Swiss Olympic

‘Limitazioni necessarie, ma senza fermare lo sport’

Il capo missione di Swiss Olympic auspica che il Consiglio Federale metta un po' d'ordine all'interno delle varie regole adottate a livello cantonale

27 ottobre 2020
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Domani è il giorno: il Consiglio Federale emana nuova misure per combattere la pandemia di coronavirus. Swiss Olympic spera che la Confederazione metta un po’ d'ordine all’interno della confusione dei decreti cantonali.

Sono ore frenetiche, le sollecitazioni non mancano a Ralph Stöckli, capo missione di Swiss Olympic, incaricato anche del concetto di protezione del comitato olimpico elvetico. «Tutti cercano delle risposte che però sovente nemmeno noi abbiamo», spiega il 44enne dirigente. Non solo ogni Cantone adotta regole diverse, non è neppure sempre chiaro cosa sia permesso fare, e cosa invece no. «Per i Cantoni è incredibilmente complicato definire così a corto termine delle regole che poi risultino chiare una volta adottate. Cosa si intende per “sport di contatto”? Non c’è una lista. La pallavolo lo è? E quante forme diverse di pratica ci sono, per esempi,o nel karate? Dovremmo essere in grado, su richiesta dei Cantoni, di fornire una risposta entro un’ora a domande di questo genere, ma non conviene a nessuno».

‘Il movimento è essenziale, per i giovani’

Stöckli auspica che l’attuale matassa possa essere in qualche modo sbrogliata domani dal Consiglio Federale, dal quale spera che giungano risposte univoche e chiare. A tale scopo è stato istituito un gruppo di esperti, nel quale è rappresentato anche l’Ufficio federale dello sport. Il cui direttore Matthias Remund è pure membro della task force Covid di Swiss Olympic. Per Stöckli nella crisi attuale è ragionevole distinguere tra sport d’élite e sport per tutti, nonché difendere la pratica sportiva in un ambito della comunità piuttosto ristretto riconducibile ai bambini e ai giovani più in generale. «Se oltre alla quotidianità della scuola, sempre più esigente, i ragazzi non possono fare movimento, viene loro a mancare davvero tanto. A maggior ragione in questa stagione, nella quale uscire e praticare sport all’esterno non è poi sempre così scontato. Dobbiamo anche cercare di non disperdere un’intera generazione di giovani sportivi ai quali rischiamo di negare ogni prospettiva e di precludere tutti gli obiettivi». Ecco perché Stöckli auspica che sia mantenuta la possibilità di allenarsi anche nello sport per tutti, altrimenti detto amatoriale. «In vista della riapertura seguita al lockdown della scorsa primavera sono stati adottati più di 200 protocolli di protezione dalle più disparate discipline: rappresentano una buona base di partenza».

Mascherina fino all'inizio dell'allenamento

Una misura da adottare potrebbe riguardare la chiusura degli spogliatoi, imponendo l’uso della mascherina fino all’inizio dell’allenamento. Stöckli insiste anche sul distanziamento, senza però che questo si traduca, per esempio, nel divieto degli allenamenti di calcio che potrebbero essere riorganizzati in piccoli gruppi o con formule che non prevedano il contatto. Le limitazioni sono inevitabili, ma la pratica sportive intesa come allenamento resterebbe consentita. La cosa importante è evitare i grossi assembramenti, affinché in caso di positività la catena di contagio possa essere prontamente interrotta».

«È la salute ad avere l’assoluta priorità - ha aggiunto Stöckli - su questo non sono ammesse discussioni. Tuttavia non bisogna perdere di vista l’impatto economico di eventuali provvedimenti. In evidenza l’ex giocatore di curling pone i numerosi posti di lavoro nell’ambito del calcio e dell'hockey su ghiaccio. «Non giova proprio a nessuno l’interruzione di uno o più campionati».

Sportivi che ragionano in maniera indipendente

Responsabile della sezione Sport in seno a Swiss Olympic, David Egli aggiunge che «sono felice di non essere un politico, i quali in questo momento non hanno tutti gli elementi per prendere una decisione. Le autorità vogliono solo fare in modo che tra due mesi possano dire di aver fatto tutto quanto era possibile fare per frenare la crescita esponenziale dei contagi». Nell’attuale situazione di crisi Egli vede anche un aspetto positivo. «Gli atleti affrontano gli allenamenti con maggiore consapevolezza. In definitiva, noi vogliamo sportivi che ragionano in maniera indipendente. Per uscire da questa situazione, bisogna agire di concerto e in maniera creativa».

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