Pugilato

La commozione di Friburgo, il vuoto, il rientro

Sabato con la riunione di Ascona torna la boxe ticinese di alto livello con i ‘pro’ Marzio Franscella e Ricardo Silva

29 maggio 2021
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Dove eravamo rimasti col pugilato? Bella domanda, la cui risposta ce la fornisce lui, Marzio Franscella, 32enne professionista ticinese prossimo al ritorno sul ring (sabato ad Ascona)  dopo una lunghissima assenza imputabile non certo alla sua volontà, bensì alla pandemia. «Marzo dello scorso anno - rammenta Marzio -. Ricordo il titolo del tuo ultimo articolo sul pugilato: “Approdo sicuro”. La storia di Danijel (Jakupovic, il suo allenatore nonché coach del Boxe Club Ascona di papà Marco, ndr)».

Grazie per l’aiuto, era più di un anno fa. Raccontai il percorso professionale e di vita di Danijel e il suo rapporto con Franscella, reduce dalla pluriennale esperienza con il compianto Alfredo Farace, molto coinvolgente anche sul piano umano, per un rapporto di grande amicizia interrotto dalla morte dell’ex allenatore del Bca, uno di famiglia in casa Franscella.

L'umiltà e l'attitudine del campione

«C’è un elemento fondamentale che lo distingue da tutti gli altri, l’umiltà - spiegò Jakupovic a proposito di Marzio -. Ne ho visti tantissimi, di pugili, in giro per il mondo, ma l’umiltà di Marzio è merce rara. Ha la testa sulle spalle. Lavora tutto il giorno, in palestra segue tutto quello che gli viene chiesto. Solo i campioni si comportano così. Ne ho visti tanti, di atleti, ma pochi al suo livello. L’altra qualità che deve sfruttare è la potenza. È un pugile un po’ lento, almeno finora, ma ha un colpo potentissimo, non tipico della sua categoria di peso. Stiamo lavorando tanto su questo aspetto. Margini di miglioramento ne ha: riguardano proprio la mobilità, la difesa e la rapidità dell’attacco. Ci stiamo lavorando».

Era l'inizio di marzo. Il primo giorni di primavera (sabato 21) avrebbe dovuto coincidere con il ritorno sul ring di Marzio ad Ascona (contro l’olandese Daku Farouk), poco più di tre mesi dopo l’importante match nella riunione internazionale di Friborgo (7 dicembre 2019), dove l’allora 31enne ticinese combattè e pareggìò il decimo incontro da “pro” della sua carriera che lo vede ancora imbattuto. Un match, quello del Forum, emotivamente molto carico, che laRegione descrisse così: “Non poteva che finire così, sopraffatti dalla commozione, stretti in un abbraccio, gli occhi gonfi di lacrime, lo sfogo più naturale che ci possa essere, dopo settimane di picchi emotivi che hanno avuto il loro culmine quando Marzio Franscella è sceso dal ring, ritrovando i suoi affetti, i suoi amici, al termine del match che gli è valso un pareggio che ne lascia immacolato il curriculum da ‘pro’ (dieci incontri, nove vittorie). Non era solo il decimo incontro da professionista, no. C’era un appuntamento con il cuore, sul ring del Forum. E c’erano emozioni vive anche sotto e attorno a un quadrato sul quale Marzio ha piantato un paletto, nel pieno di una carriera che ora deve reindirizzare, in quanto priva di uno dei suoi punti fermi, il maestro Alfredo Farace. Avrebbe preferito vincere, ci mancherebbe. Ma in fondo, il modo in cui ha preso commiato dall’allenatore che sul ring di Friborgo lo ha spinto, e che per quel match lo ha preparato finché la salute glielo ha consentito, lo ripaga, anche se senza gli interessi. Per il modo in cui ha combattuto, per come si è ripreso dopo un avvio stentato. Per non aver tradito le aspettative, tante e anche piuttosto pesanti”.

