
Muhammad Ali è morto nella notte all'età di 74 anni in un ospedale di Phoenix, in Arizona. L'ex campione del mondo e leggenda dei pesi massimi era stato ricoverato giovedì per "precauzione". Le sue condizioni non erano state giudicate gravi, ma data l'età e il morbo di Parkinson, di cui Ali era malato da trent'anni, i medici avevano scelto la strada della prudenza.
L'ex Cassius Clay, che aveva lasciato la boxe nel 1981, era stato in ospedale diverse volte negli ultimi anni. L'ultima nel gennaio 2015, per una grave infezione alle vie urinarie. Pochissime da anni le sue apparizioni in pubblico, e nelle più recenti era apparso sempre più sofferente. Pure l'ultima volta, lo scorso 9 aprile, quando aveva voluto partecipare alla 'Celebrity Fight Night' a Phoenix, un evento annuale che è anche occasione per una raccolta fondi a favore della ricerca contro il Parkinson. "Il Più Grande" era in difficoltà fisiche, sorretto per tutto il tempo e con la faccia celata da degli occhiali scuri.
Il morbo di Parkinson di cui soffriva fu palese al mondo per il tremore delle mani mentre accendeva la torcia olimpica nel 1996, ai Giochi di Atlanta. Nonostante la sofferenza soltanto negli ultimi anni si era quasi completamente ritirato a vita privata. Diversi esperti sostengono che la malattia possa essere stata causata dai colpi incassati sul ring nel corso della carriera.