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La fatica di essere giovani e i costi sociali

In una realtà come quella di Chiasso e del Mendrisiotto i bisogni non mancano e i progetti urgono. Ma le finanze tarpano anche le speranze

In sintesi:
  • A preoccupare è il destino di ragazze e ragazzi con dipendenze o in ambienti familiari difficili
  • Varie le modalità d'approccio messe in campo
  • Le idee ci sono, ma mancano i soldi
Tra urgenze e disponibilità
(Ti-Press)
12 luglio 2023
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La realtà di Chiasso è piccola. Ma alcuni problemi di questa cittadina di confine, visti da vicino, appaiono grandi. Soprattutto per le sole istituzioni locali. A tal punto da preoccupare da tempo l’autorità comunale. A dare da pensare, infatti, è il destino di ragazze e ragazzi ‘prigionieri’ di un ambiente familiare difficile o di una dipendenza. La tematica è complessa, ma in questi anni il Comune non si è mai sottratto alle sue responsabilità, sebbene si ritrovi alle prese anche con altri nodi da sciogliere. Il filo conduttore di una azione politica che ha ricercato e sperimentato anche alleanze nel Distretto è, da sempre, del resto, la prossimità. In effetti, tanto gli agenti della Polizia comunale che gli operatori sociali ne hanno fatto una parola d’ordine nell’avvicinare i giovani.

Le modalità di approccio messe in campo, non a caso, sono state diverse, proprio per affrontare la problematica da più punti di vista. Così ci si è tuffati in progetti in grado di rispondere all’assenteismo scolastico. E si è indagata la via per agganciare ragazze e ragazzi in difficoltà, nel tentativo di intercettare per tempo le problematiche che potrebbero sfociare in un vero e proprio disagio sociale. Rientrano, infatti, in questo solco l’attività del Gruppo visione giovani della polizia, il lavoro sul territorio del Servizio operatori di prossimità – tornato di recente nelle mani dei Comuni e a valenza regionale – e, allo stesso tempo, l’operato di Ingrado-Servizi per le dipendenze, con cui la cittadina ha appena rinnovato l’accordo per consolidare l’attenzione verso i fenomeni legati alla tossicodipendenza, le marginalità e le situazioni di vulnerabilità.

Un’esperienza, quest’ultima, avviata nel 2019 e che solo l’anno scorso è venuta in contatto con oltre una settantina di persone. Alzate, quindi, le antenne sul contesto sociale, tutti gli sforzi si propongono di ‘ridurre il danno’. E già questo non è poco. Anche se i bisogni sono tanti e quanto mai reali. È dalle stesse famiglie – le madri in primo luogo – che, in questi mesi, è salita, in effetti, una vera e propria richiesta di aiuto. Oggi più di ieri si sente l’urgenza di ricevere delle risposte e di trovare delle soluzioni a particolari condizioni. Risposte e soluzioni che non sembrano essere, però, dietro l’angolo.

Il progetto, di fatto, c’è. E a ispirarlo sono state appunto tre mamme, che hanno dato voce alla necessità di poter contare anche in Ticino su una struttura protetta in grado di accogliere giovani alle prese con problemi di dipendenze o situazioni familiari al limite della tossicità. Una opportunità a favore della quale una parte dei Comuni del Mendrisiotto sarebbe già pronta a metterci la firma. Certo l’impegno finanziario non sarebbe indifferente (e d’altro canto le politiche attuate sin qui hanno rappresentato uno sforzo importante per gli enti locali).

Oggi l’onere dell’investimento rappresenta, però, un ostacolo; lo è almeno per il Cantone, che ha già espresso parere negativo sul progetto. La strategia cantonale va da un’altra parte, punta sull’ampliamento della Clinica psichiatrica cantonale e sul futuro Centro educativo chiuso per minorenni di Arbedo-Castione. Per le fautrici, accompagnate nel loro percorso dai Servizi sociali di Chiasso, è stato comunque un duro colpo al cuore. A maggior ragione perché nella realtà chiassese gli addetti ai lavori hanno colto la validità dell’iniziativa. A fare male è la consapevolezza che in futuro, con i tagli in atto, difficilmente si troverà un posticino nei bilanci del Cantone, anche solo per le speranze.

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