La seconda, nel 2019, con Alexis Charrier con il quale gareggerà anche quest’anno. Arrivarono quarti nella categoria mista, «ma rispetto ad allora, quando andammo ‘solo’ per accumulare esperienza, abbiamo compiuto un grande salto». Oggi, afferma la 27enne di Stabio, «siamo sicuri dei mezzi che abbiamo e del livello raggiunto. Poi, se non riusciremo a centrare il podio, farà nulla: sapremo di avercela messa tutta».

I risultati colti dopo il World Championship Ötillö 2019, motivano le ambizioni di fare bene all’appuntamento più prestigioso in calendario, annullato nel 2020 a causa della pandemia. «Un terzo posto in Francia, nell’ottobre 2019, ci aveva fatto capire di avere le possibilità di arrivare più in alto». Era seguita la vittoria di categoria a Catalina Island, nella prima gara del circuito Ötillö organizzata negli Usa; alla quale Sabina e Alexis avevano partecipato aggiudicandosi una competizione in Inghilterra l’estate precedente, il cui premio era il volo.

Il lockdown ha complicato un po’ la preparazione «e, come per tutti gli sportivi, la difficoltà era dovuta anche all’incertezza di quando avrebbero ripreso le gare e quindi all’assenza di obiettivi precisi. Siamo comunque riusciti ad allenarci, non in gruppo ma per conto nostro, con il lago a prendere il posto della piscina per il nuoto, rispettando le limitazioni legate alla diffusione del coronavirus».

Alla ripresa delle gare, nell’estate 2020, Sabina e Alex hanno collezionato un primo e un secondo posto di categoria; entrambi ottenuti in Francia. «Ci siamo poi concessi una pausa per ricaricare le batterie: siamo partiti in vacanza e abbiamo praticato altre attività, come lo sci o le escursioni salendo in ciaspole e scendendo in snowboard; così da staccare dalla routine». La seconda ondata della pandemia ha di nuovo messo in stand-by le competizioni. «Il circuito Ötillö ha ripreso a giugno e abbiamo scelto di partecipare alla tappa in Svezia, poiché ha un tratto di gara che corrisponde a un pezzo del Mondiale». Chiudono terzi di categoria e «molto contenti, perché le squadre più forti al mondo sono quelle svedesi. Ottenere quel risultato pur commettendo errori (ci siamo anche persi su un’isola), ci ha soddisfatti, anche perché nel 2019 non riuscivamo a tenere il passo dei team più forti».

Il salto di qualità è arrivato grazie ai miglioramenti ottenuti in entrambi gli sport. Sabina «cercando di correggere le mie debolezze nel nuoto, lavorando parecchio sulla tecnica per riuscire ad avvicinarmi al livello»; e Alexis alzando ulteriormente un livello comunque già buono. «Nella corsa ci siamo concentrati sull’aspetto aerobico; abbiamo abbassato i nostri tempi sulle distanze corte, cinque e dieci chilometri; ma abbiamo fatto progressi pure a livello tecnico. I trail in Svezia sono parecchio tecnici e dopo due anni e diverse gare là, siamo progrediti tanto in quel senso e ciò ci permette di essere più veloci su quei percorsi difficili».

‘Ci motiviamo a vicenda’

Coppia nello sport e coppia anche nella vita, Sabina e Alexis in questo senso nello swimrun non sono la regola. «Non tutti i team sono composti da partner». Un doppio rapporto che può avere il vantaggio di «saperci motivare a vicenda. E questo, quando la motivazione di uno dei due non è al massimo, è un elemento importante e ci consente di riuscire ad allenarci sempre; perché se uno di noi fatica un po’, sente che l’altro c’è. Inoltre siamo in grado di organizzarci bene anche nella quotidianità e nella pianificazione delle gare».

Per contro – spiega Sabina Rapelli – a volte si creano situazioni non semplici. «Ad esempio quando uno è in difficoltà o un po’ scarico, l’altro investe parecchie energie per riuscire a motivarlo. Perciò il modo in cui uno di noi si sente, influisce sull’altro anche nella preparazione. È vero che non ci alleniamo sempre insieme, però lo facciamo la maggior parte delle volte». L’inevitabile maggiore confidenza reciproca, «ci porta a discutere senza filtri e anche quando le cose non vanno bene, ci diciamo tutto ciò che pensiamo. Però questo è un contro che al contempo può essere un pro, perché ci consente di conoscere i nostri limiti reciproci».

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