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Quanta acqua in questa nebbia

Il principio della raccolta dell'acqua dalla nebbia prevede la condensazione del vapore acqueo attraverso un sistema reticolare
20 giugno 2015
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di Fatiha Nakhli, L’Economiste, Marocco

Condensare la nebbia per ricavare acqua potabile da distribuire alla popolazione. Succede nel Nord Africa, in Marocco, a 1’225 metri d’altitudine tra le montagne del Ait Boutmezguida dove sono state costruite le prime reti cattura acqua del progetto-faro “Moissonner le brouillard”, ovvero raccogliere la nebbia.

Nella regione dove è stato installato il primo impianto, la scarsità d’acqua frena lo sviluppo economico e rende la vita quotidiana difficile. Lo stress idrico cui è sottoposta la regione del Souss ha un impatto negativo sulle popolazioni rurali: donne e ragazze passano tre ore e mezza ogni giorno a cercare il prezioso liquido in condizioni difficili invece di lavorare o frequentare la scuola.

Eppure un’alternativa esiste. Il progetto che permette di ‘strizzare’ la nebbia, unico nel suo genere nell’Africa del Nord, è stato promosso dall’associazione ‘Dar Si Hmad’. Dopo sei anni di ricerche scinetifiche, questa Ong ha installato il sistema presso cinque villaggi, due scuole e un istituto di studi superiori (‘merdersa’ in arabo) del villaggio rurale di Tnin Amellou. Obiettivo, contribuire a migliorare le condizioni di vita della popolazione indigena che conta 400 persone suddivise in 80 nuclei famigliari. In questo modo, per la prima volta da sempre,  le case della regione hanno accesso all’acqua corrente.

Il sistema utilizza una rete tesa tra due pali per catturare le goccioline d’acqua presenti nella nebbia: grazie al vento che la spinge, la foschia attraversa la reticella, si condensa e ricade in contenitore piazzato alla loro base. Goccia dopo goccia, la quantità d’acqua diventa consistente.

La messa in atto di un progetto del genere richiede, evidentemente, condizioni meteo particolari. È necessario inoltre un periodo sperimentale di almeno un anno per stabilire una buona media di raccolta. La riuscita del progetto dipende inoltre dalla volontà della comunità di impegnarsi nell’impresa e dalla messa in opera di un sistema che garantisca la durabilità nel tempo dell’impianto di raccolta. Il periodo sperimentale del progetto in corso si è protratta per cinque anni durante i quali quantitativi di acqua raccolti sono stati misurati ogni cinque giorni. Dopo il primo lustro di esperimenti, Dar Si Hmad ha ottenuto il secondo miglior risultato di raccolta dopo Oman, con 10,5 litri al giorno.

Nel frattempo alcune donne locali sono state istruite sull’uso di un telefono, in modo da poter riferire regolarmente, tramite Sms o con chiamate, sul funzionamento del sistema di distrubuzione. Le conclusioni dello studio evidenziano come, grazie alla fornitura d’acqua direttamente nelle case, le donne del villaggio si sentano più tranquille. Inoltre le malattie trasmesse attraverso le bevande sono diminuite.

A scuola, intanto, si insegna ai giovani a riconoscere la qualità dell’acqua e a prendersi cura di quella potabile, dal momento che, in questa regione, rappresenta una risorsa rara e preziosa.

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