Basket

Cedraschi: 'Per spuntarla serve la partita perfetta'

Il presidente del Lugano presenta la finale di Coppa Svizzera che i Tigers contendono all'Olympic sabato a Ginevra: 'Loro favoriti, ma ce la giochiamo'

L'abbraccio con coach Petit dopo la semifinale vinta contro Monthey vuol essere di buon auspicio (Ti-Press/Golay)
19 aprile 2018
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Sabato a Ginevra i Lugano Tigers contendono all’Olympic Friborgo la Coppa Svizzera, in una finale che il presidente dei bianconeri presenta così: «Dopo la finale di Coppa di Swissbasketball (Coppa della Lega), di nuovo l’Olympic, in Coppa: tradizione senza fine? «Diciamo che sono due club abituati ad arrivare in fondo, nonostante vi possano essere potenziali economici diversi. Tradizione e validità dei programmi portano a questo». Cosa vorrebbe sabato rispetto a Montreux? «Direi un arbitraggio più equo: l’Olympic ha alcuni giocatori molto fisici, Jurkovitz e Jaunin hanno sempre le mani addosso, il metro arbitrale non è mai costanti. Noi la fisicità la tolleriamo, ma il gioco sporco ci penalizza». Però l’Olympic è una potenza. «È una compagine completa, ha due giocatori che possono fare male in ogni momento come Touré e Mladjan, ma se limiti questi due, a loro non mancano le alternative. Sono favoriti, non c’è dubbio». Ginevra è la sede giusta? «Chiaramente in questo caso no. Lo scorso anno c’era Ginevra in finale, e quindi i 5'000 presenti sono stati un’ottima cornice. Quest’anno si arrischia il flop perché i friburghesi saranno certamente in buon numero, visto che hanno in finale anche le donne, ma i ticinesi che affronteranno la trasferta saranno pochi, benché ci siano pure due nostre squadre all’atto conclusivo. Senza dimenticare che vi è anche gara 5 dei playoff di hockey che terrà a casa non pochi sportivi». È disaffezione, quest’assenza di pubblico al seguito? «Personalmente la ritengo una delusione: abbiamo un settore giovanile che mobilita tra tecnici, giocatori e famiglie circa 800 persone: è mai possibile che siano pochissimi quelli che sosterranno la squadra in una finale di Coppa? Va bene la trasferta a Ginevra, ma un po’ più di attaccamento alla maglia ci dovrebbe essere. Quando succedono questi fatti, è opportuno fare una riflessione sul lavoro che viene svolto dal club e sugli investimenti che la società fa. È giusto dare ma sarebbe bello, almeno in occasione di appuntamenti di questo genere, anche ricevere. Il Basket Lugano non gioca per il suo presidente ma per un’intera città e, in particolare, per tutto il suo settore giovanile». Torniamo all’antico, almeno come sede della finale? «È deciso che il prossimo anno si tornerà a Friburgo, e questo è positivo, al di là di chi ci sarà in finale. Non è solo questione di tradizione, ma di centralità. Si è visto che anche Zurigo ha funzionato a singhiozzo, quindi meglio Friburgo. In Ticino? I contratti con Ginevra non permettevano cambiamenti dell’ultima ora ma, certamente, con due squadre in finale, sarebbe stata una festa per il nostro basket». Torniamo al campo: che Lugano dovrà essere? «Dobbiamo giocarcela per 40 minuti: nelle sfide di quest’anno contro i burgundi, abbiamo vinto in casa e perso tre volte fuori: all’overtime a Montreux, due volte a Friburgo. Nelle sfide di campionato siamo stati sempre in partita fino a pochi minuti dalla fine. Un paio di palloni giocati male li abbiamo pagati a caro prezzo. Ecco, se vogliamo portare a casa la Coppa, dobbiamo essere perfetti per 40 minuti. L’Olympic non perdona nessun errore». Un Lugano di… corsa? «Il gioco in transizione è il nostro forte, ma per farlo devi prendere i rimbalzi e ripartire, anche se sotto le plance non è mai facile contro i burgundi». Infatti avete patito molto la potenza di Touré: correttivi? «Di quelli devi parlare con il coach: le due squadre si conoscono bene, per cui saranno importanti i dettagli, un rimbalzo offensivo, una palla persa o recuperata, o qualche strategia nuova. E poi, lo ribadisco, occorrerà una gestione oculata della gara e non solo da parte nostra ma anche da chi fischia. Non è un mettere i piedi avanti, ma il ricordo recente di Montreux e di tante altre sfide del passato contro l’Olympic non sono fantasie o piagnistei di comodo». Friburgo favorito, quindi, ma? «Diciamo 60 a 40, ma abbiamo visto spesso come la Coppa abbia regole tutte sue. La vittoria del Winterthur lo scorso anno contro l’Elfic è stato l’ultimo esempio. Noi ci crediamo e andremo in campo per vincere, senza ombra di dubbio. Se poi saranno più bravi di noi e si aggiudicheranno la vittoria, saremo i primi ad applaudirli».

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