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Mattarella, l’antidoto ai bulli di guerra

Il presidente italiano e le sue lezioni di storia su Hitler come argine alle bugie di Putin, Trump e Vance, paladini di una democrazia non democratica

In sintesi:
  • Il richiamo a ciò che accadde a Monaco nel 1938 è più attuale che mai. Guai a sottovalutare certe avvisaglie
  • Dio, patria e portafoglio: questa la triade di chi passa sopra a tutto e tutti, anche alla verità
Sergio Mattarella
(Keystone)
21 febbraio 2025
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“I libri di storia lo dicono, e lo dicono così bene. La cavalleria caricava e gli indiani cadevano. La cavalleria caricava e gli indiani morivano. Il Paese era giovane, con Dio dalla sua parte”, cantava Bob Dylan in “With God on Our Side”.

Che la storia, a posteriori, la scrivesse chi vince, già lo sapevamo. A dispetto di tutti gli indiani di ogni tempo e latitudine. Il recente atteggiamento di Russia e Stati Uniti, che si siedono a un tavolo per spartirsi l’Ucraina, l’Artico, le terre rare, il gas, il petrolio, le sfere d’influenza e chissà che altro, ci ricorda che chi ha più soldi e potere (e armi nucleari) può riscrivere a suo piacimento anche la cronaca, disseminando il mondo di bugie come fossero bonbon: qualcuno, senza farsi troppe domande, se le metterà in bocca a manciate, offrendole ai passanti. D’altronde, di gente disposta a sostenere che le deiezioni del re siano cioccolata è pieno il mondo.


Keystone
JD Vance

E così assistiamo al ribaltamento della realtà, con Trump che abbraccia la disinformatia del Cremlino e mette nero su bianco (su un social network creato da lui, dal nome “Truth”. E cioè “Verità”, la sua) che la guerra in Ucraina l’ha iniziata Zelensky. Un po’ come nella storiella in cui la faccia del malcapitato colpisce il pugno del gradasso di turno. Come se non bastasse, il vicepresidente di Trump, JD Vance, è andato in un luogo altamente simbolico, Monaco (lì, nel 1938, si tenne la Conferenza che diede mano libera alle mire espansionistiche di Hitler), a tenere lezioni di democrazia all’Europa, partendo con una frase da western (“C’è un nuovo sceriffo in città”) e andando avanti citando tre volte Dio (ovviamente dalla sua parte). Vance ha attraversato l’oceano per dire che l’Europa sbaglia perché non ascolta più il suo popolo. Strano che la predica arrivi dal vice di un presidente che appena quattro anni fa fece mettere Washington a ferro e fuoco dai suoi sgherri perché ciò che aveva scelto il popolo (Biden) non gli piaceva.


Keystone
I fan di Trump il 6 gennaio 2021

In un mondo di bulli da rodeo con le testate nucleari in bella vista nella fondina, è bene ricordare che esiste ancora una politica che non si basa sulla prepotenza, che crede nelle regole e nel potere della cooperazione tra Stati più che in quello dei soldi. A incarnarla, in questi giorni, è stato il presidente italiano Sergio Mattarella, un cattolico che, a differenza di Vance, nei suoi discorsi non tira in ballo Dio, ma gli uomini. “La crisi mondiale del 1929 scosse le basi dell’economia globale e alimentò una spirale di protezionismo e misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. La libertà dei commerci è sempre stata un elemento di intesa e incontro. Molti Stati non colsero la necessità di affrontare la crisi in maniera coesa, adagiandosi invece su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica. Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto – anziché di cooperazione – pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”.

Per questo paragone, tutt’altro che ardito, Mattarella è stato attaccato da Mosca e anche da quegli europei che – protetti proprio dal vivere in democrazia – osannano dittatori e prepotenti con il portafoglio gonfio, ma mai abbastanza pieno, e Dio rigorosamente dalla loro parte.


Keystone
La stretta di mano tra Chamberlain e Hitler a Monaco, nel 1938