laR 25 anni

Scarpini neri e danesi in vacanza

15 settembre 2017
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Oggi i calciatori che vanno per la maggiore sono ricchi, viziati, tatuati e ‘social’. Al passo con i tempi. Pochissime le concessioni alla poesia, al romanticismo, in un calcio che definire ‘cambiato’ è eufemistico. Pressoché impossibile che si verifichino ancora storie – meglio sarebbe dire favole – come quella della leggendaria impresa della Danimarca campione d’Europa nel 1992. Di per sé, al netto del valore di una Nazionale storicamente di secondo piano, niente di particolarmente sconvolgente. Se non fosse che i danesi a quell’Europeo non si qualificarono. Furono ripescati, in virtù dell’esclusione dell’allora Jugoslavia, dilaniata da una guerra interna, esclusa il 31 maggio da una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Tempi cupi, bruttissima storia. Calciatori in vacanza, un allenatore che aveva programmato di rifare la cucina di casa, ma fu costretto ad affidare l’incarico a un arredatore d’interni. Improvvisazione totale, coronata dal successo finale, contro i tedeschi, conosciuti per non sbagliare mai, quando conta davvero. Lo spirito del gruppo, più della forza o della tradizione. Che storia, quella storia. Quel calcio aveva dei riferimenti: tra questi, il nero della tenuta dell’arbitro, e quello degli scarpini dei calciatori: dalle tonalità cupe di allora alla fluorescenza, al Kitsch che fa tendenza. Oggi torna il nero, e sembra di osare, di andare controcorrente. Altri tempi, altro calcio: i difensori già la facevano, ma di ‘diagonale’ ancora non si parlava. La ripartenza? C’era il contropiede; non si facevano né ‘densità’ né ‘filtro’, non si ‘attaccava la profondità’. Si attaccava e basta. La figura del telecronista era mitica. Era da solo, altro che commentatore tecnico. Alla radio imperversava “tutto il calcio minuto per minuto”. Radiolina all’orecchio, la ascoltavamo anche qui, la serie A, mentre a Cornaredo si tifava Lugano, al Lido le bianche casacche, al Comunale l’Acebe. “Goool, la Juve!”. “Noooo”, oppure ”Grandi”. La Juve divideva allora, e continua a farlo, questo non è cambiato. Quanto al resto, però, è rivoluzione. Nostalgia della Danimarca, ma tanto vale rassegnarsi.

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