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Il Ps ritrovi la bussola perché tutti siano rappresentati

Il trend negativo socialista non fa bene a nessuno, e i socialisti hanno il compito di invertire la rotta. Con, però, un’autocritica sincera e trasparente

In sintesi:
  • Il rischio di lasciare le fasce più fragili senza una voce politica è grande
  • Va bene il rodaggio dell'area rossoverde, ma il problema dei premi di cassa malati è ora
  • Uscire dalla logica del sussidio come unica azione politica per cambiare il sistema
E in fretta
(Ti-Press)
28 ottobre 2023
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Prima il Ps invertirà il trend negativo che ha costellato di segni meno le ultime tornate elettorali, prima a beneficiarne non sarà solo l’area rossoverde ma la società nel suo insieme, sempre più disincantata quando confronta i propri problemi con le beghe politiche di cui si farebbe volentieri a meno.

La perdita di velocità dei socialisti – che in questo anno elettorale si è tradotta in un calo nei seggi in Gran Consiglio e in un ballottaggio per il Consiglio degli Stati che non vedrà partecipare il proprio candidato perché preceduto dalla verde Greta Gysin – non si limita però alla rappresentanza parlamentare. Il grande problema con cui è confrontato il Ps è la crescente difficoltà nell’essere ancora interpretato come portavoce e referente delle fasce più deboli della popolazione. Persone fragili che, senza una sicura e forte vicinanza da parte della sinistra, finiscono nella scheda senza intestazione, nell’astensione e, peggio, nell’allontanarsi sempre di più dalla politica. In un momento difficile come questo, dove la politica gode già di scarsa credibilità, occorre tutto tranne che un’ulteriore frattura tra la sinistra e quelle categorie che dovrebbe rappresentare.

Al Partito socialista serve il coraggio di fare l’elenco degli errori commessi in questi mesi e di svolgere una seria, serissima autocritica al proprio interno. Perché qualcosa evidentemente non ha funzionato, e non si può ridurre in maniera semplicistica il tutto al fatto che l’area rossoverde è fresca di battesimo e quindi serve un rodaggio: l’aumento dei premi di cassa malati del 20% in due anni è qui adesso, e se una manifestazione convocata dalla sinistra unita porta in un assolato sabato pomeriggio solo 400 persone in piazza c’è un allarme che deve suonare fortissimo. Chi non ha avuto sufficiente motivazione per partecipare al corteo non percepisce dalla sinistra una tutela e una difesa della propria condizione, ma soprattutto non la reputa capace di incidere al punto di migliorarla.

È giusto che la sinistra si batta per mantenere i sussidi di cassa malati alle 6’400 persone che, dal prossimo anno, rischiano di perderli. È il suo ruolo. Però la stessa sinistra non dovrebbe più girarsi dall’altra parte quando dal centrodestra si fa forte l’esigenza di uscire dalla logica del sussidio come unica azione politica possibile, bensì andare da quelle stesse persone che vuole difendere per dire loro che va creato un sistema dove quel sussidio non gli serva più perché ha un salario, e quindi un datore di lavoro, che permette loro di vivere con serenità. La speranza di una persona non è limitata al farsi proteggere e tutelare a tempo indeterminato, ma essere messa nella condizione di costruire e condurre la propria esistenza seguendo le proprie legittime aspirazioni.

Un Ps sempre più minoritario non serve a nessuno perché da un lato non dà speranza di riscatto a chi vuole tutelare, dall’altro porta la destra a non avere un confronto con una parte importante della società che, nonostante parole che a volte rasentano la comicità, non può né vuole rappresentare. Una parte della società che però è rischiosissimo rimanga senza rappresentanza, senza voce.

Per arrivare a questo, il Partito socialista deve guardare al proprio interno con sincerità e trasparenza. La copresidente Laura Riget, nell’intervista a noi concessa, è stata chiara: ‘Meno slogan e più rivendicazioni concrete’. Negli ultimi tempi le chiacchiere hanno prevalso sulla vera volontà di riscatto. Un’inversione di rotta si fa sempre più pressante.

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