Un lavoro inedito, senza match preparatori

Un anno e mezzo senza match, una lunga finestra temporale alla quale mette fine la riunione di sabato, attesa e benvenuta, che mette in palio il titolo di campione svizzero categoria supermedi. Un lasso di tempo lungo il quale Marzio ha conosciuto la gioia della paternità che ha reso molto meno dolorosa la lontananza dal ring, comunque mai del tutto abbandonato. «Con Danijel abbiamo lavorato molto bene, in questi mesi un po’ pazzerelli. Lo abbiamo fatto in maniera un po’ inedita, perché non è stato possibile organizzare dei match di rientro che sarebbero stati utili a entrambi. Allenamenti e sparring sono una cosa, gli incontri un’altra. Saltato un match programmato in marzo, per mia scelta non ho ripreso una preparazione specifica perché mia moglie Pamela era in dolce attesa. Nicolas è nato in ottobre. Mi sono dedicato completamente al lavoro e, soprattutto, alla mia famiglia, mettendo da parte i buoni propositi di fine estate che prevedevano che dopo la nascita di mio figlio riprendessi ad allenarmi seriamente. Ho ricominciato a farlo lo scorso dicembre, in maniera un po’ più convinta. A gennaio è partita la preparazione vera e propria in vista di un incontro a sei riprese programmato il 14 marzo a Milano, rinviato al 20, al 27, al 2 aprile e poi definitivamente annullato. È stata una seconda preparazione andata persa che mi ha comunque permesso di ritrovare una buona condizione atletica, dopo un anno di stop. Dopo un paio di settimane di allenamenti più leggeri, mi sono rimesso sotto in vista della riunione di sabato. Sono stato ad Arezzo, dove ho fatto guanti con Orlando (Fiordigiglio, ndr), e a Ravenna, con Matteo Signani, campione europeo dei medi che in giugno difenderà il titolo. Un ritorno mordi e fuggi, due giorni bellissimi e molto produttivi, a livello tecnico. Ho avuto anche sparring ad Ascona, ragazzi provenienti dall'Italia. Non ho lasciato nulla di intentato. Ora ho voglia di combattere, ma anche di lasciarmi alle spalle cinque mesi molto intensi, così da godermi la mia famiglia. La boxe è la mia passione ma nella vita ho ormai fissato anche altri priorità. Mi sono posto degli obiettivi, di cui si riparlerà però solo a dicembre. Ho ancora voglia di sacrificarmi, ma inevitabilmente le mie priorità sono diverse rispetto a qualche tempo fa. Fisicamente e di testa ci sono ancora, vediamo cosa succederà nei prossimi mesi. Al momento le cose funzionano bene perché ho trovato un buon equilibrio tra il ring, il lavoro e la famiglia che mi supporta e sopporta».

Due parole sull’avversario di sabato, il 30enne portoghese Celso “el fenomeno” Neves. «Siamo stati dilettanti assieme, nella stessa categoria, ma non ci siamo mai scontrati. Ho analizzato a fondo il modo in cui lui imposta la sua boxe: lavora molto, ha tante combinazioni, porta tutti i colpi, “disturba” con il sinistro. Un avversario ostico».

La riunione

Due incontri di alto livello

Le restrizioni dovute al covid hanno costretto Marco Franscella, presidente del Boxe Club Ascona, a limitare a due soli incontri il contenuto della riunione della Palestra Nuova di sabato sera che segna il ritorno sul ring dei due "professionisti" ticinesi più quotati, Marzio Franscella e Ricardo Silva. A margine dei match più importanti erano soliti sfilare giovani dilettanti ai quali viene chiesta ancora un po' di pazienza prima di salire a loro volta sul quadrato.

Spazio quindi a due pugili il cui ultimo match risale all'inizio di dicembre del 2019, un anno e mezzo fa, per uno spettacolo garantito dalla loro qualità e da quella degli avversari, Celso Neves per Franscella, il 34enne serbo Sladjan Dragisic per "Richi". «Silva - ricorda Marco Franscella - affronta un pugile che non ha un palmarès di primissimo piano ma ha un ranking mondiale interessante (325) che ne fa un contendente con buone credenziali. Marzio e Celso sono atleti della prima fascia mondiale (161 al mondo Neves, 250 Franscella, ndr) che si affrontano per il titolo svizzero supermedi. È vacante, di conseguenza mette i due di fronte a un esame che hanno il cinquanta per cento a testa di possibilità di superare. Neves all'attivo ha 7 vittorie e ha perso un solo incontro, in Germania, con un verdetto molto casalingo. È un pugile completo. Un avversario insidioso, per Marzio, il quale affronta il match più importante della carriera che lo potrebbe ripagare per la dedizione al pugilato dimostrata in tutti gli anni della sua attività. Potrebbe anche prendersi la rivincita per il titolo svizzero dilettanti del quale fu privato con un verdetto scandaloso».

 

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