laR+ IL COMMENTO

I magistrati e i ragionieri

La relazione del presidente del Tribunale d'appello e le misure di risparmio. Cercansi interlocutori politici che non siano solo dei contabili

In sintesi:
  • Senza adeguati mezzi e risorse umane è assai difficile avere una giustizia che sia giusta e celere
  • Se non c'è una visione sul futuro di servizi pubblici essenziali, i tagli generano inefficienza
  • Il ruolo importante della commissione ‘Giustizia e diritti' del Gran Consiglio
Tra modifiche legislative, prospettati tagli e opere incompiute
(Ti-Press)
6 giugno 2023
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Seppur con il necessario tatto istituzionale che il ruolo, quello di giudice, e la circostanza, ovvero la cerimonia per l’apertura di un anno giudiziario, impongono, il presidente del Tribunale d’appello ha parlato chiaro ieri a Lugano a proposito dei tagli che si prospettano per agguantare il pareggio dei conti del Cantone nel 2025. Damiano Bozzini si è rivolto alla politica, chiamata ad assicurare le condizioni quadro affinché la magistratura possa operare nel migliore dei modi. Ha così invitato Consiglio di Stato e parlamento a valutare con la massima attenzione le conseguenze delle misure di risparmio che potrebbero colpire la magistratura. E messo in guardia dagli effetti nefasti per cittadini e imprese di un sistema giudiziario depotenziato in termini di mezzi e di risorse umane, considerando il fatto che nei palazzi di giustizia non lavorano solo giudici e procuratori, ma anche cancellieri giuristi e personale amministrativo. E se mancano mezzi e risorse umane è piuttosto difficile avere una giustizia che sia giusta e celere. Soprattutto, per citare ancora la relazione del responsabile della massima autorità giudiziaria ticinese, in un contesto di “accresciuta” conflittualità sociale, con conseguente incremento delle vertenze che finiscono sotto la lente dei magistrati. Senza dimenticare le tutt’altro che rare modifiche legislative che, decise a Berna, si traducono in ulteriori compiti per procuratori, giudici e rispettivi collaboratori.

All’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023-2024 il presidente del Tribunale d’appello si è rivolto alla politica, nella speranza di trovare interlocutori che non siano solo dei ragionieri, che non si limitino a fare operazioni meramente contabili per dar seguito al decreto Morisoli, che sta pesantemente condizionando la progettualità di questo cantone. Del resto la richiesta del giudice a governo e Gran Consiglio di verificare in maniera approfondita, nel confezionare il prossimo Preventivo, l’impatto dei risparmi sull’azione del potere giudiziario potrebbe valere per altri settori dello Stato, come quelli della formazione, della mobilità, della sanità o della socialità. È legittimo ambire all’equilibrio delle finanze pubbliche, ma nel contempo occorre avere una visione, che al momento la politica ticinese in generale non ha, sul futuro di servizi pubblici essenziali. Per finire quale Stato vogliamo? Come riusciamo a garantirne il funzionamento con meno risorse? Se non si risponde a queste domande, si naviga a vista. Con il forte rischio di tagliare a vanvera. E cagionare così inefficienza, anziché generare efficienza. Basti pensare, restando al potere giudiziario, alla precedente manovra di rientro, quella del 2016, quando Consiglio di Stato e parlamento, sordi alle rimostranze del Consiglio della magistratura, alleggerirono l’organico dell’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi, salvo poi, pochi anni dopo, reintrodurre il quarto giudice di garanzia.

Quale giustizia vogliamo? È il quesito di fondo che il presidente del Tribunale d’appello sembra porre alla politica alla luce dei prospettati risparmi. E delle opere incompiute: fra cui la logistica e il progetto ‘Giustizia 2018’. Interlocutrice (politica) del potere giudiziario dovrebbe essere anzitutto la commissione ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio. La quale dovrebbe dialogare, periodicamente, con il Consiglio della magistratura. E approvare finalmente piccole ma importanti riforme, per giunta a costo zero: come l’attribuzione di competenze decisionali ai segretari giudiziari della Procura in materia di procedimenti contravvenzionali. Appunto: quale giustizia vogliamo?

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