Ci sono stati abusi nei processi di adozione? Certo, e per impedire la tratta dei minori la Convenzione dell’Aia (1993) ha preso efficaci provvedimenti
A proposito di adozioni: lui vuole proibire quelle internazionali. È la proposta, per molti versi sconcertante, del consigliere federale socialista Beat Jans che mi pare concedere molto alle brume trumpiane e poco al flebile e declinante venticello della solidarietà e dei diritti umani: chiudere chiudere chiudere è la parola insistita dei nuovi tempi. Il pronome Noi, che include, è quasi fuori uso. Difficile camminare insieme: si preferisce andare separati. Prevale la gretta ragion di Stato e la politica senza umanità, sempre più indifferente ai grandi principi che dovrebbero reggere le nostre democrazie ormai allo stremo. È, quello di Jans, un esempio di desolante semplicismo politico che ignora la complessità delle vicende umane e la spiana con la ruspa.
Ci sono stati abusi e illeciti nei processi di adozione? Certo, e per impedire la tratta dei minori la Convenzione dell’Aia, 1993, ha preso efficaci provvedimenti e continua a vigilare. Ma per il basilese Jans non basta eliminare i rami storti: troppo fastidio, meglio recidere l’albero e il problema è risolto. Comportamento vergognoso e indecente, in linea con l’aria che tira: i sentimenti generosi, la solidarietà umana, le speranze di grandi e piccoli di amare ed essere amati non sono molto di moda. Brutti tempi. I bambini di laggiù lasciamoli laggiù e le famiglie di quassù non si affliggano: si rimedia con la procreazione artificiale e la tecnica fa miracoli. Intanto, noi genitori adottivi ci siamo sentiti ripetere che l’adozione non è una colpa ma nemmeno un diritto.
La mia perplessità: cosa sta succedendo a quell’area politica che il ministro rappresenta e che si è fatta paladina fino a ieri dell’universalità dei diritti e della difesa degli indifesi? Ho visto socialisti approvare seppur con imbarazzo la scellerata proposta, ho avvertito il silenzio dei più e sono in pochi a biasimare l’indegna proposta. “Kind mit dem Bade ausschütten”, buttiamo il bambino con l’acqua del bagno, avrà pensato il ruspista basilese e il più è fatto: in fondo – avrà desunto il preminente – si toccano solo fluttuanti diritti umani e sentimenti in disuso e si può farne a meno senza troppo scalpore. E allora perché la teoria di Jans non la estendiamo a tutto lo scibile umano? Qua e là c’è qualcosa da migliorare? Individuare i nodi da sciogliere costa impegno, amministrativo e finanziario: meglio chiudere e il fastidio non c’è più. Chissà se il capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia coglie il paradosso e la non lieve dissonanza del suo agire?
“Il benessere del bambino viene prima di tutto”, ha sentenziato il ministro e poi ha fatto esattamente l’opposto di quanto raccomandato dalle varie Convenzioni del 1989 e del 1993. Le riassumo in due parole: l’adozione è uno strumento indispensabile e irrinunciabile per garantire a ogni bambino “il diritto a una famiglia”: e allo Stato va il compito di vigilare sulla correttezza delle procedure. La Convenzione dell’Aia, sottoscritta dalla Svizzera, ci informa che il fine dell’adozione internazionale è quello di assicurare ai fanciulli del mondo “felicità, amore e comprensione”. Con il buon senso si arriva agevolmente alle medesime conclusioni, ma di questi tempi il buon senso non abbonda.
Non resta allora che concludere con Alessandro Manzoni: il buon senso c’è ma se ne sta nascosto da qualche parte per paura del senso comune. Infatti oggi il comun sentire va in un’altra direzione e certa politica, la peggiore, l’asseconda.