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Democrazia selvaggia

Le istituzioni così come lo conosciamo sono già cadute sotto i colpi di nuovi poteri più ruspanti. Trump e Musk ne sono l’incarnazione

In sintesi:
  • In una democrazia plebiscitaria il fascismo e le sue derive contemporanee possono spingere la ruota del consenso come qualsiasi altra scoria dell’immaginario post-politico, partecipando perfino a elezioni formalmente ‘libere’
  • Come siamo arrivati a questo punto? Come si è sgretolato in pochissimi anni, e quasi senza far rumore, quello che era considerato l’assetto politico e istituzionale più avanzato ed efficiente della storia dell’umanità?
Il controverso gesto di Elon Musk
(Keystone)
22 gennaio 2025
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Dobbiamo metterci in testa che la democrazia liberale in Occidente non cadrà col botto, coi cingoli dei carri armati che sbriciolano le scalinate dei parlamenti e i dissidenti arrestati casa per casa.

La democrazia liberale è già caduta, e quelle a cui stiamo assistendo sono lotte di assestamento dentro un nuovo assetto tra gruppi di potere che possiamo schematizzare come segue: da una parte le élite “integrate” a cui le istituzioni liberali non dispiacciono, e che anzi le controllano come strumenti utilissimi, avendone pian piano reciso i legacci democratici attraverso trojke finanziarie spacciate per istituzioni economiche, commissariamenti politici contrabbandati per governi tecnici. Dall’altro nuovi poteri più ruspanti, che alla democrazia, al voto e perfino alla partecipazione non sono contrarie, dal momento che controllando media e infrastrutture possono orientarne il flusso, ma non sopportano e stanno smantellando tutte quelle istituzioni che nella prassi liberale arginano e indirizzano il potere della maggioranza: magistratura, media indipendenti, organizzazioni internazionali, infrastrutture laiche. In questo senso il “saluto romano” di Musk all’inaugurazione di Trump è tutt’uno con la propria smentita: in una democrazia plebiscitaria, senza tutela delle minoranze e con media e potere giudiziario sotto controllo, il fascismo e le sue derive contemporanee possono spingere la ruota del consenso come qualsiasi altra scoria dell’immaginario post-politico, partecipando perfino ogni quattro o cinque anni a elezioni formalmente “libere”.


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La maglia “Fight”, tra i gadget più comprati dai fan di Trump

La partita è insomma tra un assestamento liberale post-democratico e un assestamento democratico post-liberale. Le due cose insieme non le avremo più.

Non ne andasse del nostro avvenire, osservare forze e debolezze delle due parti sarebbe anche affascinante: i primi hanno un controllo capillare delle istituzioni esistenti e un tocco da pianisti, ma una incapacità di rapportarsi con l’opinione pubblica perfino più disastrosa di quella delle poche e ormai superflue forze progressiste. Gli altri una forza economica dirompente, nessuna preoccupazione stilistica, la certezza di tenere il mondo tra le dita (e come diceva Roosevelt: non sottovalutare mai un uomo che si sopravvaluta) ma anche un narcisismo patologico che alla lunga potrebbe rivelarsi il loro tallone d’Achille (con i giusti strumenti coercitivi la storia ci insegna che si può essere temuti per dieci, venti, cinquant’anni. Amati è molto più difficile).

Come siamo arrivati a questo punto? Come si è sgretolato in pochissimi anni, e quasi senza far rumore, quello che era considerato l’assetto politico e istituzionale più avanzato ed efficiente della storia dell’umanità?

Gli storici ne dibatteranno per decenni se non per secoli, difficile per noi contemporanei – anche un po’ turbati – azzardare una risposta.


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Trump extralarge

Una cosa però è chiara: mentre si presenta come riaffermazione dei nazionalismi singoli, sotto il cappello di un’aggressiva riappropriazione dell’identità “occidentale”, il nuovo assetto è in realtà un’assimilazione dell’Occidente ai sistemi oligarchici che governano il resto del mondo. È passata l’idea che per combattere Cina, Russia e potenze petrolifere dobbiamo organizzarci come loro, è passato il desiderio violento dei nostri super ricchi di assomigliare di più ai satrapi mafiosi che da anni gli fregano le ville sul lago di Como, le squadre di calcio e talvolta pure le mogli.

Non illudiamoci di aver già visto la violenza dei nuovi padroni dell’Occidente. Sono come bambini selvaggi che la violenza l’hanno appena scoperta.