laR+ IL COMMENTO

Gli Sgarbi quotidiani

Il critico d’arte italiano e le battute sessiste al Maxxi di Roma

In sintesi:
  • Quella volta a Bissone
  • La sfuriata contro Giovanna Masoni Brenni
  • Il ‘sorpasso’ sulla A2
6 luglio 2023
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Lo scorso 12 giugno, quando lasciò questa valle di lacrime, Silvio Berlusconi non rese orfani solo i suoi cinque figli ma anche la caleidoscopica pletora di personaggi del piccolo schermo, cresciuti grazie al suo indubbio talento di magnate televisivo. Tra questi spicca il critico d’arte Vittorio Sgarbi, diventato famoso come ospite al Maurizio Costanzo Show, dando prova di una loquacità molto meno ingessata di quella della Rai di allora. Su Canale 5 uno Sgarbi privo di freni alzava gli ascolti, così come il forzaitaliota ex comunista Giuliano Ferrara, contrapponendosi sapientemente alla tv delle buone maniere di un Sergio Zavoli o di un Enzo Biagi. Vittorio Sgarbi, raggiunto il successo e una notorietà che ne hanno fatto un “prezzemolino” ormai irrinunciabile anche sulla Rai e su La7, quando si vuole per ragioni di audience che salgano i toni, ogni tanto si fa prendere la mano in maniera imperdonabile. È successo, di recente, al Maxxi di Roma, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

Invitato insieme a un suo sodale, il cantautore Morgan, ha condiviso con quest’ultimo una sequela di battute sessiste che ha divertito, a quanto pare, un pubblico compiacente, ma non le dipendenti del Maxxi, che hanno reso pubblica la faccenda, con una lettera indignata al presidente del museo. Il quale, tra l’altro, era presente alla performance del duo Sgarbi-Morgan, ma non ha mosso un dito per interromperla. Tardivamente, come ha fatto il ministro italiano della Cultura, della quale per di più Sgarbi è sottosegretario, il presidente si è scusato. Ma al nostro non succederà nulla. Manterrà il suo incarico di governo e continuerà a imperversare sulle reti televisive, che lo hanno reso ricco a milioni. Eppure, a detta degli esperti, è un “sublime critico d’arte” e lo ha sovente dimostrato impegnandosi, con quella irruente vis polemica che è un tratto distintivo del suo carattere, in battaglie a difesa della cultura. Oltre a essere un esperto studioso del Caravaggio, di cui ha curato mostre e sul quale ha pubblicato libri.

Chi scrive ha incontrato Vittorio Sgarbi a Bissone, dove era stato invitato per dire la sua su di una variante dei pannelli fonoassorbenti, previsti per tutelare la popolazione dal rumore dell’autostrada. Il critico d’arte bocciò entrambi i progetti per motivi paesaggistici e, a chi gli chiese quale fosse la sua ricetta contro l’inquinamento fonico, rispose alla Sgarbi: “Tappi nelle orecchie e non rompere i c…”. Insomma, ogni tanto gli parte l’embolo, come si suol dire, e si scatena, proprio come quando in tv dà della “capra” a chi lo contraddice. Sempre nei suoi rapporti con il Ticino va ricordata una sua sfuriata contro Giovanna Masoni Brenni, al tempo vicesindaco di Lugano, sull’origine dell’opera “La bella principessa” di Leonardo. Nell’agosto dell’anno scorso, fermato sulla A2 dalla Stradale, per aver saltato la coda delle auto ferme in colonna, indossò i panni del “lei non sa chi sono io”, per poi prendersela con Norman Gobbi, dandogli del “personaggio pittoresco”. A sistemare, una volta tanto Sgarbi fu, nel 2016, un equipaggio di Swiss, sul volo Milano-Ginevra: al critico venne impedito di usare la toilette di prima classe, visto che viaggiava in Economy, e obbligato a rimanere seduto per le sue intemperanze. Lui, non smentendosi, diede agli svizzeri dei “nazisti”.

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