Tecnologia

Smartphone e tablet causano ritardo nel linguaggio dei bimbi

Per gli esperti mettere un bambino davanti a uno schermo è dannoso, perché lo isola e non gli permette di sviluppare un lessico attraverso la parola

Passare troppo tempo sui dispositivi elettronici fa male
(Keystone )
6 agosto 2023
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La sovraesposizione a smartphone, tablet digitali e televisione sta causando ritardi nel linguaggio dei bambini: lo afferma domenica Le Matin Dimanche, che dà voce a professionisti del ramo sanitario.

"I motivi delle consultazioni sono cambiati negli ultimi anni, probabilmente a causa della diffusione di telefoni, tablet e computer", afferma Simone Hardt Steffenino, medico assistente presso il dipartimento di psichiatria infantile e dell'adolescenza dell'ospedale universitario di Ginevra (Hug), in dichiarazioni al domenicale. "Stiamo gradualmente vedendo sempre più bambini di 3-4 anni che parlano poco o niente e che sono esposti agli schermi per diverse ore al giorno".

L'esperta parla di uno "pseudo-linguaggio" che questi bimbi hanno imparato al di fuori di una relazione con una persona reale. "Parlano molto poco o adottano un linguaggio un po‘ robotico, come quello che vedono nei video", spiega. "Possono anche esserci termini che vengono ripetuti meccanicamente, senza che i bambini ne conoscano il significato, oppure vocaboli in inglese, che non è la lingua della famiglia".

Questa situazione rispecchia quella della Francia, dove il numero di alunni che soffrono di disturbi del linguaggio è più che raddoppiato nel decennio che ha preso avvio nel 2010. Gli studi stanno stabilendo un legame con la crescente esposizione agli schermi. "Spesso vediamo che i problemi di linguaggio non vengono trattati prima dei 3 anni", si rammarica Claudia Jankech, specialista in psicologia infantile a Losanna, parlando con il settimanale. A suo avviso ci si dovrebbe invece preoccupare quando un bambino non parla a quell'età o non forma frasi coerenti.

Aude Bertras, logopedista di Losanna, è categorica: "Esiste una correlazione negativa tra l'esposizione agli schermi nella prima infanzia e il livello di vocabolario espressivo osservato in un bambino di 3 anni", dice al giornale. La specialista sottolinea tuttavia che occorre tenere anche conto di altre variabili, come il lasso di tempo e il tipo di dispositivo, la stimolazione offerta dai genitori al di fuori del mondo degli smartphone e dei computer, come pure il livello socio-culturale della famiglia.

Bertras rileva a sua volta negli ultimi tempi "difficoltà nella comprensione e nella produzione del linguaggio". A ciò si aggiungono le scarse abilità sociali dovute alla mancanza di interazione e di esperienza con gli altri, nonché il basso controllo delle emozioni, con difficoltà per il bambino a calmarsi da solo, ciò che può portare ad aggressività e passività.

Secondo gli esperti mettere un bambino piccolo davanti a uno schermo può essere dannoso, perché lo isola, ed è sbagliato pensare che impareranno il linguaggio sentendo parlare altre persone. "Spesso vediamo genitori in consultazione che hanno l'impressione che il loro bambino inizi a parlare all'improvviso, da un giorno all'altro. Tuttavia, c’è tutto un periodo di esplorazione motoria e sensoriale che è fondamentale e che precede la comparsa di parole e frasi. Anche quando non parlano ancora, i bambini comunicano attraverso gli occhi, i gesti, i suoni della bocca", spiega Simone Hardt Steffenino. "Abbiamo bisogno di comunicare e di scambiare idee, questa è la base del linguaggio, e uno schermo non può fornire questo: non può sostituire lo scambio tra due persone, soprattutto tra un bambino piccolo e il suo genitore".

Yasser Khazaal, professore dell'Università di Losanna specializzato in psichiatria e psicoterapia delle dipendenze, è d'accordo. "L'interazione con i bambini della stessa età e con i genitori rafforza l'apprendimento. I problemi possono sorgere quando il tempo trascorso sullo schermo va a scapito di questa interattività", spiega alla testata romanda. A suo avviso i genitori devono essere meglio informati. "Dobbiamo dare loro gli strumenti necessari per gestire questi nuovi sviluppi del mondo digitale. Devono sapere come comportarsi con i loro figli e dare loro stessi l'esempio, interessandosi a qualcosa di diverso dagli schermi".

La parola d'ordine dovrebbe essere moderazione. In Francia si raccomanda di vietare totalmente gli schermi prima dei 3 anni. La Confederazione segue questo approccio con la cosiddetta regola del 3-6-9-12: niente televisione prima dei 3 anni, niente console di gioco prima dei 6 anni, niente internet prima dei 9 anni e niente reti sociali prima dei 12 anni.

Gli specialisti interpellati da Le Matin Dimanche sono meno categorici. "La pandemia ha cambiato le cose e ci siamo resi conto che gli schermi possono essere utili a un certo livello, sia per mantenere i legami con i parenti lontani, sia per tenere occupati i bambini quando i genitori lavorano a casa", afferma Nevena Dimitrova, docente presso la Haute École de travail social et de la santé di Losanna.

È tutta una questione di misura", afferma la psicologa losannese. "È ovvio che lasciare un bambino di 2 anni davanti a uno schermo tutto il giorno è dannoso. Bisogna adattare la durata dell'esposizione e il tipo di contenuti in base all'età. Inoltre, è importante che i genitori siano a disposizione per discutere e commentare, soprattutto con i bambini molto piccoli".

I disturbi del linguaggio, quando si manifestano, possono fortunatamente essere trattati. La durata dell'intervento dipende dall'età del bambino: dopo i 3 anni il trattamento sarà più lungo. "I terapisti si concentreranno principalmente sugli scambi tra genitori e figli: offriamo molto dal punto di vista relazionale", sottolinea Simone Hardt Steffenino. "I genitori devono imparare a giocare con i loro figli, a leggere loro storie e a fare cose con loro. Devono riscoprire il piacere della condivisione. Tante attività si perdono con i dispositivi elettronici", conclude.

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