La formica rossa

Colpisci e terrorizza, in versione luganese

Un gesto bolsonarista degno di una qualsiasi favela di Rio. Ma pretendere uno spazio di autodeterminazione senza passare dal dialogo resta una chimera

Il ‘sistema’ non è mai riuscito a spazzare gli ideali con le ruspe (Ti-Press)
1 giugno 2021
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Aver raso al suolo in una notte un pezzo dello stabile dell’ex Macello doveva – nella testa di alcuni – diventare la prova tangibile della forza del Municipio. Il vecchio e buon ‘Colpisci e terrorizza’ in versione luganese. Un gesto bolsonarista degno di una qualsiasi favela di Rio de Janeiro: sgombero più demolizione uguale problema risolto.

Invece le cose non stanno così. Dalle macerie del centro sociale ciò che emerge, smascherata, è tutta l’ignobile prepotenza delle autorità cittadine (mettiamoci pure il Dipartimento delle istituzioni). Prepotenza che si tramuta in ignoranza. Forse nessuno di loro si è soffermato sul fatto – storia insegna – che il ‘sistema’ non è mai riuscito a spazzare gli ideali, come quello dell’autogestione, con le ruspe.

Dall’altra parte poi, un richiamo: riuscire a ricavare uno spazio di autodeterminazione senza passare dal dialogo con le autorità (basta trovare un accordo, mica dovete chiamarli ‘onorevoli’) è una chimera. Quelli di allora lo sanno bene: un terreno va riconquistato, certo. Con le parole. Una volta ottenuto, ve lo potrete (auto)gestire.

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