ATLETICA

'Riprovo quegli stessi sentimenti, ed è terribile'

Tommie Smith, autore del celebre gesto del pugno alzato ai Giochi in Messico, interviene sul caso George Floyd. 'Tutto mi riporta a quel giorno del 1968'

La statua che immortala il podio delle Olimpiadi 1968 nel campus dell'Università di San José, in California (Keystone)
14 giugno 2020
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È una delle immagini più celebri passate alla storia, quel pugno guantato levato al cielo sul podio di Città del Messico, quando l'americano Tommie Smith, vincitore della medaglia d'oro sui 200 ai Giochi olimpici, e il suo connazionale John Carlos diedero vita a quella che è una delle proteste più plateali nel mondo dello sport. Gesto che, tra l'altro, costò ai due l'immediata sospensione dalla squadra olimpica statunitense.

Oggi, trentadue anni dopo, l'ormai 76enne ex sprinter texano dice la sua sul caso George Floyd. Ammettendo al New York Times di «provare ancora quei sentimenti. Ed è terribile che quegli stessi sentimenti che provai allora, nel 1968, si stiano manifestando adesso». «Ci sono stati atleti che si sono messi in ginocchio, poi dei giocatori di football che si sono messi in ginocchio, e quindi ci sono stati omicidi e poi dei morti. E tutto questo mi riporta tutto al podio di Città del Messico, perché le stesse sensazioni le avevo già allora». 

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