laR 25 anni

Quella notte nella tipografia di via Ghiringhelli

La vecchia rotativa
(Carlo Reguzzi)
14 settembre 2017
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E se il primo numero de “laRegione”, quel lontano 14 settembre del 1992, non fosse mai apparso? Affermare che si andò a un passo dalla catastrofe può forse suonare eccessivo, ma è vero che quella fu una lunga notte zeppa di tensione. Nessuno può nemmeno lontanamente immaginare che bolgia dantesca sia la redazione di un giornale – e di conseguenza la sua tipografia – la sera che precede l’uscita del numero uno, a maggior ragione se si tratta di un progetto nuovo e ambizioso. Sembra che nulla funzioni, che tutti sia- no in ritardo, che il giornale non potrà mai apparire nelle edicole (e nelle cassette degli abbonati).

Ai tempi della nascita de “laRegione”, l’informatizzazione aveva già mosso i primi passi, ma era ancora neonata: certo, la composizione dei singoli articoli non avveniva più con il piombo, ma il processo era comunque elaborato e l’affidabilità dei computer non aveva ancora raggiunto gli standard attuali. Ogni meccanismo nuovo di pacca va oliato a dovere e “laRegione” non faceva eccezione, anche perché per la prima volta in Ticino un quotidiano proponeva delle edizioni regionali, con tanto di sostituzione in corso d’opera delle lastre sulla rotativa. Più i meccanismi sono complicati, più aumenta il rischio che un granello di polvere li mandi in tilt.

E la sera del 14 settembre, nella tipografia di via Ghiringhelli di polvere ce n’era anche troppa. Un viavai di gente che intasava l’angusto spazio nel quale i tipografi si affannavano ad incollare sull’apposito supporto le “strisciate” stampate dal computer, gente che veniva, gente che andava, sembrava che nessuno sapesse chi doveva fare cosa. Al momento di andare in macchina, l’accensione della rotativa avvenne con pauroso ritardo e per permettere ai quotidiani freschi di stampa di raggiungere notte fonda il treno che li avrebbe portati al centro di distribuzione della Posta, i pacchi di giornali furono caricati pure sulle vetture dei giornalisti.

Alla fine, come sempre, tutto si sistemò e i lettori ebbero la possibilità di leggere il nuovo quotidiano già all’ora di cappuccino e brioche. Ma per chi la visse in prima persona, quella fu una notte che non potrà mai scordare…

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