laR+ IL COMMENTO

Serve una vera politica climatica, non una politica ideologica

La batosta presa dall'ennesima iniziativa per la decrescita è un avviso anche alla destra e all'economia: più pragmatismo e dare risposte concrete

In sintesi:
  • Il rimpallo di accuse è inconcludente e non porta a nulla
  • Il Piano energetico e climatico cantonale va nella giusta direzione
  • Coi divieti e basta non si va da nessuna parte, con consigli e sensibilizzazione più opportunità
Il problema c’è, va affrontato
(Ti-Press)
13 febbraio 2025
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La consueta tranvata popolare cui domenica è andata incontro la consueta iniziativa estrema sulle politiche climatiche da perseguire in un Paese già all’avanguardia su questo tema non può, e non deve, mettere in secondo piano il fatto che il problema dei cambiamenti climatici esiste e che, sebbene la loro mitigazione non dipenda da una nazione che conta nove milioni di abitanti sui circa otto miliardi sparsi per il pianeta, qualcosa deve continuare a essere messo in atto. Soprattutto da una maggioranza di centrodestra che non può più passare il tempo a seguire dubbie teorie negazioniste o a bastonare una sinistra che forse pecca di idealismo, ma che pure se in maniera a volte sbagliata pone il tema al centro del dibattito.

La popolazione svizzera e ticinese più volte ha fatto intendere che non è con la decrescita o con tasse e divieti che si deve approcciare il tema, ma con sensibilizzazione e incentivi. Non a caso, il Piano energetico e climatico cantonale prevede di arrivare ad abbattere del 90% le emissioni entro il 2050 in questo modo: con aiuti a chi installerà pompe di calore, con investimenti nella produzione di energie alternative, con la sostenibilità non usata come bandiera ma come concetto pratico di coesistenza. Che la strada intrapresa sia quella giusta lo confermano i numeri diffusi dal Dipartimento del territorio la scorsa settimana, nel senso che anche solo rispetto a due anni fa gli indicatori fanno intendere che la cittadinanza è propensa a fare la sua parte. Quando, va da sé, non viene messa all’indice da chi pensa di essere portavoce della verità assoluta, non sente obblighi ma consigli, non deve confrontarsi con proteste che hanno un clamore inversamente proporzionale alla loro riuscita.

Aiuterebbe, e non poco, la fine di un dualismo che in politica sarà pure sale e fonte di dibattito democratico, ma che nel concreto porta poco sia a livello di risultati, sia di cambio di mentalità. Non è più sopportabile, oggi e con gli Accordi di Parigi prossimi ad andare in frantumi, che sulla politica climatica ci si limiti alla sinistra che accusa la destra di essere insensibile e alla destra che accusa la sinistra di essere idealista ed esagerata. Se una sintesi potrebbe essere lo slogan ‘ecologia senza ideologia’, tra i tanti coniati dal presidente del Plr Alessandro Speziali in questi anni, più concretamente è davvero venuta l’ora che la destra, maggioranza si diceva sia in Svizzera sia in Ticino, comprenda come le sfide del cambiamento climatico debbano meritare anche una risposta che è pienamente nelle loro corde. Perché in soldoni si parla di ricerca scientifica, riqualifiche professionali, nuovi posti di lavoro ben pagati, concorrenza tra aziende, sviluppo di competenze, produzione di materiali e conquista di fette di mercato. Una vasta raccolta di quello che dovrebbe vedere qualsiasi destra protagonista e sul fronte.

Qualche imprenditore si è già attivato. La sequenza di ricorsi sul Parco solare del Tamaro, prevedibile come la caterva abbattutasi ad esempio sulla rete Tram-Treno del Luganese, fa parte del gioco. Ma l’economia e la destra di questo cantone non possono più rimanere ancorate all’inconcludente rimpallo di accuse e bisticci con la sinistra e, anche col cinismo che a volte è necessario, passare da un problema a una soluzione remunerativa sul mercato, e con benefici a lungo termine per tutti. Non è sempre colpa degli altri. Da una parte e dall’altra.