laR+ IL COMMENTO

Mendrisiotto, una regione in cerca di una identità

Le polemiche sul tema dell’aggregazione comunale e il mancato gioco di squadra rischiano di far perdere posizioni sullo scenario cantonale

In sintesi:
  • In attesa delle risultanze dello studio c’è già chi semina dubbi
  • Dibattito aperto tra i sindaci dei cinque Comuni coinvolti
Nel Basso Mendrisiotto la strada è già in salita. E manca ancora lo studio aggregativo
(Ti-Press)
24 gennaio 2025
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Il Mendrisiotto resta una regione in cerca di una sua identità forte. Mentre i Comuni, a cominciare dai due poli – Chiasso e Mendrisio –, si dibattono tra le cifre rosse delle previsioni finanziarie per il 2025 e tornano a ragionare sulla possibilità di ritoccare verso l’alto il moltiplicatore (Castel San Pietro e Brusino Arsizio lo hanno già fatto), la regione (presa tutta intera) sembra perdere (ancora) velocità nei rapporti con i piani alti (per capirci Cantone e Confederazione). Avere due Città allargate potrebbe aiutare? La Mendrisio aggregata (con i suoi dieci Quartieri) ha mostrato, come Alto Mendrisiotto, in più occasioni a oltre dieci anni dal varo dell’alleanza di far leva sulla sua nuova realtà territoriale, in particolare per attrarre residenti e aziende (dunque altri contribuenti fiscali). Nel Basso Mendrisiotto, invece, il progetto aggregativo che immagina l’unione di Balerna, Breggia, Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo sembra stentare a farsi largo, tra le polemiche e le ‘gufate’. Lo studio non è che agli inizi, eppure la strada è già lastricata di scetticismi. C’è chi, infatti, ancor prima di conoscere le risultanze del lavoro della Commissione di studio sull’aggregazione – orizzonte il 2028, preceduto dalla consultazione nell’autunno 2026 –, mette in dubbio che l’operazione possa essere vantaggiosa per chi, nella cintura chiassese, ha accettato di lanciarsi nell’avventura.

E tra le voci contro (in polemica con i vicini) vi è pure quella del sindaco di Balerna, Luca Pagani, che non ha peraltro mai fatto mistero di non crederci (all’aggregazione), scommettendo con più convinzione sulla piattaforma dei sindaci. C’è da chiedersi se il patto stretto tra i capi degli Esecutivi del Distretto possa avere una forza sufficiente per far sentire la voce della regione e, letteralmente, portare a casa risultati e aiuti concreti a favore di questa realtà a sud del Ticino. E allora perché non dare almeno una possibilità al processo aggregativo? Ma soprattutto perché non provare a superare le resistenze nei confronti di Chiasso? Il messaggio lanciato dal sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni tra le righe del suo discorso di inizio anno è chiaro. Anche se la sfida, letta tra le righe dei bilanci, appare ardua. La ‘fusione’ sarà pure un salvagente per la cittadina, ma il futuro delle comunità locali, fa memoria il sindaco di Vacallo Marco Rizza, coordinatore della Commissione, passa dal benessere del polo.

Una cosa è certa, sarà imperativo saper fare squadra, nonostante i problemi di cassa. Divisi, infatti, si rischia di non andare lontani. Il Mendrisiotto, in effetti, potrebbe rimanere al palo e perdere i grandi appuntamenti che l’attendono. Questo territorio, infatti, non può permettersi di sprecare il capitale di ‘no’ – espresso il 24 novembre davanti al potenziamento della rete delle strade nazionali – al tavolo con l’Ustra, l’Ufficio federale delle strade, di fronte al progetto di creare una terza corsia dinamica lungo l’A2 fra Lugano e Mendrisio. Senza trascurare l’obiettivo – dietro il quale qui sì che si è compattato il Distretto – di scongiurare l’intenzione di ritagliare un’area di sosta per i Tir fra Coldrerio e Balerna.

Questa regione non può neppure continuare a pagare pegno davanti a casi di inquinamento che hanno segnato profondamente il territorio, come la contaminazione dei Pozzi Polenta (del 2008) e Prà Tiro (del 2020). In entrambi i casi, infatti, i reati sono caduti in prescrizione e le istituzioni come la cittadinanza non hanno avuto giustizia né dato un nome ai responsabili. Non da ultimo, non si può perdere il treno dei poli di sviluppo economico. Non dopo aver rilanciato il Pian Faloppia e prospettato la possibilità di rafforzare il triangolo economico regionale.