Racconto della settimana

La barchetta di carta

18 settembre 2015
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- Come hai saputo? -

Antonio Sella si passò un fazzoletto sulla fronte e sorrise.

- Nei nostri paesi sembrerebbero non servire i giornali. Il passaparola si trasmette come un telefono senza fili da un bar all'altro attraverso pensionati, casalinghe, mamme che si attardano dopo aver accompagnato i figli a scuola, giocatori di carte… -

- Già, immagino. Ma sai cosa succede col telefono senza fili: si parte con una parola e si arriva alla fine della fila con una parola di significato completamente diverso –

- Per questo sono qui. Alcuni dicono che il bambino l'hanno già trovato in fondo al lago, altri sostengono che sia stato rapito, altri ancora danno la colpa al padre incriminandolo delle cose più mostruose. Una signora dice persino di averlo visto salire su un'auto al parcheggio che si trova a un centinaio di metri dal canneto che fa da barriera alla piccola spiaggia. Ci sono molti curiosi in giro, ma non si vedono bambini giocare o rincorrersi con le biciclette. Pare quasi sia scattato, per loro, una specie di coprifuoco -

- Dovremo verificare tutto. Ci vorrà del tempo. Speriamo solo che questo macigno non ci travolga tutti. Noi non siamo preparati. Io, per lo meno, non lo sono -

- Mi fai entrare? –

Non si poteva dire di no ad Antonio Sella, giornalista discreto e, cosa più importante, amico di vecchia data. Al bar vicino al porticciolo, che entrambi frequentavano in gioventù, aveva persino tentato un approccio di tipo sentimentale con quella ragazza che tutti, già allora, malgrado non avesse ancora finito la scuola, chiamavano "la poliziotta". Di lei si ricordava una minigonna amaranto…

- Vieni. Guarda anche tu che tipo: più sprovveduto, più criminale o più pazzo? -

Il giornalista sorrise vedendo il signor Salomone perdersi in un puerile gioco con le matite che, sparse con discreto disordine sulla scrivania, cercava di ammonticchiare senza un filo logico.

Nel cortile si fermò una macchina.

- È Lorenzi – Adriana gli si parò dinnanzi con aria interrogativa. L'appuntato, sudato e sbuffante, depositò sul tavolo alcune barchette fatte con fogli di giornale. Una era fradicia e le varie parti si erano appiccicate tra loro.

- Sono queste? – Tutti guardarono in direzione del signor Salomone.

- Le mie barche! – esclamò dipingendo in volto uno strano sorriso che mise i brividi agli astanti.

- Sono preziose le mie barche, solcano anche i mari. Aspettano il vento con pazienza. Il loro scafo largo le fa galleggiare anche se sospinte dalle mani di un bambino -

 La faccia si fece immediatamente triste.

- Tobia. Tobia vuole bene alle barche… -

In quel mentre il telefono squillò.

- Che giornata – pensò Adriana appoggiando il cellulare all'orecchio.

- Pronto? –

- Buongiorno. Mi chiamo Ruth Salomone. Ho un problema… -

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