Curiosità

St. Moritz, a tutta birra sul ghiaccio nel 'taxi' bob

Esperienza adrenalinica di un nostro giornalista sulla storica Olympia Bob Run engadinese. Si toccano i 135 km/h in un susseguirsi di curve aeree

4 febbraio 2020
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Provare l’ebbrezza di una discesa mozzafiato sulla straordinaria pista di bob, skeleton e slittino naturale di St. Moritz-Celerina, unica al mondo proprio perché “modellata” direttamente, anno dopo anno e in poche settimane, da un’équipe di specialisti austriaci senza far ricorso alla coltre artificiale. Vengono infatti utilizzati in media 5’000 metri cubi di neve e 4’000 metri cubi d’acqua e a fine stagione tutto è smantellato. Questo fa sì che il tracciato non sia mai esattamente identico da un inverno all’altro. Una vera e propria “montagna bianca” che serve non solo per delimitare il tracciato, ricoprire le pareti e livellare il fondo ma che, “impastata” con l’acqua gettata sulle fredde pareti permette di creare le tanto attese curve aeree. La pista, per intenderci, è la stessa che ospita le gare di Coppa del mondo ed è già stata teatro delle Olimpiadi invernali. È nota al grande pubblico come “Olympia Bob Run”, supera un dislivello di 130 metri e ha una pendenza media dell’8% (con una punta massima del 15%).

Fra curve paraboliche e rettilinei

L’emozione e l’adrenalina sono assicurate per tutti, anche per coloro che non hanno necessariamente dimestichezza con l’alta velocità o una condizione fisica da decatleta. Questa è sicuramente una delle più apprezzate e divertenti attrattive invernali offerte dalla rinomata destinazione engadinese. I numeri dei “coraggiosi” che la tentano lo conferma. Si sfreccia in tutta sicurezza a bordo di un bob originale, con tanto di frenatore e pilota professionisti messi a disposizione dagli organizzatori, lungo i 1’722 metri del canale di ghiaccio. Con le sue curve paraboliche e i rettilinei, il bolide, in materiale composito lungo 3,8 metri, lanciato, è in grado di superare i 130 km/h. Naturalmente il passeggero (due i posti disponibili per ogni discesa) deve essere in grado di sopportare una notevole accelerazione laterale che può essere pari a cinque volte quella della gravità (5g). Sul taxi-bob l’emozione è forte sin dall’inizio; l’ambiente ricorda quello delle gare, con grande monitor che proietta, in diretta, le immagini delle discese, il rilevamento cronometrico, le grida di incitamento di qualche parente o amico (tanto per allontanare la paura e caricarti a palla) e la voce del commentatore. E poi, ovviamente, i primi metri del tracciato, tra due muri di neve, con il ghiaccio lucido solcato solamente dai binari lasciati dai pattini e le pareti color blu.

Nel bolide

Ma prima c’è il tempo per una breve spiegazione tecnica curata da pilota e frenatore, un rapido controllo del casco (la sola componente dell’equipaggiamento messa a disposizione, perché guanti, indumenti invernali e scarpe adatte dovrebbero già essere sull’uomo). Poi si entra nello stretto bolide dalla forma affusolata. Il consiglio dato dagli esperti: state seduti con la schiena assai dritta (e non chini, come si potrebbe pensare e come avviene nelle gare), mani che stringono le impugnature poste lungo la fusoliera all’interno del bob, gambe allungate e punte dei piedi in avanti per non infastidire, nei movimenti, chi ti sta dinnanzi. Un passeggero tiene la testa leggermente inclinata sulla sinistra, l’altro dalla parte opposta, in modo da potersi gustare il tracciato e anticipare (quando mai?) le rapidissime curve che si susseguono sballottandoti come in una lavatrice. Gli occhi devono correre più veloci della slitta. La spinta iniziale, morbida, è ovviamente affidata al frenatore, perché altrimenti la quasi totalità dei candidati, invece di salire al volo come fanno i campioni rischierebbe di finire lunga e distesa sul ghiaccio col mezzo che si allontana velocemente. Scene da Fantozzi con l’autobus, per intenderci. Quindi i primi metri si percorrono a passo d’uomo (nelle competizioni il peso iniziale deve restare entro i 660 kg, mentre con la massa in velocità arriva sino a 2’520 kg), con il posteriore degli occupanti a pochi centimetri dal ghiaccio. Poi, però, le cose cambiano repentinamente e la forza di gravità entra in gioco. L’accelerazione è progressiva e qualche colpo laterale lungo la parete mette un po’ di apprensione addosso e ti fa capire che il bello sta per cominciare e che indietro non si torna. Cuore in gola, perché l’ambiente circostante ti viene incontro come una palla di cannone. Da lì in avanti è infatti tutto un susseguirsi di rumori e sensazioni di schiacciamento. Si va giù come proiettili, curve e controcurve paraboliche in velocissima alternanza ti tolgono il fiato per 75’’ o giù di lì. Poi il rettilineo finale, in leggera salita, dove il frenatore entra in azione e il siluro perde velocità fino al completo arresto. Si scende dal bob, si ripassano velocemente quegli istanti, mentre la voce dello speaker (c’è anche quella!) comunica il tempo di percorrenza lungo il budello di ghiaccio e si complimenta con gli audaci che, emozionatissimi e come in preda al delirio, si lasciano andare ad analisi fragorose. L’Olympia Bob Run è domata. Si torna alla partenza con un pulmino a gustarsi il brindisi offerto dagli organizzatori, a ritirare il diploma e le fotografie, mentre fuori gli atleti, quelli veri, preparano i loro mezzi per gli allenamenti.

Il costo

Non è, quella del bob, una “pazzia” a buon mercato, occorre ammetterlo (una discesa costa circa 270 franchi). Ma vale sicuramente la pena di essere affrontata una volta nella vita perché regala emozioni indimenticabili. Certe sensazioni, si sa, non hanno prezzo. Questa è sicuramente una di quelle. Per chi voglia calarsi fino in fondo nel ruolo, segnaliamo che nella zona della partenza è presente pure il podio per le premiazioni delle gare “vere”. Il primo gradino, per i profani, è sempre occupato dall’adrenalina. Il taxi-bob è uno sport estremo che si può praticare in tutta sicurezza grazie alla conduzione esperta di atleti specialisti della disciplina. Requisito minimo, aver compiuto 16 anni e non soffrire di problemi di salute. Per chi volesse saperne di più su questo storico tracciato, la costruzione, la sua lunga storia (la messa in servizio risale addirittura al 1904), i numerosi Campionati europei, i Mondiali (l’ultimo nel 2013) e le due gare olimpiche, segnaliamo che nella sede è presente anche un piccolo museo. 

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