Motori

La Dakar si chiude con l'ennesimo lutto: morto Cherpin

Durante l'ultima tappa che ha incoronato Benavides nelle moto e Peterhansel nelle auto è giunta la notizia del decesso (il 76esimo) del centauro francese

15 gennaio 2021
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La maledizione della Dakar purtroppo ha colpito anche l'edizione 2021 della grande corsa quest'anno disputata nel deserto dell'Arabia Saudita. È morto infatti il pilota francese 52enne Pierre Cherpin che, in sella a una Husqvarna, partecipava alla sua quarta Dakar. Cherpin era caduto il 10 gennaio scorso, in occasione della settima tappa, riportando gravi ferite alla testa (fortissimo trauma cranico). Dopo un primo intervento chirurgico a Gedda, il centauro transalpino stamattina è stato trasportato d'urgenza a Lille in Francia per una nuova operazione, ma è morto durante il viaggio aereo, proprio nei minuti conclusivi dell'ultima tappa, con arrivo a Gedda. La Dakar nell'edizione 2020 era stata fatale ad altri due motociclisti, Paulo Gonçalves ed Edwin Straver, e con Pierre Cherpin allunga il suo nero elenco di vittime fino ad avvicinare quota 80: sono 76 complessive, di cui 31 fra piloti e navigatori e fra questi 23 motociclisti.

Nelle moto il successo finale è andato all'argentino Kevin Benavides, su Honda. Per Benavides è la prima affermazione alla Dakar, mentre per la Casa di Tokyo è il bis della vittoria ottenuta lo scorso anno con Ricky Brabec. Nell'ultima frazione è riuscito a controllare agevolmente il britannico Sam Sunderland (Ktm), che era il suo avversario più pericoloso, terminando al secondo posto. Nella generale, quindi gloria per Benavides e secondo Brabec (4'56"), per una doppietta Honda che mancava dal 1987 (Cyril Neveau-Edi Orioli) e maturata grazie a ben 9 successi su 12 tappe. Per Sunderland, trovatosi nella scomoda posizione di dover fare da apripista nella tappa finale, il 12° posto di giornata e il 3° nella generale a 15'57".

Nessuna sorpresa nell’ultima frazione nemmeno tra le auto: la vittoria finale è infatti andata a Stephane Peterhansel, campione di costanza nell’edizione di quest’anno e vincitore per la quattordicesima volta (record assoluto aggiornato) del rally-raid, conquistato per l’ottava volta nella categoria auto, a trent’anni esatti dalla Parigi-Tripoli-Dakar vinta nel 1991 sulle due ruote, in sella alla Yamaha. ‘Mister Dakar’, alfiere del team X-Raid Mini Jcw assistito dal navigatore Edouard Boulanger, non ha dovuto forzare nella frazione che ha riportato i piloti a Jeddah due settimane dopo il prologo nella seconda città più popolosa dell’Arabia Saudita: a vincere la tappa infatti è stato il compagno di squadra Carlos Sainz, che ha sigilalto in questo modo il terzo posto assoluto e il quinto podio in una corsa che ha vinto per tre volte nella sua carriera, l’ultima lo scorso anno. Nulla da fare per l’unico pilota che, almeno sulla carta, avrebbe potuto impensierire Peterhansel per la vittoria finale, Nasser Al-Attiyah (Toyota Gazoo Racing): il qatariota ha rosicchiato 40” al francese, troppo poco rispetto al quarto d’ora che aveva ancora da recuperare. Ad Al-Attiyah resta comunque la soddisfazione del nono podio in carriera alla Dakar (tre le vittorie) e del più alto numero di tappe vinte fra le auto nell'edizione appena conclusa, ben sei su tredici (prologo compreso).

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