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Prepotenze mondiali

Trump il bullo, Putin il manipolatore, Katz lo spaccone. Perfino un mite come Leopardi ammoniva dal farsi mettere i piedi in testa da certi prevaricatori

In sintesi:
  • Anche la ‘Fiera della Vanità’, un romanzo scritto da W. M. Thackeray quasi due secoli fa, ci ricorda le debolezze umane di oggi
  • Questi piccoli governanti delle grandi potenze sono capaci di rigirare la frittata sotto gli occhi di tutti convinti di restare impuniti 
Muro artistico con prepotenti mondiali
(Keystone)
22 marzo 2025
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“Avere sempre ragione, andare sempre avanti calpestando tutto e non dubitare mai, non sono queste le grandi qualità con cui la stupidità prende il sopravvento nel mondo?”, si chiedeva, nel 1848, W. M. Thackeray, nel suo ‘Vanity Fair’.

‘La fiera della vanità’ è la storia di un mondo senza eroi (non a caso, il sottotitolo è ‘A Novel without a Hero’) con un coro di comprimari che copre tutti i vizi e le virtù del genere umano. E due protagoniste all’estremo: un’avventuriera senza scrupoli disposta a ogni tipo di raggiro per salire la scala sociale e contare nel mondo e una donna modesta e virtuosa destinata a una vita di sottomissioni. Messa così sembra che l’autore volesse fare l’elogio dei prepotenti. In realtà, Thackeray si limitò a fare la foto, con filtro ironico, agli ingranaggi che muovono le cose umane.


Wikipedia
Una vecchia edizione inglese de ‘La fiera della vanità’

Nel frattempo, in 177 anni, l’umanità è cambiata tutta senza cambiare davvero, quindi la foto resta valida. Lo dimostrano i ripetuti atti di arroganza e protervia di questi piccoli leader al comando di grandi potenze più simili a prepotenze mondiali. A partire da Trump, che si diverte a bullizzare Zelensky con i suoi scagnozzi, come nel più sgangherato dei college movie in cui il gruppo trova ogni pretesto per angariare e tormentare chi è in una posizione di debolezza. E lo fa principalmente per un motivo: il piacere di farlo perché si è nella condizione di farlo.

Un americano che il Male lo conosceva così bene da incarnarlo, Henry Kissinger, diceva “che la debolezza ha sempre rappresentato una tentazione a usare la forza”. Anche per questo l’Europa non deve arretrare di un millimetro con Trump e con i russi, che come tutti i prepotenti rigirano la realtà, modellandola a proprio piacimento, fino a trasformare aggressori in vittime. L’ultimo esempio ce lo ha dato il Cremlino, che dopo aver invaso un Paese in violazione del diritto internazionale (un fatto, a prescindere dai pruriginosi distinguo degli incantatori di serpenti pro-Russia), giovedì ci ha fatto sapere che “l’Europa che si riarma è il partito della guerra” e che l’atteggiamento dell’Ue è controproducente in un momento in cui russi e americani “trattano la pace”. Bugie figlie del senso di impunità di chi le pronuncia riempiendosi la bocca di pace ignorando le proprie mani insanguinate.


Keystone
Katz, il ministro che sussurrava a Netanyahu

Nel coro dei prepotenti, con un prepotentissimo assolo, si è fatto notare il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che ha intimato ai palestinesi di abbandonare Gaza perché in caso contrario saranno “annientati”, visto che quel che si prospetta è una “distruzione totale”. Parole da Kapò che arrivano dopo decine di migliaia di morti (oltre 500 nei pochi giorni seguiti alla tregua) e un continuo abuso di potere, dallo stop agli aiuti umanitari al fare di tutta l’erba un fascio, trattando l’ultimo inerme neonato palestinese come il primo dei capi di Hamas.

“Non si vive al mondo che di prepotenza. Se tu non vuoi o sai adoperarla, gli altri l’adopereranno su di te. Siate dunque prepotenti”, diceva Giacomo Leopardi, che non promuoveva certo di praticare la sopraffazione, ma – al contrario – suggeriva ai miti di contrastarla con la tenacia e la fermezza, nelle idee e nei fatti. Quello del poeta italiano non era altro che un fiero “No pasarán!” ante litteram. D’altronde mostrarsi deboli di fronte a “Quei bravi ragazzi” di Trump, Putin e Katz è un atto di resa, non di pace: da cercare senza mai arretrare. Fino a farla riaffiorare in luoghi oggi impensati. Come la lettera M. che segue la W. di William e precede il cognome Thackeray, l’autore di quella storia senza eroi scritta due secoli fa e ancora in corso. Sta per Makepeace: “Fare la pace”.