laR+ LA TRAVE NELL’OCCHIO

Gli squilibrati al potere

Vogliamo un mondo migliore? Legittima ambizione ma continuiamo ad affidarci agli uomini peggiori

In sintesi:
  • Ragionevolezza e fratellanza non sono il pregio dei nostri tempi
  • Ovunque, chi pensa che l’essere umano sia incline al bene riceve clamorose smentite
(Keystone)

I politici di turno ci hanno consigliato di coltivare con il nuovo anno la speranza di un mondo migliore. Improbabile un esito felice: ragionevolezza e fratellanza non sono il pregio dei nostri tempi. Avanzano i governi dei peggiori, imperversa la kakistocrazia e i risultati si vedono. A Gaza muore un bambino ogni dieci minuti; la guerra d’aggressione putiniana non risparmia di proposito i civili; la deportazione di massa – suggerita da Trump – trova piena accoglienza nelle ultradestre europee; la signora Weidel chiarisce che i veri liberali sono i neonazisti dell’AfD e intende spazzar via gli intellettuali dissidenti; in Austria l’incaricato di formare il governo fa del Mein Kampf il suo vangelo; il Mediterraneo è il cimitero dei migranti e delle cattive coscienze. Ovunque, chi pensa che l’essere umano sia incline al bene riceve clamorose smentite.

Che dire? Il cinismo è una componente della politica. Ma oggi l’indifferenza e il disprezzo nei confronti dei valori umani, morali e sociali, intride la politica e la imputridisce. La disgiunzione fra politica, solidarietà e fratellanza ha definitivamente distrutto l’idea antica dell’arte di governare come ricerca del benessere collettivo e della giustizia sociale. Guardiamoci attorno, diamo un rapido sguardo alla Carta dei diritti fondamentali Ue del 2000: descrive un’altra epoca, oggi scolorita, fatta di rispetto della dignità umana, di uguaglianza, di solidarietà, di fedeltà assoluta ai principi di democrazia e dello Stato di diritto. Era l’età dell’ottimismo: oggi siamo all’età della politica tradita e senza umanità.

Elias Canetti, Nobel per la letteratura nel 1981, ci raccontava che il cinismo è “un movimento di massa del nostro tempo”: lo scudo di tutti noi che ci protegge dal coinvolgimento emotivo intorno ai drammi del pianeta. Oggi dilaga la marea latrante della destra illiberale e populista: esalta i disvalori che hanno devastato il mondo. Non contempla le virtù teologali.

Vogliamo un mondo migliore? Legittima ambizione, ma continuiamo ad affidarci agli uomini peggiori: Trump e la lunga fila fino a Orbán e Netanyahu, e ovviamente a Putin. E non dimentichiamo l’onnipotente Musk: se Trump si accontenta della Groenlandia e il Canada è un’opzione gradita, lui, Musk, si allarga e contende l’universo al Padreterno.

Convengo con Michele Serra: siamo al cospetto di personaggi con imponenti problemi psichiatrici. La componente psichiatrica sta influenzando in modo esponenziale la destra populista e illiberale, secondo la quale quelli che a noi appaiono cattivi comportamenti e aggressività sconsiderata altro non sono che l’espressione di naturale schiettezza di pensiero e vivace spontaneità.

Insomma, il rispetto di trattati e convenzioni fa parte del passato: il presente privilegia piuttosto le politiche delinquenziali il cui fine è il controllo del potere, il disegno personale, la sopraffazione, la prevaricazione e il dispregio dello Stato di diritto. E allora non ci resta che ammetterlo: di fronte alle nuove élite della destra che ci assedia, il politologo da solo non ce la fa più a spiegarci la politica: deve essere affiancato con urgenza da un nutrito team di psichiatri assai esperti.

E l’opinione pubblica? Quella che dovrebbe condizionare gli orientamenti politici? Non c’è più. Ci sono i tifosi sugli spalti, quelli che stanno di qua e quelli che stanno di là: in mezzo gli indifferenti che guardano altrove. Forse, con disinvolta parafrasi, si potrebbe concludere con lo stracitato Bertolt Brecht: è giunto il momento di eleggere un altro popolo che sappia scegliere meglio. Sarebbe comunque buona cosa spiegare agli urlanti prominenti di questa terra che noi liberaldemocratici lo Stato lo intendiamo al servizio del cittadino e non ammettiamo il contrario. È la differenza che corre fra lo Stato di diritto e lo Stato ambito dalle destre estreme, che più che governare per i cittadini aspira a comandare sui cittadini.