Parapendio

In volo come uccelli

Matteo Caprari è uno dei pochi ticinesi del parapendio competitivo. Secondo ai nazionali sincro di Villeneuve e terzo agli Air Games di Guizhou, Cina. 'Il volo ce l'ho nel sangue'

2 novembre 2018
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“Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare”. Benché a cavallo tra il XV e il XVI secolo l’idea di potersi librare nell’aria albergasse soltanto nella mente di alcuni visionari, Leonardo da Vinci ci aveva visto giusto. Perché da quando i fratelli Wright, agli albori del Novecento, riuscirono a far alzare da terra un velivolo più pesante dell’aria, l’idea di “correre a gara in volo con gli uccelli” (citando Pierangelo Bertoli) ha invaso la mente di milioni di esseri umani. I quali hanno dato sfogo alla loro passione nei modi più disparati: volo a motore, a vela, paracadute, deltaplano, base jumping con o senza tuta alare e, da ultimo, parapendio. Perché chi ha provato a sentirsi simile a un uccello non potrà tornare indietro. Il primo parapendio “moderno”, concepito speci- ficamente per il volo, venne costruito nel 1985 dal vallesano Laurent de Kalbermatten e in poco più di trent’anni ha conquistato i cieli di tutto il mondo, spodestando in popolarità il deltaplano. E, come capitato a molte attività neonate, in un batter d’occhio da sano passatempo è diventato uno sport a tutti gli effetti, con competizioni a livello internazionale.

In Ticino i praticanti di parapendio sono circa 250, ma quasi nessuno è inserito nel circuito delle competizioni. Lo è invece il 23enne Matteo Caprari, di Aurigeno, che di recente si è recato addirittura in Cina per gareggiare... «A fine agosto nella disciplina “acro” ho dapprima disputato i Campionati svizzeri a coppia a Villeneuve chiudendo al secondo posto, poi ho partecipato agli Air Games di Guizhou, stavolta in singolo, ottenendo un ottimo terzo posto». Matteo Caprari il volo in parapendio ce l’ha sempre avuto nel sangue... «Ho iniziato da piccolino, anche perché entrambi i miei genitori erano parapendisti. Il primo volo con mio padre l’ho effettuato a sei anni, poi a 16, quando ho potuto prendere il brevetto, ho iniziato a volare da solo». La patente la si può conseguire in Ticino... «Vi sono due scuole, la Paramania di Riazzino e la Pink Baron di Capolago.

La scuola consiste in un corso base iniziale di cinque giorni durante i quali si apprendono i rudimenti del volo e come gonfiare una vela. Poi, dopo un’esperienza in biposto, si inizia subito da soli, con voli controllati da terra dall’istruttore. Dopo averne fatti 50 ci si può presentare all’esame pratico. Nel frattempo si è dovuto superare anche il teorico con cinque materie: legislazione, aerodinamica, materiale di volo, meteorologia e pratica di volo». Da puro passatempo, il parapendio è diventato disciplina sportiva a tutti gli effetti... «Due sono i tipi di competizione: l’acrobazia e il cross-country, ovvero il volo di distanza. Nell’acrobazia occorre effettuare tutta una serie di figure e il volo viene giudicato in base a tecnica, coreografia ed atterraggio. Di norma si atterra su una piattaforma in uno specchio d’acqua e per ottenere il massimo dei punti occorre scendere a spirale, inclinare per toccare l’acqua con la punta della vela e con il piede, per poi fermarsi al centro della zattera. Il cross-country è invece simile a una corsa d’orientamento in aria: vi sono delle boe Gps che vanno raggiunte per poter proseguire il percorso. La partenza avviene in massa e già in volo e la vittoria va a chi giunge per primo al traguardo dopo essere transitato da tutti i punti di controllo. Infine, esiste una competizione di distanza sull’arco di un anno. Chi lo desidera carica i parametri dei suoi voli su un sito internet, alla fine dell’anno vengono estrapolati i cinque migliori voli di ogni concorrente per stilare una classifica del chilometraggio percorso».

Sono in molti a considerare, a torto, il parapendio come uno sport pericoloso... «A me non è mai successo nulla di grave. Certo, vi sono state situazioni che fanno riflettere e un paio di volte sono dovuto scendere con il paracadute d’emergenza, ma nell’acrobazia sono circostanze che si mettono in conto, perché il corpo e la vela vengono spinti al limite. Più pericoloso quando un incidente avviene in un volo di distanza, perché ci si può ritrovare su terreni accidentati – ad esempio la cima di una montagna – dove i soccorsi sono più difficili». Nel parapendio il gioco sta nello sfruttare al meglio le correnti ascensionali... «Una volta imparato a volare, il difficile è andare su, non certo tornare giù. Le termiche sono bolle di aria calda che si staccano dal terreno. L’idea del parapendista è di entrarvi per farsi portare in quota. La bolla d’aria, però, sale più velocemente del parapendista, per cui a un certo momento si viene praticamente espulsi da sotto e si inizia lentamente a scendere». Grazie alle correnti ascensionali (e all’esperienza maturata in anni di pratica) si possono raggiungere altezze ragguardevoli... «Da noi si può volare a 3’950 metri in settimana e a 4’550 nei weekend, differenza dovuta al fatto che da lunedì a venerdì occorre tenere conto dell’attività militare. Inoltre, è possibile volare fino a 600 metri dal suolo, per cui se ci si trova sopra una montagna di 4’000 metri sarà possibile raggiungere i 4’600 metri. In Svizzera il volo più alto ha raggiunto i 5’100 metri. A quelle altezze è utile utilizzare dell’ossigeno perché non è possibile effettuare un percorso di acclimatazione. Vi sono termiche che ti permettono di superare 10 metri in un secondo, velocità che ovviamente non consente all’organismo di abituarsi alla carenza d’ossigeno. Nei voli di lunga distanza il fattore dell’altitudine diventa importante, perché si rimane sul parapendio anche per 7 ore, in un continuo saliscendi alla ricerca delle correnti migliori, con escursioni termiche che rendono l’esercizio molto faticoso anche fisicamente».

Per brevetto e vela d’occasione 5’000 franchi

«Del parapendio apprezzo soprattutto la libertà che ti concede – afferma Matteo Caprari –. È possibile volare praticamente ovunque, senza restrizioni che non siano gli spazi aerei degli aeroporti. È però uno sport che comporta spese non indifferenti. Per il brevetto e per una vela d’occasione ci si può stare in 5-6’000 franchi. Poi dipende dall’indirizzo che si intende prendere, perché acrobazia e distanza richiedono vele diverse in struttura e prezzo. Si può arrivare a 7’000 franchi per una vela nuova che dovrebbe essere cambiata ogni due anni». Le competizioni sono sempre più seguite dagli appassionati... «In particolare nell’acrobazia il pubblico è presente in massa e può arrivare a 15’000 persone. Per quanto riguarda le prove di cross-country, per contro, è possibile seguirle online. Il sito propone infatti la diretta delle competizioni e tramite i segnalatori Gps in dotazione a ogni concorrente è possibile vederne la posizione rispetto agli avversari e al percorso da effettuare. In Svizzera ogni due anni viene organizzata una prova di Coppa del mondo a Disentis. Esiste inoltre uno Swiss Tour, competizione molto interessante perché strutturata – sebbene su un solo weekend invece che su un’intera settimana – come una mini Coppa del mondo, con un livello tecnico molto elevato».

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