Unihockey

'Spiace, perché non è quello che avremmo voluto''

La rinuncia del Lugano Unihockey alla licenza di Lega nazionale della Sum da ascrivere a tempi stretti, rosa inadeguata incertezza circa la categoria assegnata

5 maggio 2020
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Il tentativo andava fatto, per il bene del movimento unihockeistico femminile tutto, non solo quello d’élite rappresentato dalle Ladies della Sum, impegnata in Lega nazionale A fino all’interruzione della stagione per effetto del coronavirus. Purtroppo, però, gli sforzi congiunti di Sportiva Unihockey Mendrisiotto e Lugano Unihockey di mantenere in vita la squadra di punta della Sum con un passaggio di licenza da un club all’altro sono risultati vani.

In un comunicato redatto per mettere un po’ di ordine nei fatti susseguitisi nelle scorse settimane, le due società hanno parlato di difficoltà legate ai tempi - la lega nazionale ha imposto scadenze che era impossibile rispettare - e al numero di ragazze insufficiente ad allestire una rosa che potesse competere nella massima serie, dove era giunta al termine della trionfale cavalcata della stagione 2018/19, prima squadra della storia dell’unihockey ticinese a riuscirci.

«La Sum - precisa il presidente Fabrizio Zanetti - ha rinunciato alla punta di diamante, pur mantenendo il proprio assetto societario, con la squadra di Seconda Lega e il settore giovanile. La sezione femminile è stata ceduta al Lugano. Siamo pronti a collaborare con loro, eventualmente anche a riprendere l’attività del settore giovanile, per il bene delle ragazze più giovani che sono con noi da tempo. È giusto però che sia il Lugano a fare il primo passo, per rispetto della scelta di assumersi l’onere della Lega nazionale che potrebbe anche comportare la volontà di costruire qualcosa anche ‘sotto’».

Tempi stretti. E difficili

Fronte Lugano, il regista dell’operazione ‘passaggio di licenza’ è stato Luca Allevi, il quale si è prodigato a lungo, prima di arrendersi all’evidenza. «Una somma di alcune cose - spiega - ha fatto sì che il progetto non sia andato a buon fine. Già a metà gennaio la Sum covava l’idea di rinunciare alle Ladies. Il 5 febbraio abbiamo scritto una lettera d’intenti in cui paventavamo l’idea del passaggio di licenza dalla Sum al Lugano. Da parte nostra ci siamo detto interessati a chinarci sulla questione e a valutarla bene, sulla base delle richieste che ci sarebbero state fatte dalla lega. La Sum aveva dal canto suo ufficializzato l’idea di cedere al Lugano la sezione femminile. In assenza di riscontri, a inizio marzo ho sollecitato la federazione per sapere quali passi avremmo dovuto intraprendere. Non sarebbe corretto dare la colpa all’emergenza legata al coronavirus, tuttavia è innegabile che questa crisi è sopraggiunta in settimane decisive, impedendoci di allacciare contatti con partner di grande importanza che avrebbero potuto affiancarci. Penso alla Città, agli sponsor, alla Sum stessa. A fine marzo la federazione si è finalmente chinata sulla questione, ma nel frattempo lo stop imposto ai campionati ha decretato la salvezza della Sum (penultima). Nel vivo, di fatto, siamo entrati solo a inizio aprile. A fine mese abbiamo ricevuto una lista completa dei documenti e dei passi da fare. Tra le altre cose, vi erano due assemblee da convocare (operazione vietata, di questi tempi) e un dossier per la Lega nazionale da allestire, con tempi però troppo stretti».

Lna o Lnb?

«La seconda questione - prosegue Allevi - è tecnico-sportiva. Per portare da noi le Ladies avremmo dovuto rinunciare alla squadra che era stata appena promossa in Terza Lega, e non eravamo d'accordo. Inoltre, è emerso che una commissione apposita della Lega avrebbe fatto una valutazione della richiesta di licenza al fine di stabilire se assegnarcene una di Lna oppure una di Lnb. Non si era mai posta la questione del tipo di licenza. Noi siamo partiti con l’intenzione di rilevare la licenza di A della Sum. In questo clima, come sarebbe stato possibile garantire un budget (al quale avevamo comunque già lavorato), con tutte le difficoltà del caso dovute al momento storico particolare?»

Rosa inadeguata

Terzo anello debole della catena, l’effettivo. «All’inizio il problema del numero delle ragazze per comporre la squadra non si era posto. Nei giorni decisivi è invece emerso che le ragazze effettivamente a disposizione erano troppo poche. Due o tre juniori si sarebbero aggiunte allo zoccolo duro del Ladies Team, ma c’erano anche tante giocatrici che già sapevano che per questioni private o professionali non avrebbero potuto prendere parte con la giusta continuità a una stagione di Lega nazionale. I tempi stretti, un budget da allestire senza sapere in quale categoria avremmo militato, una rosa limitata e inadeguata sono fattori che ci hanno indotto a rinunciare. Purtroppo non abbiamo gli elementi in mano per dire di sì a cuor leggero. La delusione per aver detto di no è enorme, ma ci siamo trovati con le spalle al muro. Non è quello che volevamo».

La questione non è ancora stata del tutto abbandonata. «Ho chiesto alla federazione di valutare entro il 18 maggio la possibilità di iscrivere la squadra femminile in Prima Lega. Le Riders chiuderebbero il buco in Lna, e so che non vedono l’ora. La capolista di Prima Lega salirebbe in Lnb, e noi prenderemmo il suo posto. La squadra l’allestiremmo con le più giovani e con le ragazze disposte a continuare anche in ambito regionale. L’operazione sarebbe molto più semplice, poiché non serve una licenza. Ma non sappiamo se sarà possibile, perché creerebbe un precedente. Non dovesse andare in porto questa operazione, valuteremmo l'iscrizione della sola squadra juniori, anche se non so ancora in quale categoria. Lo faremmo in accordo con la Sum. Tutta questa situazione un lato positivo ce l’ha: abbiamo gettato le basi di una collaborazione interessante a livello regionale, che toccherà anche altri ambiti e che si prefigge di aiutare le ragazze intenzionate a continuare a giocare. A tale proposito, desidero ringraziare la Sum per averci sostenuto in questo lungo processo».

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