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Sempre e solo il secondo sesso

Per disinnescare gli ordigni di pregiudizi che minano anche il terreno dell'Ai serve anzitutto riconoscere che il mondo è costruito su standard maschili

In sintesi:
  • La storia dell'umanità, così come ci viene tramandata, presenta un enorme vuoto di dati sulle donne che crea nei loro confronti innumerevoli discriminazioni
  • Discriminazioni che ora rischiano di radicarsi nei codici dei programmi informatici sempre più frequentemente impiegati in ogni ambito della vita, e di amplificarsi
(Imago)
22 gennaio 2025
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Come se li sfiorassero solo tangenzialmente, le richieste delle donne vengono molto più spesso ignorate o non capite dagli assistenti per la navigazione delle auto rispetto a quelle degli uomini. «L’agente vocale prende più in considerazione mio marito che me», conferma Monica Landoni, professoressa di informatica all’Università della Svizzera italiana, che spiega come il fenomeno sia da ricondurre al fatto che questo tipo di dispositivi sono allenati su voci maschili. O meglio, si basano su un processo di apprendimento a partire da dei grandi database di registrazioni in cui predominano le voci maschili. A farne le spese non sono solo le automobiliste: da uno studio sui promemoria registrati con applicazioni di dettatura da parte di medici in servizio nei Pronto soccorso risultano molti più errori di trascrizione quando a impiegarli sono delle donne. Si tratta di due esempi presi da una lunga galleria di circostanze che mostrano come l’intelligenza artificiale possa rivelarsi un nuovo amplificatore delle disparità di genere.

Circostanze ben repertoriate in un libro del 2019 – ‘Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano’ – in cui l’autrice Caroline Criado Perez, assumendo un’ampia prospettiva, illustra in che modo la storia dell’umanità, così come ci viene tramandata, si fondi su un enorme vuoto di dati relativo alle donne e questo in quanto si è deciso che le vite degli uomini dovessero rappresentare il percorso di tutta la nostra specie. Ne consegue che ancora oggi abbiamo la percezione di un mondo in cui i protagonisti sono prevalentemente maschili perché così ci continua a venir presentato: dai personaggi televisivi per l’infanzia, ai testi scolastici, dalle notizie sui media, ai nomi delle vie, fino alla pubblicità (di cui si è dibattuto ieri in Gran Consiglio senza determinare un cambio di rotta), si assiste a una dominazione culturale per cui l’esperienza e la prospettiva maschili assumono una dimensione universale, mentre quelle femminili – cioè di metà della popolazione del pianeta – vengono reputate “di nicchia”.

Questa scarsa considerazione delle donne – della loro fisiologia, delle loro abitudini, dei loro bisogni, del carico di lavoro di cura non retribuito che si assumono – fa in modo che in ogni ambito della vita, dai mezzi di trasporto, ai luoghi di lavoro, alla salute subiscano dei pregiudizi. Talvolta gli effetti sono semplicemente fastidiosi – come il freddo che molto più spesso provano negli uffici dovuto alle temperature calibrate sul metabolismo maschile – mentre altre volte ne può andare della loro vita – la probabilità di morire in caso di infarto è il doppio in quanto per via della lunga esclusione sistematica femminile dagli studi clinici si trascurano o mal si diagnosticano delle patologie come quelle cardiache che si presentano in modo diverso tra i generi, nella fattispecie: affanno, nausea e intenso bruciore gastrico per le donne rispetto ai più noti dolori al petto e al braccio sinistro tipici negli uomini. Si tratta di pregiudizi che ora rischiano di radicarsi nei codici dei programmi informatici sempre più frequentemente impiegati per fare diagnosi, per selezionare i profili da impiegare nelle aziende, per garantire la sicurezza.

Per disinnescare questi ordigni di discriminazioni che minano un terreno in straordinaria espansione serve anzitutto riconoscere che, anche se non sempre in modo malevolo o premeditato, il mondo è costruito su standard maschili. Dopodiché è necessario studiare e fare spazio alle differenze, ciò che passa dall’assumersi la responsabilità di impegnarsi per aumentare la rappresentanza delle donne fino a raggiungere la parità soprattutto laddove vengono prese le decisioni. Perché altrimenti quello femminile continuerà a essere sempre e solo – come amaramente definito da Simone de Beauvoir – “il secondo sesso”.

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