laR+ IL COMMENTO

L’Europa smarrita e la trappola di Musk

‘Minimo Stato e massima libertà’, individuale e imprenditoriale: l'inventore di Tesla vuol far diventare il vecchio continente trumpianamente ‘Mega’

In sintesi:
  • Musk è partito all’attacco scegliendo e sponsorizzando il peggior anti-europeismo dei partiti di destra radicale
  • Un grimaldello per metter fine al progetto comunitario, colpendolo possibilmente nel suo momento più difficile
(Keystone)
6 febbraio 2025
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Dunque Elon Musk ci invita a lanciare “Mega”, acronimo che, mutuato dal trumpismo, è da intendersi come “Make Europe Great Again”. Di nuovo grande. Ma a quale “grandezza” pensa il geniale multimiliardario americano mentre il suo presidente minaccia di “punire” anche il Vecchio continente con i dazi che devono riequilibrare i surplus commerciali sfavorevoli agli Usa ma che rischiano di tramutarsi in un boomerang per l’economia dell’America stessa? Nonostante la confusione di queste prime spanne del secondo mandato del “tycoon”, la risposta non è difficile.

Trump ragiona da commerciante, pieno di rabbia vendicativa, convinto della forza anche militare del suo Paese, quindi minacciosamente imperiale (dal Canada, alla Groenlandia, a Panama); Musk invece pensa da visionario, seguace del transumanesimo, disciplina per cui basterebbe affidarsi alla scienza per risolvere qualsiasi problema del genere umano. Certi loro proclami potranno perciò sembrare in scarsa sintonia. Ma condividono il bersaglio grosso, appunto l’Europa. Già durante il primo mandato, il pregiudicato e condannato capo della Casa Bianca manifestò tutto il suo disprezzo per la parte di mondo da cui partì la sua famiglia tedesca (a proposito di immigrati...): per lui, un aggregato di nazioni avide, impigrite, approfittatrici dell’ombrello statunitense. Per Elon Musk, silenzioso ma convinto difensore del “primato bianco”, un territorio, l’Europa, da conquistare al suo progetto universale, di nuovo mondo tecno-comunicativo, politicamente illiberale, e di destrutturazione degli equilibri democratici.

Quindi, “minimo Stato e massima libertà”, individuale e imprenditoriale. Che è la sostanza del “Maga” trumpiano. Se vale per l’America, deve valere per l’Europa. A cui conviene farsi cooptare nella nuova disciplina cesellata (finché è economicamente interessante) negli asettici laboratori della Silicon Valley. Non è fantapolitica. È già realtà. E infatti l’inventore di Tesla è presto partito all’attacco, scegliendo e sponsorizzando al di qua dell’Atlantico il peggior anti-europeismo dei partiti di destra radicale, che non sono soltanto euro-scettici – sarebbe troppo poco – bensì euro-demolitori. A cominciare dall’AfD tedesca, “l’unica – ha ammonito il più ricco uomo del mondo – che può salvare la Germania”, e poco importa se nel suo Dna sono ancora ben presenti istinti e malinconie neonazisti. L’importante è che diventi il più efficace grimaldello per metter fine al progetto comunitario, colpendolo possibilmente nel suo momento più difficile: un’Ue disorientata, incapace di un progetto unitario di concorrenzialità, in grande ritardo tecnologico nei confronti di Usa e Cina. “Ha preso d’assalto l’Europa”, si è infatti compiaciuto Trump presentando Giorgia Meloni, a sua volta convinta di poter diventare l’unificatrice dei due mondi.

Tutto in essere. Per cui c’è ancora da sperare che questa Europa oggi così smarrita non voglia diventare trumpianamente “Mega”. E che invece recuperi velocemente la sua ragion d’essere. Che deve essere democratica e sociale. Certo, anche attraverso uno snellimento di procedure e organizzazione. Mentre la “grandezza” a cui l’invita Elon Musk è solo disgregazione e assoggettamento. Suicidio garantito.